La Banca centrale europea ha alzato il costo del denaro dello 0,25% portando i tassi della zona euro al 3,75%. Il rialzo è in linea con le attese degli analisti che pure non avevano del tutto escluso l’ipotesi di un intervento più consistente, dello 0,5%, e segna un rallentamento rispetto alla velocità con sui si era mossa sinora la Bce. Quello deciso oggi è il settimo rialzo consecutivo, e i tassi della zona euro sono ora sul livello più alto dal 2008. In meno di un anno il costo del denaro è passato dallo 0% al 3,75%. Tecnicamente questo è l’interesse che le banche pagano per prestarsi tra di loro le riserve che detengono presso la banca centrale ma, a cascata, si riflette su tutti i tipi di finanziamento.

“Le prospettive di inflazione continuano ad essere troppo elevate per troppo tempo. Alla luce delle continue pressioni inflazionistiche elevate, il Consiglio direttivo ha deciso oggi di aumentare di 25 punti base i tre tassi di interesse chiave. L’inflazione complessiva è diminuita negli ultimi mesi, ma le pressioni sottostanti sui prezzi rimangono forti. Allo stesso tempo, i passati aumenti dei tassi vengono trasmessi con forza alle condizioni finanziarie e monetarie dell’area dell’euro, mentre i ritardi e la forza della trasmissione all’economia reale rimangono incerti”, scrive la Bce. Sempre nell’ottica di restringere la quantità di moneta in circolazione la banca centrale ha annunciato che interromperà i reinvestimenti del programma di acquisti titoli (App) a partire da luglio. Per quanto riguarda gli investimenti del programma di acquisti pandemico Pepp, la Bce proseguirà invece i reinvestimenti dei titoli che arrivano a scadenza almeno fino alla fine del 2024. “Non stiamo facendo una pausa nei rialzi dei tassi, “sappiamo che abbiamo ancora strada da percorrere”, ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde. Nella riunione di oggi c’è stata una “varietà di visioni”, ma “tutti concordavano che un aumento era necessario”, ha aggiunto.

“Il settore bancario si è dimostrato resiliente”, ha poi rimarcato la presidente sottolineando però che permangono ” significativi rischi al rialzo sulle prospettive di inflazione” e che la guerra in Ucraina “potrebbe di nuovo aumentare i costi di energia e cibo e un aumento duraturo delle aspettative di inflazione sopra il nostro obiettivo o aumenti salariali superiori al previsto o margini di profitto, potrebbe anche far salire l’inflazione nel medio termine”.

Ieri a muoversi era stata la Federal Reserve statunitense che, a sua volta, ha alzato i tassi statunitensi dello 0,25% portandoli sopra il 5% per la prima volta dal 2007. L’obiettivo delle due principali banche centrali del mondo è il contrasto all’inflazione che rimane ben al di sopra dei valori considerati ottimali dalle autorità monetarie. In aprile il carovita è tornato a salire tornando al 7% sebbene si sia registrata una flessione nel cosiddetto dato “core” ossia depurato dalle componenti più variabili come prezzi di energia ed alimentari. In più occasioni la banca centrale ha anche sottolineato come l’inflazione sia in buona misura riconducibile ai profitti aziendali. Le imprese stanno infatti alzando i prezzi in misura maggiore rispetto ai costi.

Alzare i tassi significa anche rendere più oneroso contrarre prestiti per consumo o investimenti e rende più conveniente mantenere il denaro in investimenti a rischio quasi zero (titoli di Stato, depositi) a scapito di quelli più connessi con l’attività produttiva. La ricaduta è che l’economia tende a rallentare e l’occupazione a scendere. In particolare per le famiglie significa rate dei mutui a tessi variabile o di nuova sottoscrizione più care. Nell’ultimo anno l’importo della reta di un mutuo a tasso variabile di valore medio è salita di quasi 300 euro. L’aumento dei tassi “è una decisione scriteriata che danneggerà le tasche di milioni di famiglie che si ritrovano sulle spalle un mutuo a tasso variabile”, afferma Assoutenti. “Una stangata. Considerando l’ultimo Taeg comunicato da Bankitalia, l’importo e la durata media di un mutuo, un rialzo dei tassi corrisponde, nel caso di un pieno trasferimento sull’Euribor, ad un aumento della rata, per chi ha sottoscritto ora un mutuo a tasso variabile, pari a 19 euro al mese. Una mazzata annua pari a 228 euro”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando il rialzo dei tassi della Bce. “L’impatto del rialzo dei tassi Bce sul mercato dei mutui si fa sentire e si somma alla crescita dell’inflazione sul reddito delle famiglie ma i tassi restano comunque accessibili e ancora relativamente sostenibili” e “su livelli comunque inferiori ai picchi degli anni fra il 2012 e il 2014”, “la domanda e l’offerta resteranno così” vitali anche quest’anno. E’ quanto afferma Alessio Santarelli, del gruppo MutuiOnline

“Siamo consapevoli” dei problemi che sta avendo chi ha preso dei mutui, “le famiglie stanno soffrendo a causa dei rialzi e dei rimborsi” che diventano più onerosi, “purtroppo non è qualcosa che possiamo alleviare perché il nostro compito è la stabilità dei prezzi e per ridurre l’inflazione c’è lo strumento dei tassi che dobbiamo usare”, ha detto la presidente della Bce Lagarde. Alcuni Paesi, ha spiegato, stanno prendono misure particolari come moratorie e rinvii, ma “il meglio che possiamo fare è domare l’inflazione il più rapidamente possibile” affinché non servano più tassi alti.

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