Dunque, se la pista palestinese è una bufala o peggio un depistaggio, perché Cossiga se ne fece portavoce? L’esponente della Dc era il presidente del consiglio in carica quando il 2 agosto del 1980 salta in aria la stazione di Bologna. Due giorni dopo, al fianco di Sandro Pertini, dichiara che la strage era di chiara matrice fascista. Una posizione abiurata undici anni dopo, quando viene ascoltato dal Comitato parlamentare per il controllo dei servizi di sicurezza. Il Picconatore è alla fine del suo mandato al Quirinale quando risponde alle domande di Pinuccio Tatarella del Movimento sociale: “La targa alla stazione che definisce fascista la strage del 1980 – dice – va tolta”. Cossiga sostiene di essere stato ingannato dai servizi segreti dell’epoca e spiega che in realtà bisogna indagare sulla pista palestinese: diventa un idolo del Msi, che l’anno dopo lo vorrebbe rieleggere al Colle. Ma a cosa è dovuta questo clamoroso cambio di posizione? Solo ai vulcanici atteggiamenti del più discusso tra i presidenti della Repubblica? Una spiegazione al cambio d’opinione di Cossiga si può trovare nelle sue frequentazioni. L’ex capo dello Stato, infatti, aveva un assiduo rapporto con Federico Umberto D’Amato, famigerato capo dell’ufficio Affari riservati del Viminale e regista delle principali trame occulte italiane. Ma Cossiga vedeva spesso anche Mario Tedeschi, direttore del settimanale Il Borghese, senatore del Msi e iscritto alla P2. Secondo i diari di Ludovico Ortona, ambasciatore e portavoce del capo dello Stato, il senatore piduista andava a trovare spessissimo l’allora capo dello Stato al Quirinale. E in un caso, come racconta Concetto Vecchio su Repubblica, propose di usare D’Amato per avere informazioni sul terrorismo nei Paesi dell’Est. Secondo i giudici della corte d’Assise Bologna sia D’Amato che Tedeschi hanno avuto un ruolo fondamentale nei depistaggi compiuti per insabbiare le indagini sulla bomba alla stazione. Una strage che, come raccontano le 1.724 pagine delle motivazioni Bellini, sarebbe stata organizzata e finanziata da Licio Gelli, il maestro venerabile della Loggia P2.

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