”Tutta la gente che è qui sta a dimostrare che non è una storia di famiglia, ma è una storia che riguarda la dignità di questo Paese e la sicurezza di tutti i cittadini nel mondo”. Queste le parole dell’avvocata Alessandra Ballerini, accanto ai genitori di Giulio Regeni, prima di entrare in tribunale a piazzale Clodio, per la nuova udienza preliminare in cui il Gup, accogliendo la richiesta della Procura, ha deciso di inviare alla Consulta gli atti del procedimento sulla morte di Giulio Regeni.
In attesa dell’udienza, fuori dal tribunale è stato organizzato un sit-in, al quale hanno partecipato tra gli altri il regista Pif e l’ex presidente della Camera, Roberto Fico (M5s). “Clima di normalizzazione in atto? Con l’Egitto non possono esserci rapporti normali, perché significherebbe uno schiaffo alla nostra Repubblica. Dal governo arrivano invece brutti segnali, avevamo chiesto di fare di tutto per avere l’elezione di domicilio dei quattro imputati per l’omicidio di Giulio, ma non è stato fatto nulla. Per l’Egitto è una pagina chiusa, per il nostro Paese non può essere così, il processo deve andare avanti”, ha rivendicato l’esponente M5s.
Se il Cairo ha continuato il suo ostruzionismo e il depistaggio delle indagini (senza fornire gli indirizzi per l’elezione di domicilio degli imputati, i quattro agenti egiziani della National Security Agency, il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi e Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, accusati di avere sequestrato, torturato e ucciso il ricercatore friulano), anche dal governo Meloni si continua a ripetere il mantra della ‘collaborazione egiziana’ (l’ultimo il ministro degli Esteri Antonio Tajani) in realtà totalmente inesistente, come più volte ha denunciato la famiglia: “Tajani non può farsi prendere in giro da Al Sisi. Ha ripetuto frasi che non si sono mai tramutate in fatti. Dovrebbe lottare per la dignità della nostra Repubblica e per ottenere verità e giustizia”, ha concluso Fico.
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