In questi giorni le cronache torinesi dei quotidiani nazionali danno conto dello stato delle indagini su uno dei maxi appalti della sanità (57 milioni per forniture bio-medicali) di cui mi sono a più riprese occupato in totale solitudine. La soddisfazione di aver visto giusto, sebbene in solitudine, è durata cinque minuti. Purtroppo non passa l’amarezza nel vedere un paese andare in malora.

Chiuse le indagini preliminari, sono stati rinviati a giudizio Flavio Boraso, ex direttore generale dell’Asl To3 (la più estesa del Piemonte), Antonio Marino, rappresentante legale di Althea Italia, che si è aggiudicato la fornitura con una procedura nel mirino della Procura. Insieme a loro, due rappresentanti delle forze dell’ordine e i professionisti che hanno avallato l’operazione. A Boraso, autentica potenza della sanità pubblica piemontese, dimessosi dalla direzione generale dell’Asl To3 nel marzo scorso, viene contestata l’accusa di turbativa d’asta, abuso d’ufficio, corruzione e falso. L’appalto era relativo all’allestimento e gestione del sistema per la fornitura e gestione in rete di immagini diagnostiche insieme alla archiviazione delle stesse, per il rifacimento dell’emodinamica dell’Ospedale di Rivoli e della Radiologia di Pinerolo. Invece di ricorrere a gare d’appalto per la fornitura di opere, beni e servizi, Boraso aveva praticato la strada del PPP (Parternariato Pubblico Privato) a cui aveva partecipato una sola concorrente Althea. Vincendo.

Mentre succedeva tutto questo, è il 2017-18, l’AO (Azienda Ospedaliera) di Novara seguiva la stessa strada e aggiudicava, sempre ad Althea, forniture a prezzi del tutto fuori mercato. Anche il Direttore Generale dell’ASL di Alessandria decise di imboccare quella strada, accettando la proposta, ma senza bandire ancora la gara. La storia l’ho raccontata – con dovizia di particolari, dati e raffronti – nel primo post di questo blog: “Sanità, come spendere il doppio per avere la stessa prestazione. Il caso di Novara”. Era novembre 2019.

Rimando alla lettura di quello la soddisfazione degli affezionati lettori, curiosi di sapere come hanno fatto due direttori generali di ASL e AO, nominati dai vertici politici della Regione Piemonte di allora, a indire due gare con la procedura svantaggiosa del PPP, giusto quando la stessa Regione incaricava la sua società di committenza (SCR) di indire una gara per la fornitura degli stessi beni e servizi, strappando prezzi decisamente inferiori. E poi come hanno fatto a fare finta di nulla quando la stessa Althea, che aveva appena “vinto” le gare delle ASL “fai da te”, si aggiudicava un lotto della gara regionale offrendo prezzi più bassi. Per dare un’idea, così scrivevo: “Risultato, se l’Azienda novarese avesse atteso l’esito della gara regionale per conformarsi ai prezzi ricavati, la stessa fornitura le sarebbe costata poco più di 60 milioni di euro circa, con un risparmio di circa 50 milioni di euro”.

Era stato un consigliere regionale del M5S, Giampaolo Andrissi, a sollevare la questione con sei interrogazioni rivolte all’allora assessore alla Sanità Saitta (Pd) in cui metteva in luce la singolarità di ciò che stava succedendo e lanciava l’allarme sui costi che lievitavano a vantaggio del privato. L’assessore, invece che ordinare i Direttori delle tre ASL di controllare i prezzi, rispose sbeffeggiandolo, secondo un costume a cui la politica sembra essersi piegata quasi completamente: gli stupidi rendono conto ai rappresentanti eletti, i politici furbi non hanno tempo per queste cose, hanno da governare! Anche delle interrogazioni e delle risposte si dà conto nel post che scrissi allora. Dato che si avvicinavano le elezioni regionali e i direttori “sovranisti” – “l’Asl è mia e gli appalti me li faccio io” – andavano dritti per la loro strada, il consigliere Andrissi (non più ricandidato) decise di presentare un esposto alla Corte dei Conti. Siamo nel febbraio 2018. Nel maggio 2018 partono le perquisizioni disposte dalla Procura di Torino e Boraso, direttore generale dell’Asl To3, una delle tre “sovraniste”, riceve un avviso di garanzia per turbativa d’asta. Ed eccoci qua, oggi la chiusura delle indagini preliminari e i rinvii a giudizio.

Dei dirigenti pubblici abbiamo detto, passiamo ad Althea e ad Antonio Marino, suo rappresentante legale fino a maggio 2022 e ora CEO di Beta Project scarl, una partecipata di Althea; lui è stato presidente prima e vice poi della Sezione Sanità dell’Unione Industriale di Torino. Invece Althea risulta coinvolta nell’indagine sugli appalti nella Sanità siciliana ed è inoltre messa in discussione la procedura con cui ha acquisito i servizi ospedalieri a Foggia. Insomma…

Il post con cui diedi l’avvio alle danze mi è anche costato qualche viaggio dall’avvocato perché fui subito querelato – era il febbraio 2020 – non già dall’unica società nominata nel testo (Althea), ma da un altro operatore privato nel campo delle forniture sanitarie neppure nominato, facente parte della sua cordata. Querela archiviata, come ho raccontato nel post “Il caso dell’azienda ospedaliera di Novara e la querela ricevuta: io archiviato, vertici promossi”. Chi è curioso di approfondire questa vicenda trova lì tutti gli elementi utili.

Ricapitolando l’esito di quelle tre improvvide iniziative: dell’Asl To3 (Collegno) ho detto, all’AO di Novara anche, in entrambe il PPP con Althea è tuttora in vigore con quei costi fuori mercato. Manca l’ASL di Alessandria. Qui, cambiati gli amministratori, abbiamo la rappresentazione più convincente di come l’assunzione di responsabilità di chi dirige cercando di dare servizi efficienti nel rispetto dell’interesse pubblico può cambiare davvero le cose. Con sua delibera del 31 maggio scorso (n. 443) il Direttore Generale conclude l’istruttoria rigettando la proposta presentata a suo tempo da Althea e aggregate: non è conveniente, se paragonata ai prezzi Consip e alla necessità di ricominciare ad assumere medici e tecnici per effettuare i servizi di diagnostica radiologica senza ricorrere per forza al privato. Quello che era chiaro fin dall’inizio anche a Collegno e Novara e che lì non è chiaro neanche agli amministratori di adesso. Consiglio la lettura di quella delibera perché rappresenta un modello di accountability che dovrebbe ispirare i pubblici dirigenti e funzionari.

Ci si aspetterebbe che la politica si interrogasse su queste e altre vicende per porre rimedio e dare un senso alla sua esistenza, invece niente. Ci si aspetta almeno che, a Novara e a Collegno, dove continuano a essere in vigore i contratti onerosi con Althea, venga imposto ai Direttori Generali di negoziare con Althea un adeguamento al ribasso. Pena la revoca dei contratti a tutela dell’interesse pubblico, col supporto decisivo dell’analisi dei costi formalizzata dall’ASL di Alessandria.

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