TREVISO – “Chi accoglie voi accoglie me e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato”. La citazione dal Vangelo di Matteo è stata inserita in un manifesto dal significato inequivocabile che invitava a partecipare ad altrettante veglie di preghiera in quattro chiese del Veneto: This church is for YOU, ME, HIM, HER, THEY, THEM”, Santa Sofia a Padova, San Giuseppe a Treviso e San Carlo al Villaggio del Sole a Vicenza. Ad ogni striscia colorata è stata associata una parola: “This church is for YOU, ME, HIM, HER, THEY, THEM”. Un modo per affermare, due giorni dopo la giornata contro la omofobia e la transfobia che si è celebrata il 17 maggio, come non esista diversità di genere nella comunità cattolica. Si è trattato di un invito a una veglia di preghiera organizzata dai gruppi LGBT delle quattro città, un segnale che però non è stato gradito dai tradizionalisti. Le veglie hanno contato anche sull’organizzazione del gruppo “Più grandi dell’amore”.

Don Giorgio Riccoboni, parroco di San Giuseppe a Treviso, ha spiegato al “Gazzettino”. “Siamo partiti da un convegno per sacerdoti e laici impegnati nella pastorale di accompagnamento delle persone omoaffettive e omosessuali. In questa occasione abbiamo cercato di riunire l’impegno con un appuntamento condiviso”. Nelle iniziative sono stati coinvolti, oltre ai religiosi, anche persone omosessuali e eterosessuali o loro familiari. Don Riccoboni ha spiegato che alcuni sacerdoti coinvolti hanno ricevuto messaggi contenenti insulti da parte di esponenti del cattolicesimo più chiuso rispetto a queste esperienze. “Alcune frange della chiesa sono un po’ più radicate in una tradizione monolitica, ma non sono la maggioranza. L’importante è che vi siano il rispetto e l’accoglienza reciproca”.

Dalle Curie non sono venuti segnali contrari, anche perché da tempo sono state avviate iniziative di apertura. Ad esempio un paio di mesi fa sono state organizzate a Villa Immacolata di Torreglia, in provincia di Padova, alcune giornate di spiritualità promosse da don Gabriele Pipinato, assistente diocesano dei gruppi Lgbt+. “Molte sono le membra, ma uno solo il corpo” era la citazione tratta dalla Prima lettera di Paolo ai Corinzi per sintetizzare l’unità e la diversità all’interno della comunità ecclesiale. Tra i promotori il gruppo giovani “Il Mandorlo” e il gruppo adulti cristiani “Emmanuele. “Ci piace l’idea di una Chiesa aperta a tutti – ha spiegato in una dichiarazione al settimanale diocesano ‘La Vita del Popolo’ Luisa Bellomo, presidente del gruppo ‘Il Mandorlo’ – con spazi per tutti, dove il carisma non è tanto il talento, ma l’identità di ognuno di noi. Abbiamo scelto come sede del weekend un luogo di spiritualità della Diocesi per inserirci fra le proposte della nostra Chiesa e pensiamo sia importante che la partecipazione sia aperta a tutti. Approfondire certe tematiche per chi ha a che fare con i giovani aiuta ad avere uno sguardo attento e a creare quegli spazi aperti in cui poterne parlare senza nascondersi”. ».

A differenza del Veneto, hanno fatto discutere le veglie di preghiera contro l’omobitransafobia organizzate a Bari e a Lecce. A Bari l’arcivescovo ha diffuso una nota per sottolineare che “l’iniziativa non è organizzata dall’Arcidiocesi di Bari-Bitonto“, mentre a Lecce, “la Curia diocesana fa presente che la veglia sarà un momento di preghiera contro ogni forma di discriminazione”.

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