Moda e Stile

“Uno è di Zara e l’altro di H&M, sono della stessa taglia ma la differenza è abissale”. Il tweet è virale e riapre il dibattito sulle misure delle taglie

Come è possibile che la stessa taglia possa avere misure così differenti? Ebbene, come già vi spiegammo nel precedente articolo, questo succede perché non esistono taglie universalmente codificate

di Ilaria Mauri

E’ passato quasi un anno da quando noi di FqMagazine vi abbiamo parlato per la prima volta il delicato tema delle misure delle taglie, approfondendo le logiche che vi stanno dietro e le conseguenze che comportano a livello psicologico. Ebbene, a distanza di mesi, a riaccendere i riflettori sulla questione è il post di una ragazza, Sara, che nelle scorse ore ha pubblicato su Twitter un’immagine eloquente. Nella foto ci sono due top neri, uno accanto all’altro: stessa taglia, stesso modello, anche il tessuto sembra apparentemente il medesimo. Eppure uno è quasi la metà dell’altro. “La differenza tra una L di H&M e una L di Zara, ok“, scrive l’utente a commento dello scatto. Effettivamente, basta ingrandire la foto e dare un’occhiata alle etichette per averne conferma. E nelle decine di commenti al post gli utenti raccontano episodi tutti dello stesso tenore: “Una volta sono andata lì per comprare dei banalissimi jeans neri skinny a vita alta. Di solito ho la 36 un po’ ovunque là non mi andava su la 44”; “Da H&M prendo la M mentre da Zara non entro in niente”; “Anche io ho provato gli stessi pantaloni da Zara ed H&M e la differenza di misura era abissale“.

Come è possibile che la stessa taglia possa avere misure così differenti? Ebbene, come già vi spiegammo nel precedente articolo, questo succede perché non esistono taglie universalmente codificate. Molto probabilmente tutti noi abbiamo potuto constatare che, con certi brand, indossiamo una determinata taglia mentre, con altri, un’altra ancora. Un fenomeno arrivato all’esasperazione in questi ultimi mesi, come testimoniano i tantissimi post che si trovano sui social (Twitter e TikTok in primis) sotto l’hashtag “#Zarasizing”. Parliamo di migliaia di foto e video girati spesso nei camerini di Zara – noto brand del fast fashion, coinvolto in primis nella questione – con persone di ogni genere ed età che mostrano come non riescono ad entrare in pantaloni, gonne e abiti perché le taglie indicate sui cartellini dei capi siano striminzite e distanti dalla realtà. Poi magari vanno dal brand concorrente, per lo più H&M come nel caso di Sara, e trovano gli stessi identici vestiti, della stessa taglia, ma con misure più calzanti. Proprio perché alla base dei centimetri di tessuto assegnati ad ogni taglia di ogni capo ci sono le decisioni arbitrarie degli stessi marchi, che stabiliscono periodicamente quanti centimetri assegnare ad ogni taglia. Per lo più in base a logiche di marketing ed economiche.

Complice la crisi indotta prima dalla pandemia di Covid e poi dalla guerra in Ucraina, alcuni colossi del fast fashion hanno iniziato infatti a rimpicciolire sempre di più le misure dei capi: tagliando anche solo pochi millimetri di tessuto da ognuno dei milioni di vestiti prodotti quotidianamente, possono risparmiare migliaia di metri. E quindi di soldi. Da qui le differenze che molti clienti riscontrano rispetto a capi dello stesso marchio acquistati anche solo un anno prima. Come il caso di un’altra ragazza che commentando il post sopra ha raccontato: “L’anno scorso comprai da Zara un pantalone taglia S che tutt’ora uso. Ho ricomprato lo stesso pantalone online, semplicemente di un colore diverso, della stessa taglia. Signori miei non sale oltre la coscia”. Un sistema, questo, che può arrivare indurre in certi casi anche patologie quali i disturbi alimentari, l’autolesionismo e la depressione. Per questo il consiglio è di approcciarsi allo shopping sempre con consapevolezza: ricordate, non siete mai voi ad essere sbagliati per un vestito, ma è quel vestito ad essere sbagliato.

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