Quando Francesco Cossiga lasciò il Quirinale ricevette un telegramma che diceva: “Sarai sempre il mio presidente“. Un messaggio di sostegno tra i tanti che saranno arrivati all’ex capo dello Stato in quel momento complicato. Solo che quel telegramma era stato inviato da un personaggio particolare: Paolo Bellini. Ex terrorista nero nei ranghi di Avanguardia nazionale, pilota di aerei e trafficante di opere d’arte con la falsa identità di Roberto da Silva, killer della ‘ndrangheta ma pure sedicente infiltrato in Cosa nostra per conto dei carabinieri, Bellini era evidentemente un sostenitore del “Picconatore“. Oggi quella vicenda del telegramma inviato a Cossiga, raccontata nella sentenza che ha condannato in primo grado l’ex estremista di destra per la strage di Bologna, può essere un elemento utile a spiegare l’origine della cosiddetta “pista palestinese“. Di cosa si tratta? In estrema sintesi la ricostruzione è questa: a piazzare la bomba alla stazione sarebbero stati i guerriglieri del Fronte popolare per la liberazione della Palestina. Lo avrebbero fatto per vendicarsi dell’arresto di un loro militante, Abu Anzeh Saleh, che era stato fermato proprio a Bologna il 13 novembre 1979, nove mesi prima della strage di 85 persone innocenti.

Questa ricostruzione è da sempre la tesi prevalente della destra, utile soprattutto perché esclude le responsabilità neofasciste, sancite da sentenze definitive. E infatti molti ex camerati hanno subito pensato alla pista palestinese quando Marcello De Angelis ha sostenuto pubblicamente di essere certo dell’innocenza di Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, i tre esponenti dei Nuclei armati rivoluzionari, condannati per la bomba alla stazione. Una certezza che è diventata semplice “dubbioquando, dopo due giorni di polemiche, De Angelis è stato costretto a scusarsi, ricordando però che le sue medesime perplessità su Bologna sono state alimentate negli anni “dagli interventi autorevoli di alte cariche dello Stato come Francesco Cossiga“. In effetti è vero: l’ipotesi della pista palestinese acquisisce vigore grazie all’ex presidente della Repubblica. Dopo quattro decenni d’indagini e processi, però, possiamo dire che accollare la bomba del 2 agosto 1980 ai palestinesi è un errore o forse addirittura un depistaggio, uno dei tanti organizzati per insabbiare la verità sulla strage. Ma come è nata quella pista? Perché era fasulla? E per quale motivo Cossiga la sostenne pubblicamente?

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