“Intendo scusarmi con quelli – e sono tanti, a partire dalle persone a me più vicine – a cui ho provocato disagi, trascinandoli in una situazione che ha assunto dimensioni per me inimmaginabili. Ho servito e rappresentato le istituzioni democratiche per anni e ne ho il massimo rispetto, così come per tutte le cariche dello Stato, che da parlamentare ho contributo ad eleggere e che oggi sostengo come cittadino elettore. Fra queste e prima di tutte, la Presidenza della nostra Repubblica. In merito alla più che quarantennale ricerca della verità sulla strage di Bologna, l’unica mia certezza è il dubbio“. Con un nuovo post su Facebook Marcello De Angelis, capo della comunicazione della Regione Lazio, fa parziale marcia indietro rispetto al polverone sollevato dalle sue affermazioni dei giorni scorsi sullo stesso social, in cui ha negato le responsabilità neofasciste nella strage del 2 agosto 1980 (85 morti e oltre duecento feriti), scrivendo di avere la “certezza” dell’estraneità di Francesca Mambro, Giusva Fioravanti e Luigi Ciavardini, i tre terroristi neri condannati in via definitiva per l’attentato. E accusando di menzogne le cariche istituzionali che hanno ricordato la verità giudiziaria in occasione del 43esimo anniversario, a partire dal capo dello Stato Sergio Mattarella. “Negli ultimi giorni ho espresso delle riflessioni personali sul mio profilo social, che sono invece diventate oggetto di una polemica che ha coinvolto tutti. Ho il dovere di fare chiarezza su affermazioni che possono essere fraintese per l’enfasi di un testo non ponderato, ma scritto di getto sulla spinta di una sofferenza interiore che non passa ed è stata rinfocolata in questi mesi”, scrive.

Subito dopo, però, va all’attacco: “I colleghi giornalisti che quotidianamente e pubblicamente mi definiscono un ex terrorista – pur nella consapevolezza del fatto che non sono mai stato condannato per nessun atto criminale o gesto di violenza – infangano il mio onore e mi negano la dignità di una intera vita. Perché un terrorista è una persona schifosa e vile”. In realtà De Angelis, già militante di Terza posizione – una delle organizzazioni eversive neofasciste attive negli anni di piombo – è stato condannato in via definitiva nel 1989 a cinque anni di reclusione per associazione sovversiva e banda armata, scontandone tre. Molti ex membri di Terza posizione passeranno alla lotta armata unendosi ai Nar, i Nuclei armati rivoluzionari a cui appartenevano Mambro, Fioravanti e Ciavardini: quest’ultimo è il cognato di De Angelis, avendo sposato sua sorella germana. Nei Nar militava anche il fratello maggiore, Nazareno detto Nanni, morto in carcere nel 1980 in circostanze considerate dalla famiglia poco chiare: sei anni dopo il decesso, nel 1986, proprio Nanni fu indicato dal “mostro del Circeo” Angelo Izzo come uno degli esecutori materiali della strage di Bologna, accusa da cui fu del tutto scagionato. “Questo episodio mi ha certamente portato ad assumere un atteggiamento guardingo nei confronti del modo in cui sono state condotte le indagini”, scrive ora il funzionario della Regione Lazio. “Esprimo quindi dubbi, così come molti hanno espresso dubbi sulla sentenza definitiva contro Adriano Sofri senza per questo essere considerati dei depistatori o delle persone che volessero mancare di rispetto ai familiari del commissario Calabresi”, aggiunge.

De Angelis ricorda come il dubbio sulla verità giudiziaria sulla strage sia stato “alimentato negli anni dagli interventi autorevoli di alte cariche dello Stato come Francesco Cossiga (ex presidente della Repubblica, ndr) e magistrati come il giudice Priore (Rosario, magistrato antiterrorismo in pensione, ndr) e da decine di giornalisti, avvocati e personalità di tutto rispetto che hanno persino animato comitati come “E se fossero innocenti?””. Pur premettendo di avere “il massimo rispetto” per la magistratura e per le vittime degli anni di piombo, l’ex militante di Terza posizione scrive di ritenere “che tutti abbiano diritto a una verità più completa possibile su molte vicende ancora non del tutto svelate. Ho appreso che l’attuale governo, completando un percorso avviato dai governi precedenti, ha desecretato gli atti riguardanti il tragico periodo nel quale si colloca la strage del 2 agosto 1980: mi auguro che l’attento esame dei documenti oggi a disposizione permetta di confermare, completare e arricchire le sentenze già emesse o anche fare luce su aspetti che, a detta di tutti, restano ancora oscuri“, aggiunge. E conclude: “Ribadisco le mie profonde scuse nei confronti di chi io possa aver anche solo turbato esprimendo le mie opinioni. Anche se rimane un mio diritto, prima di scrivere e parlare bisogna riflettere sulle conseguenze che il proprio agire può avere sugli altri. Viviamo per fortuna in una società civile in cui il rispetto degli altri deve essere tenuto in conto almeno quanto la rivendicazione dei propri diritti”.

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