“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti” – pensiero di Antonio Gramsci

Sono anni che scrivo di femminicidi e stupri, commessi da individui, impropriamente chiamati uomini. E lo ribadisco con forza, sono miserabili e spregevoli esseri umani, che in modo subdolo e strisciante si intrufolano nel cuore delle donne, per poi soggiogarle sino ad annullare la personalità. E, quando non riescono a “vincere”, uccidono o stuprano con inaudita violenza.

A tal proposito rimembro la vicenda narrata nei Beati Paoli, dove la fanciulla Violante destinata contro il suo volere a sposare il giovane duca Della Motta si rifiutò di concedersi la notte stessa delle nozze; ferito nell’amor di maschio egli premeditò lo stupro non solo della neo sposa ma anche di un’altra donna che aveva rifiutato le avances: Donna Gabriella. Trasse in inganno le due donne e le attirò in un tranello; mentre stava compiendo l’insano gesto, fu assassinato da Donna Gabriella con una pugnalata. Un raro esempio di giustizia immediata e risolutiva. L’episodio si sarebbe verificato intorno il 1720 a Palermo.

Non so se il narrato sia veritiero o romanzato, l’ho voluto citare per far comprendere che l’arcaico convincimento d’esser i padroni della donna ormai è cosa ampiamente accertata. Quante volte abbiamo letto o sentito “sarai mia e di nessun altro!” E, fin quando nella mente di alcuni cosiddetti uomini aleggia siffatto mostruoso pensiero, ahimè, assisteremo ad altri femminicidi. Non voglio tediare se affermo che la mia non è pietà cristiana, ma un sincero dolore che mi rattrista, registrando l’indifferenza non solo delle istituzioni ma dell’intera comunità, che presto dimentica.

Il femminicidio di Iris Setti commesso a Rovereto (TN) poteva e doveva essere evitato. Si ipotizza che il movente del delitto sia ascrivibile a tentata rapina e non a violenza sessuale. L’energumeno autore del delitto era ben noto per la sua indole violenta. Ed ora faccio una riflessione, che tanti di noi han vissuto. Nel periodo della gravidanza della propria moglie o compagna, ognuno di noi sa benissimo come si vive la dolce attesa; l’attesa rappresenta la bellezza infinita, la dolcezza indescrivibile condivisa giorno dopo giorno nel veder crescere il pancione per poi ascoltare i calci o i battiti del nascituro.

In quei mesi di gestazione la donna diventa divinamente bella, dove la femminilità viene mostrata in tutto il suo splendore. Che stupendi e indimenticabili momenti, ove ansie e paure non scalfiscono la gioia: si vive gioiosamente per cogliere il frutto dell’amore. Invero, la brutalità commessa da Alessandro Impagniatello, uccidendo Giulia Tramontano e Thiago, rappresenta la mostruosità dell’essere umano. L’indifferenza si manifesta anche tentando di far passare l’omicida come persona affetta da chissà quale disturbo psichico. Mi spiace, salvo rari casi di comprovata infermità mentale, la pena dovrebbe essere esemplare ed espiata per intero senza sconti.

E per favore, non menatela con l’ipotesi che nell’atto di compiere il delitto non era in grado di intendere e di volere. Sovente compiono femminicidi in modo lucido e persino premeditato. Come spesso accade, a ogni femminicidio si grida a leggi speciali. Purtroppo il femminicidio, ahimè, è un problema serio e preoccupante che nasce nella mente bacata e maschilista di alcuni individui. E quello che fa più male e l’indifferenza, o peggio, addossare alla donna “le colpe”. Il femminicidio e lo stupro hanno un filo conduttore, ovvero la sopraffazione della donna.

Ribadisco ulteriormente che gli ominicchi che commettono femminicidi sono la peggior specie di esseri umani e non sono affatto malati; sono semplicemente l’espressione plastica della cattiveria. Non accettano i no e si sentono feriti, umiliati, offesi e disarmati dal potere e, quindi, reagiscono con violenza. Mi rivolgo alle donne: non esitate a denunciare o confidarvi quando qualcuno vi minaccia. Non abbiate paura, agite subito ai primi avvisagli di violenza; non minimizzate le violenze orali, giacché spesso sono prodromi di violenza materiale. Talvolta, come ho detto in passato, le parole uccidono più di una lupara e quindi disarmiamola questa lupara, con la denuncia. In cuor mio mi auguro che nessun altra donna venga uccisa.

Mi spiace Iris Setti, nessuno di noi ti ha salvato: siamo tutti diversamente “complici”, mediante la nostra diffusa indifferenza.

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