Anche l’area euro entra in recessione tecnica, seppur estremamente blanda. Il primo trimestre del 2023 si è chiuso, secondo le rilevazioni Eurostat, con un calo del prodotto interno lordo dello 0,1%, la stessa flessione registrata negli ultimi tre mesi del 2022. Due trimestri consecutivi con il segno meno che definiscono una situazione di sostanziale stagnazione. Sul dato complessivo pesa soprattutto la marcia indietro della Germania, l’economia più importante dell’area con un Pil che vale quanto quello di Italia e Spagna messe insieme. L’economia tedesca registra un – 0,3% che segue il – 0,5% di fine 2022. La Francia segna invece un + 0,2% (dopo un dato piatto tra ottobre e dicembre scorsi). Da segnalare il – 4,6% accusato dall’Irlanda per effetto del calo delle esportazioni delle tante multinazionali che qui hanno sede per approfittare dal regime fiscale particolarmente favorevole.

Svetta in positivo il dato italiano che chiude il trimestre a + 0,6% (- 0,1% a fine 2022). Ieri l’Ocse ha previsto per l’economia italiana un 2023 con crescita del Pil all’ 1,2% e un 2024 a + 1%. Il dato dell’intera zona euro è leggermente al di sotto delle attese degli analisti, la prima stima aveva indicato un incremento del Pil dello 0,1%, poi la revisione del dato tedesco ha fatto sì che l’intera area scivolasse al di sotto delle zero. Rivisto al ribasso (da 0 a – 0,1% anche il quarto trimestre 2022). La frenata sembra essere riconducibile soprattutto allo shock energetico causato dalla guerra in Ucraina. Possibile che inizino a farsi sentire anche gli effetti della stretta monetaria attuata dalla Banca centrale europea per contrastare l’inflazione che effettivamente sta mostrando segni di rallentamento. Lo scorso 23 febbraio la stessa Bce aveva affermato che nessun paese della zona euro sarebbe entrato in recessione.

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