“I mobili, gli oggetti, l’automobile. I ricordi di una vita, spazzati via dall’acqua”. In alcune vie di Faenza le case e i negozi sembrano essere esplosi verso la strada. Sul ciglio davanti all’ingresso di ogni civico ci sono montagne di armadi, frigoriferi, porte, articoli più vari. Tutto quello che l’alluvione ha distrutto. Si notano soprattutto nelle zone del centro storico e del quartiere Borgotto, lungo i fiumi Marzeno e Lamone, dove i vicoli sono stretti e l’esondazione di due settimane fa ha causato i danni maggiori, con l’acqua che ha invaso completamente garage, cantine e piani terra. Qui gli spazi tra una finestra e l’altra dei palazzi rimangono riempiti da cumuli di macerie alti metri finché non arrivano i ragni dei camion dell’Hera, la multiutility che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, che caricano la spazzatura e la trasportano nei centri di raccolta provvisoria predisposti dal Comune. Piero Fatocchi, un residente, vedrà portarsi via tutto quello che aveva nel suo appartamento in via Calamelli: “Avevo messo ogni cosa in garage perché avrei dovuto traslocare tra qualche giorno – racconta – ora è tutta spazzatura. Camion e camion di roba da buttare”.

L’emergenza rifiuti. Il punto di raccolta principale a Faenza è un grande spazio asfaltato nella località Graziola, alle porte della città. Qui arriverà gran parte delle trentamila tonnellate di rifiuti che l’alluvione ha provocato a Faenza, una quantità pari alla raccolta avvenuta sul territorio in tutto il 2022. La cifra supera le 100mila tonnellate se si considera tutta l’Emilia-Romagna. “Per dare un’idea concreta, è come se fosse un palazzo di 25 piani con una pianta grande quanto un campo da calcio”, riferisce Hera. Nella regione la multiutility ha messo in strada 150 mezzi per liberare dai rifiuti le zone alluvionate, chiamandoli anche dai fornitori sparsi in Italia, perché “solo i camion che disponiamo in Emilia Romagna non sarebbero bastati per gestire questa mole impressionante”. Il piano è che dai punti comunali i rifiuti vengano destinati agli impianti di smaltimento emiliano-romagnoli (circa un centinaio tra termovalorizzatori, biometano e impianti chimico-fisici), ma la quantità di spazzatura è tale che potrebbe costringere Hera a trasportarla a anche nelle strutture di altre regioni: “È una scelta che non escludiamo, dando però priorità ai nostri impianti – commenta la multiutility –. Al momento la priorità rimane liberare le strade. Poi decideremo”. Per quanto riguarda la loro differenziazione, Hera ha assicurato che “viene eseguita in più fasi, dal prelievo da parte dell’operatore fino alla destinazione finale”, con un’attenzione particolare agli elettrodomestici e apparecchi elettronici (Raee). Al momento è impossibile quantificare il tempo che ci vorrà per liberare Faenza e l’Emilia-Romagna dai rifiuti: “Non è questione di giorni”.

Le catene umane dei volontari Il vincolo maggiore è infatti la velocità con cui l’acqua defluisce dalle case. Spesso i camion dell’Hera devono tornare nelle stesse vie a pochi giorni di distanza, perché le persone riescono a sgomberare le case dalle macerie mano a mano che l’acqua e il fango si ritirano. Anche in questo caso l’aiuto dei volontari è fondamentale: catene umane formate soprattutto da ragazzi e ragazze che, dalle cantine fino alla strada, si passano tutto quello che non è più recuperabile. Senza di loro Arianna non sarebbe riuscita a svuotare uno degli appartamenti al piano terra del B&B che gestisce in centro a Faenza: “Erano in otto, hanno portato via tutti gli elettrodomestici e i mobili – spiega la donna –. Era impossibile scendere in strada, c’era a malapena lo spazio per passare. Cataste a perdita d’occhio dove ognuno di noi vedeva pezzi della propria vita scomparire per sempre”. L’alluvione è stata un duro colpo anche per Mirko, titolare di un noto negozio di attrezzatura per la pesca sportiva nel quartiere Borgotto, sulle sponde del Lamone. Del suo punto vendita non si è salvato niente, “tutto spazzato via dalla catastrofe”. Mostra un video dei danni: l’acqua ha portato con sé interi scaffali e persino alcuni pannelli del soffitto. Sulla parete esterna del negozio ci sono centinaia di canne da pesca ormai da buttare.

I depositi di automobili e fanghi Quello della Graziola non è l’unico deposito di rifiuti che il Comune di Faenza ha attivato. In tutto il faentino ci sono anche circa cinquemila automobili che l’acqua ha ridotto a scheletri ricoperti di fango abbandonati nei cortili degli appartamenti, nei parcheggi e nei garage. Del loro ritiro si occupano i carri attrezzi di una ditta di soccorso stradale: seguendo una lista d’attesa, prelevano gratuitamente le vetture e le depositano nel parcheggio di un ex stabilimento aziendale in periferia. In via Deruta, invece, c’è un terreno agricolo in cui vengono scaricati i fanghi solidi che sono stati portati via dalle strade e dalle case, e non è possibile buttarli direttamente in altri corsi d’acqua. Il cumulo ha già raggiunto l’estensione di quattro ettari. I camion delle imprese convenzionate con il Comune arrivano ogni giorno a ingrossare la montagna.

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