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Più si pratica sesso orale, più aumenta il rischio di cancro alla gola: “Nei giovani è sempre più comune, le ragazze sono più intraprendenti delle nonne”

Ne abbiamo parlato con la professoressa Chiara Simonelli, nota psicologa e sessuologa, docente di Clinica dello sviluppo sessuale a La Sapienza di Roma

di Ennio Battista

Un fenomeno serio quanto delicato sta interessando gli Usa e l’Inghilterra. Sono in forte aumento le diagnosi di cancro alla gola e la causa principale, secondo gli esperti, è da attribuire al sesso orale. Il dottor Hisham Mehanna, dell’Università di Birmingham, afferma che il 70% dei casi di cancro alla gola è causato dal papillomavirus umano (HPV), virus normalmente innocuo che si diffonde per via sessuale. Secondo il dottor Mehanna “le persone che praticano sesso orale con più partner hanno un rischio nove volte maggiore di essere colpiti dal cancro alla gola”. Questo perché, fellatio e cunnilingus, possono portare a un’infezione da HPV nella parte posteriore della gola, vicino alle tonsille. Nella maggior parte dei casi la malattia scompare da sola mentre in alcuni casi può evolvere in forma tumorale. Nel 70% dei casi di diagnosi di un tumore alla gola, infatti, l’origine deriva da un’infezione da papillomavirus.

Per l’HPV esiste un vaccino che finora è stato somministrato solo al 54% degli americani, quindi ben al di sotto della soglia dell’80% che si ritiene essere di sicurezza per la popolazione. Ogni anno negli Stati Uniti vengono diagnosticati più di 50mila casi di cancro orale o orofaringeo, che causano più di 10mila decessi annui. Se dunque il 70% dei casi di cancro alla gola è causato dal papillomavirus umano, c’è anche da considerare che “in genere l’abuso di alcol e il fumo possono essere fattori scatenanti insieme all’esposizione continuativa a polveri, smog o altre sostanze tossiche. E sembra che anche una dieta con poca frutta e verdura ne faciliti l’insorgenza. In più i fattori genetici potrebbero avere un loro ruolo”, commenta la professoressa Chiara Simonelli, nota psicologa e sessuologa, docente di Clinica dello sviluppo sessuale a La Sapienza di Roma.

Professoressa Simonelli, conferma che il sesso orale è un fenomeno in aumento? Se sì, sono cambiate alcune abitudini sessuali o sono caduti certi tabù?
Il dato legato all’HPV è noto, specialmente in certi soggetti sessualmente molto attivi e promiscui. Nelle ultime generazioni il sesso orale è diventato una pratica abbastanza comune fin dall’adolescenza. Le ragazze sono anche molto più intraprendenti delle loro nonne. Inoltre, in un sottogruppo della popolazione, si è diffuso il sesso di gruppo insieme all’uso di sostanze stupefacenti (chemsex). In molti casi questa partecipazione non prevede volutamente l’uso di profilattici. In altre parole, il rischio viene considerato un afrodisiaco e le pratiche includono, se gradite, giochi e scambi di ogni tipo con tutti i rischi del caso (vedi anche HIV e vaiolo delle scimmie)”.

Tornando alla causa principale, l’HPV, il problema di fondo non è tanto nella pratica in sé del rapporto orale, ma nel fatto che si cambino molti partner. Insomma le coppie stabili possono stare più tranquille?
“Sì un po’ più tranquille, se entrambi non hanno rapporti altrove…”.

Il vaccino è quindi la vera soluzione o bisogna piuttosto fare più attenzione ad altro?
“Il vaccino per ragazzi e ragazzi è fondamentale!”.

Che cosa si sente di aggiungere?
“Che esiste il ‘dental dam’ da utilizzare per fellatio, cunnilingus e anilingus. Non è un contraccettivo, ma si utilizza proprio per evitare virus e batteri in queste pratiche specifiche. Ne esistono versioni aromatizzate e, per chi fosse allergico al lattice, anche varianti con materiali anallergici. Non sono però molto economici e questo è un limite per i giovanissimi. Ma usati correttamente funzionano e proteggono da virus e batteri. Chi si occupa di AIDS ne consiglia fortemente l’utilizzo”.

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