Si avvicina l’operazione di terra di Israele a Rafah. Oggi il capo di stato maggiore Herzi Halevi ha approvato “i nuovi piani” per la continuazione della guerra, in previsione anche della imminente operazione. Lo ha fatto sapere lo stesso esercito. Alla riunione era presente anche il comandante del Fronte sud dell’Idf, il generale Yaron Finkelman. Intanto sono ripresi gli attacchi aerei che hanno preso di mira la parte centrale della Striscia di Gaza, come riportato da Al Jazeera. I bombardamenti hanno colpito in particolare le aree di Az-Zawayda e Al-Muharraga. Tensione anche oltre i confini di Gaza, con Hezbollah la notte scorsa ha lanciato 26 razzi verso il Monte Meron in Israele, provocando una risposta immediata dell’esercito israeliano che ha colpito obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano, inclusi siti militari e infrastrutture terroristiche. Centrate anche altre infrastrutture degli Hezbollah nell’area di Tayr Harfa e a Yarine, sempre nel sud del Libano. Il tutto in ore sempre più cruciali per i destini di Rafah, al confine meridionale della Striscia, dove attualmente sono oltre un milione di palestinesi, assediati dalle truppe israeliane pronte da giorni a intervenire sulla città. Secondo Philippe Lazzarini, commissario generale dell’UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi), Israele starebbe preparando un’operazione militare di larga scala a Rafah. Lazzarini esprime profonda preoccupazione per l’escalation militare: “La mia paura in questo momento è ciò che l’esercito israeliano intende fare, a prescindere dall’assistenza militare a Israele da parte degli Stati Uniti”.

Il destino di Rafah resta dunque appeso a un filo, alla proposta di accordo avanzata da Israele, che attende una risposta per valutare di interrompere le operazioni. Un alto funzionario di Hamas ha detto che il gruppo darà la sua risposta lunedì 29, in Egitto. “Una delegazione di Hamas guidata da Khalil al-Hayya arriverà domani in Egitto e darà la risposta del movimento alla proposta israeliana durante un incontro con funzionari dell’intelligence egiziana”, ha spiegato volendo restare anonimo. Intanto i familiari degli ostaggi ancora detenuti da Hamas hanno manifestato, implorando il governo di dare priorità alla liberazione degli ostaggi piuttosto che alla conquista militare. Intanto le aspettative si spostano sull’incontro in programma tra il presidente palestinese Abu Mazen e il segretario di Stato americano Antony Blinken, che potrebbe essere cruciale per definire le prossime fasi del conflitto. Ma “Israele entrerà a Rafah nei prossimi giorni”, ha detto oggi Abu Mazen al Forum economico mondiale (Wef) in corso a Riad in Arabia Saudita, nell’ambito del quale incontrerà Blinken. Il presidente palestinese ha dichiarato che “a questo punto solo gli Stati Uniti possono fermare l’attacco israeliano a Rafah, che costituirebbe “il più grande disastro nella storia del popolo palestinese”. “Ci appelliamo agli Stati Uniti d’America perché chiedano a Israele di fermare l’operazione a Rafah, perché l’America è l’unico Paese in grado di impedire a Israele di commettere questo crimine”, ha proseguito Abu Mazen, che si trova a Riad per il vertice del World Economic Forum (Wef). In un precedente incontro a Riad con i rappresentanti di sei paesi arabi e presieduto dal ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, il principe Faisal bin Farhan Al Saud, è stata ribadita la necessità di porre fine alla guerra e l’importanza del riconoscimento di uno Stato di Palestina lungo i confini del 1967, con Gerusalemme Est come capitale. Il gruppo ha respinto qualsiasi tentativo di sfollare i palestinesi dalle loro terre e qualsiasi operazione militare a Rafah.

Intanto nel mondo continua la mobilitazione a sostegno della Palestina, e così gli arresti di manifestanti pro-palestinesi negli Stati Uniti, che a differenza di altri Paesi hanno ribadito di non voler riprendere i finanziamenti all’UNRWA fino al marzo 2025. Lo scorso gennaio diversi Paesi, compresi gli Usa, avevano deciso di sospendere i finanziamenti all’UNRWA dopo che le autorità israeliane avevano affermato che alcuni dipendenti dell’agenzia erano legati ad Hamas. Sabato, durante una protesta filo-palestinese alla Washington University di St. Louis, nello stato del Missouri, è stata arrestata la candidata presidenziale statunitense del Partito Verde, Jill Stein, ha riferito la Cnn. Stein era alla protesta per sostenere gli studenti dichiarando che non se ne sarebbero andati finché la Washington University non avesse disinvestito dalla Boeing e avesse boicottato le istituzioni accademiche israeliane, tra le altre richieste. “Non siamo a conoscenza di alcuna accusa in questo momento”, ha detto il portavoce della sua campagna.

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