Ho un grande rispetto per l’autonomia e le regole delle istituzioni, compreso l’Ordine dei Giornalisti che tra le altre cose ha avuto il grande merito di consegnare a Julian Assange la tessera onoraria. Conosco altrettanto bene leggi e disposizioni mai riformate, nonostante le proteste dell’ordine medesimo.

Non dimentico che il consiglio di disciplina ha una sua autonomia da ordini regionali e nazionale. So che ciascuno di questi soggetti ribadirà di aver obbedito e rispettato norme e regolamenti. Fatta questa premessa resta l’amarezza per la convocazione presso il consiglio di disciplina del disegnatore Mario Natangelo de il Fatto Quotidiano.

Ciascuno la pensi come vuole sulla vignetta dedicata alla famiglia Meloni, ma il diritto alla satira, anche la più feroce, è tutelato persino dalle sentenze della Corte europea e da non poche sentenze dei nostri tribunali. Il principio di “continenza” non si applica alla satira: seguendo questo criterio si potrebbero sanzionare tutti i disegnatori, per non parlare delle poche trasmissioni di satira ancora in onda, a cominciare da “Fratelli di Crozza”.

Dove sono finiti quelli che hanno legittimamente solidarizzato con le durissime vignette pubblicate da Charlie Hebdo?
In questi casi non conta solo il rispetto dei regolamenti, ma lo spirito delle norme che debbono sempre e comunque tutelare il diritto alla critica e la libertà di espressione. Nel caso in questione il disegnatore reagiva anche a chi aveva osato parlare di “sostituzione etnica”, espressione che contraddistingue il sovranismo razzista internazionale.

Il contesto prevaleva sul testo e giustificava ampiamente una reazione indignata espressa attraverso le parole e i segni grafici.

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Vignetta satirica su Lollobrigida, ora Natangelo del Fatto rischia una sanzione disciplinare dall’Ordine dei giornalisti

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