Dopo la crisi durissima causata dal Covid, il turismo è in ripresa e si conferma un settore strategico per l’Italia, sia per la valorizzazione delle bellezze naturalistiche e culturali del nostro paese sia per l’impatto economico: da solo vale infatti il 13% del Pil nazionale, percentuale, questa, identica per l’Emilia-Romagna che con la Riviera Adriatica è uno dei nodi turistici più significativi. Ma questo ritorno alle cifre pre-pandemia non può andare a scapito della qualità delle condizioni di lavoro di personale stagionale e non: la dilagante precarietà nel settore è un fenomeno che deve essere monitorato e arginato.

È la sollecitazione che ho rivolto nei giorni scorsi alla Giunta dell’Emilia-Romagna con un’interrogazione urgente, a cui è seguita, penso non casualmente, l’immediata convocazione di un Tavolo di confronto con gli operatori e le rappresentanze sindacali del settore turistico. Nell’interrogazione ho raccolto l’allarme lanciato dal sindacato Filcams-Cgil dell’Emilia-Romagna che, proprio a fronte del boom di turisti registrato a Pasqua, ha richiamato l’attenzione sul rischio che lavoratori e lavoratrici stagionali vedano peggiorare la già bassa qualità delle loro condizioni di lavoro a causa delle ultime decisioni del governo Meloni sui voucher, sull’apprendistato e per l’inadeguatezza dei numeri previsti nel decreto flussi.

Dalla Regione Emilia-Romagna sono arrivate due prime risposte positive: rispetto alla mia richiesta di intensificare le ispezioni nei luoghi di lavoro, a tutela dei lavoratori e lavoratrici, e alla sollecitazione ad evidenziare al governo l’insufficienza dei numeri del decreto flussi a fronte della forte carenza di manodopera nelle aree turistiche. Una carenza che rischia di scaricarsi sulle spalle del personale e sulla qualità dei servizi ai turisti.

I numeri sull’atteso boom del settore nel 2023 non lasciano dubbi sulla necessità di reperire personale: secondo le previsioni dell’Istituto Demoskopika, sono oltre 442 milioni le presenze attese con una crescita del 12,2% rispetto al 2022. Quanto ai turisti provenienti da altri paesi, si stimano quasi 127 milioni di arrivi, con un incremento dell’11,2% sull’anno scorso. Le stime sono in crescita anche per l’Emilia-Romagna, con 42,8 milioni di presenze (+12,2%) e 11,4 milioni di arrivi (+7,4%). Già nei primi due mesi del 2023 le due “capitali” romagnole del turismo rivierasco, Rimini e Riccione, hanno registrato numeri record.

I benefici per l’economia non devono però far perdere di vista i diritti di chi lavora nel turismo. Secondo la Filcams-Cgil dell’Emilia-Romagna, il settore rischia di diventare “una giungla dove prosperano in pochissimi sulle spalle di un esercito di lavoratori sottopagati e spremuti come limoni”.

Fenomeni di sfruttamento, lavoro nero e caporalato non sono purtroppo una novità nemmeno per l’Emilia-Romagna. L’ultimo esempio è quanto accaduto in un albergo di Bellaria Igea Marina, in provincia di Rimini, dove a seguito di un’ispezione avvenuta sul finire della passata stagione estiva da parte dei militari della Guardia di Finanza, dell’Ispettorato del Lavoro e dell’Inps, è stata rilevata una serie di gravi irregolarità a carico di in una società con sede legale a Roma, fra cui 27 lavoratori che, a loro insaputa, risultavano licenziati da una settimana e quindi “in nero”, privi di qualsiasi tutela riservata ai lavoratori regolarmente assunti e nei cui confronti il datore di lavoro non ha rispettato gli orari di lavoro e le retribuzioni contrattuali.

I controlli e l’attenzione a stroncare i fenomeni di precariato estremo e di sfruttamento non devono essere occasionali. I risultati si ottengono con azioni strutturali e continuative, per questo ho chiesto alla Regione di istituire un tavolo permanente di confronto aperto a tutti gli stakeholder del settore turismo. In vista dell’annunciato boom estivo, occorre prevenire questi fenomeni di sfruttamento che danneggiano anche gli operatori onesti che rispettano i contratti e le normative di legge.

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