Non solo Marcello De Angelis, portavoce della Regione Lazio che si è schierato su Facebook in difesa dei condannati della strage di Bologna, non fa passi indietro o rettifiche, ma anzi rivendica e si dice pronto alle conseguenze. E mentre le opposizioni chiedono le sue dimissioni e l’intervento della premier Giorgia Meloni, la destra tace. Solo in serata interviene il presidente del Lazio, Francesco Rocca, che dice che valuterà le dichiarazioni fatte a titolo personale dal suo portavoce “mosso da una storia familiare che lo ha segnato profondamente”. A riaprire le polemiche in mattinata è stato lo stesso De Angelis che, di fronte alle critiche di Anpi e Associazione famigliari delle vittime, ha deciso di pubblicare un nuovo post che conferma il precedente. E nega la verità giudiziaria, ribadita pochi giorni fa dallo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Ho detto quello che penso senza timore delle conseguenze“, si legge. “Se dovrò pagare per questo e andare sul rogo come Giordano Bruno per aver violato il dogma, ne sono orgoglioso“. De Angelis si dice quindi “orgoglioso” di non credere alle responsabilità dei tre terroristi neri dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari) Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini nella strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, nonostante le condanne definitive (come stabilito dall sentenza della Cassazione a Sezioni unite): “So per certo che con la strage di Bologna non c’entrano nulla”, ha sostenuto. E ancora: “Non è un’opinione: io lo so con assoluta certezza. E in realtà lo sanno tutti: giornalisti, magistrati e cariche istituzionali“. E se io dico la verità, loro, ahimè, mentono”.

Contro le sue parole si è espresso in modo durissimo il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini: “Ignobile e bugiardo. Venga a dirle a Bologna queste cose. Guardando negli occhi i famigliari delle vittime della strage fascista del due agosto”, ha scritto. A lui si è associato la segretaria dem Elly Schlein: “Sono parole ignobili” e servono “dimissioni immediate”. “Se non riescono a farlo i vertici della Regione Lazio sia la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a prendere provvedimenti immediati. È grave che Meloni il giorno della commemorazione non sia riuscita a dire che quella di Bologna sia stata una strage neofascista, sarebbe gravissimo se continuasse a permettere ai suoi sodali di stravolgere la verità processuale. Ponga fine, una volta per tutte, a questa scellerata aggressione alla storia”. Per i 5 stelle ha parlato il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri: “È inaccettabile. A nome del M5s mi domando per quanto ancora Rocca e Meloni resteranno in silenzio, visto anche l’attacco di De Angelis al Presidente Mattarella. E come dovremmo interpretare il silenzio imbarazzante della presidente della commissione antimafia? Mi stupisce che l’onorevole Colosimo non abbia nulla da dire su ciò che è successo e soprattutto che non si leggano dichiarazioni in merito da parte di nessun esponente di FdI o della maggioranza”. Nonostante le sollecitazioni, il centrodestra non ha ancora fatto alcun commento. L’unico a esporsi in rete è stato l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. Che ha deciso di sostenere De Angelis: “Il coraggio di Marcello”, ha scritto su Facebook ricondividendo il post del portavoce. Nessuna condanna.

Il nuovo post: “Ho diritto di esprimere la mia opinione” – De Angelis, 63 anni, è stato nominato capo della comunicazione regionale a maggio scorso dal governatore Francesco Rocca (FdI), tra le polemiche per il suo passato controverso. Cognato di Ciavardini – che ha sposato sua sorella Germana – lui stesso ha infatti un passato da militante in un movimento neofascista eversivo, Terza Posizione: è anche stato rinchiuso per sei mesi in un carcere di massima sicurezza inglese. In seguito è stato deputato e senatore – con Alleanza nazionale e il Popolo delle libertà – e direttore del mensile della destra sociale Area e del Secolo d’Italia. Suo fratello Nazzareno, detto Nanni, è morto in carcere a Rebibbia nel 1980, in circostanze poco chiare. E proprio a questa vicenda il portavoce di Rocca si rifà per giustificare le sue posizioni sulla strage: “Come ogni libero cittadino di questa Nazione, ho esercitato il diritto di esprimere la mia opinione su un evento solstiziale della nostra storia, fondata su decenni di inchiesta svolta come giornalista e parlamentare. E certo, non lo nego, animato dalla passione di chi ha avuto un fratello morto, vittima di uno degli accertati depistaggi orditi per impedire l’accertamento della verità, con l’utilizzo della falsa testimonianza del massacratore del Circeo Angelo Izzo. E quindi con il diritto personale e familiare di chiedere di approfondire ogni analisi finché non sia dissipato qualunque dubbio”.

Le opposizioni in Regione: “Si dimetta o venga dimesso” – Le opposizioni in Regione chiedono in coro le dimissioni. “Quanto scritto da Marcello De Angelis, che oggi non è un semplice cittadino ma è portavoce della comunicazione istituzionale della Regione Lazio, sul proprio profilo Facebook è grave e inaccettabile. Un tentativo di riscrivere la storia della strage di Bologna nonostante una verità giudiziaria scritta nero su bianco. Chiediamo al presidente Rocca di prendere le distanze e a De Angelis di fare un passo indietro: chi scrive certe cose non può guidare la comunicazione della nostra Regione”, scrive il Pd laziale in una nota firmata dal segretario Daniele Leodori e dal capogruppo in Consiglio regionale Mario Ciarla. Per il gruppo del Movimento 5 stelle alla Pisana, “le parole di Marcello De Angelis sono inaccettabili. Negare la matrice neofascista della strage di Bologna e una verità giudiziaria che diverse sentenze hanno appurato è già di per sé grave, diventa gravissimo quando a scrivere tali affermazioni è il portavoce del presidente della Regione Lazio. Ci aspettiamo che il Presidente Rocca prenda le distanze e rimuova De Angelis dal suo incarico”. “Le dichiarazioni del responsabile della comunicazione della Regione Lazio, nominato dal presidente Rocca, alzano il tiro sulla chiara strada intrapresa dal governo di estrema destra Meloni: quella del revisionismo storico, ora anche revisionismo giudiziario“, attacca invece la segreteria di Sinistra italiana Lazio. Questo episodio non deve nella maniera più assoluta passare senza conseguenze. La destra al governo non può essere un lasciapassare per cambiare il Dna della nostra storia e perché personaggi rigenerati e ripuliti possano in libertà fare delle affermazioni che sconfessano il difficile e sanguinoso percorso del superamento dei periodi più bui del nostro Paese. Se il De Angelis ha verità nascoste si rechi in Procura e le esponga. Ma contestualmente si dimetta o venga dimesso dal ruolo riservatogli in un’istituzione pubblica”, prosegue il comunicato.

Pd e Verdi-Sinistra: “Meloni non può tacere” – Al momento, invece, nessuna reazione si registra dalla maggioranza di centrodestra. E a stigmatizzare il silenzio ci pensa il Pd nazionale, con una nota di Sandro Ruotolo (Responsabile informazione e membro della segreteria nazionale) e del deputato bolognese Andrea De Maria: “Le dichiarazioni di Marcello De Angelis sulla strage del 2 agosto sono di straordinaria gravità, per il ruolo che ricopre in una istituzione così importante. Non siamo più di fronte a comunicati sulla strage alla stazione di Bologna che dimenticano” di ricordare il suo carattere neofascista, accertato con sentenza definitiva. Ma a molto di più. Il presidente della Regione Lazio non può tacere. E non può tacere il suo partito, Fratelli d’Italia. E non può tacere Giorgia Meloni. Prima di tutto per rispetto alle vittime ed ai loro familiari. E poi per una evidente questione di responsabilità istituzionale e di affidabilità democratica”, scrivono. “Ci preoccupa molto il silenzio di Meloni: non può stare zitta di fronte a questa rottura delle regole democratiche. Il comportamento di Marcello De Angelis lo rende incompatibile con il suo ruolo: che altro dobbiamo aspettare prima che si dimetta o venga dimesso?”, è la posizione di Luana Zanella, capogruppo alla Camera di Alleanza Verdi e Sinistra.

Fratoianni e Bonelli: “Rocca lo cacci o è complice” – “Che un fascista provi a intorbidire le responsabilità storiche, politiche e giudiziarie sulla strage fascista alla stazione di Bologna del 1980 ci sta. Quello che è inaccettabile che questa squallida operazione la voglia fare un rappresentante delle istituzioni, e a pochi giorni dal 43º anniversario”, afferma il segretario nazionale di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. “Il presidente della Regione Lazio ha due strade: la prima strada è quella cacciare subito chi infanga in questo modo la memoria della nostra storia repubblicana. L’altra strada è quella di far finta di niente, e rendersi così complice di questa infamia. Rocca decida”.”Non capiamo come questa persona possa continuare a fare il portavoce del presidente della Regione. Aspettiamo che il presidente Rocca lo destituisca immediatamente dall’incarico perché è inutile pensare che il De Angelis abbia la decenza di dimettersi”, rilancia il co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli. Il leader di Azione Carlo Calenda, invece, commenta su Twitter: “Giorgia Meloni dice di voler costruire un partito conservatore moderno e democratico. Alcuni passi, soprattutto in politica estera, vanno in questa direzione. Ma se la sua classe dirigente rimane quella dei De Angelis e company questa transizione è destinata a fallire”.

Rocca: “Valuterò” – Dopo quasi 24 ore di richieste di spiegazioni il presidente della Regione decide di parlare. “Marcello De Angelis ha parlato a titolo personale, mosso da una storia familiare che lo ha segnato profondamente e nella quale ha perso affetti importanti”. Il responsabile della comunicazione istituzionale della Regione resta al suo posto: “Essendo il dialogo il faro del mio operato, valuterò con attenzione nei prossimi giorni il da farsi, solo dopo averlo incontrato”.

Articolo Precedente

Strage di Bologna, il portavoce della Regione Lazio su Facebook si schiera con i condannati definitivi Mambro, Ciavardini e Fioravanti: “Cariche istituzionali mentono”

next
Articolo Successivo

Gli elettori di Meloni hanno preso un abbaglio: in futuro che guardino ai risultati, non agli slogan

next