L’Air Force americana sta spostando le strutture per il rifornimento in volo degli aerei da combattimento dalla Germania alla Polonia, una mossa che rappresenta un evidente tentativo di rafforzare il fianco orientale della Nato. È proprio lì che l’Allenza deve gestire alcune importanti criticità e più spesso si trova esposta alle provocazioni del Cremlino.

Se non ha senso, come ha fatto nei giorni scorsi l’ambasciatore cinese in Francia, mettere in dubbio che i Baltici siano Stati sovrani, posizione diversa la si può avere sulle loro capacità di contribuire alla difesa della loro stessa regione: dato che Lituania, Lettonia ed Estonia, membri della Nato dal 2004, non dispongono dei mezzi aerei necessari, gli altri governi dell’Alleanza forniscono protezione a questa regione pattugliandone i cieli. Questo è ancora più necessario perché, incastrato tra la Lituania, il Mar Baltico e la Polonia, si trova un fazzoletto di terra grande quanto la Calabria chiamato Kaliningrad, un oblast russo strategicamente molto importante per Mosca che non ha collegamenti terrestri con la Russia. A questo si aggiungano le continue incursioni dei jet russi, generalmente a transponder spento, che non comunicano con il controllo del traffico aereo dei tre Paesi baltici né annunciano un piano di volo quando entrano ed escono da questa regione.

È questo il quadro strategico in cui, a partire dall’invasione dell’Ucraina, il Pentagono ha cominciato ad aumentare il numero delle truppe statunitensi nel continente da circa 80mila a più di 100mila, delle quali oltre 10mila si trovano nelle basi polacche. Lo scorso marzo, al fine di migliorare le capacità di comando e controllo, lo US Army ha collocato in permanenza una guarnigione a Poznan, in Polonia. Questa si trova a circa 60 miglia a ovest dalla città di Powidz, dove nei prossimi mesi saranno spostati quasi venti aerei cisterna. Le “petroliere” della US Air Force Reserve e dell’Air National Guard verranno spostate dalla base aerea di Spangdahlem in Germania alla Polonia come parte di Copper Arrow, un’operazione in corso per aumentare la capacità di rifornimento aereo nel continente: la loro destinazione finale è proprio il “ventre molle” della Nato. È con grande soddisfazione che i militari americani sottolineano la capacità di questi mezzi di integrarsi con i velivoli degli alleati: osservando questi “distributori volanti”, che sia un gigante vintage come il KC-135 o uno più avanzato come il KC-46, rifornire un F-16 polacco o un F/A-18 finlandese si capisce perché gli uomini in divisa parlano di una raggiunta “interoperabilità”, cioè la capacità di mezzi e sistemi diversi di interagire perfettamente tra di loro.

La “casa” di questi aerei militari per il rifornimento in volo e il trasporto strategico è la 33° base aerea con sede a Powidz che costituisce anche il più grande investimento infrastrutturale della Nato dalla fine della Guerra Fredda: oltre agli aerei cisterna, ospiterà un complesso per lo stoccaggio a lungo termine e la manutenzione di attrezzature e sarà in grado di “tenere in caldo” l’equipaggiamento militare pronto per il combattimento di una brigata. A Washington e Varsavia sottolineano come la creazione di una simile struttura garantisca agli Usa e all’Alleanza la capacità di rispondere rapidamente e con decisione alle crisi. Quanto al rifornimento, questo potrebbe interessare anche il jet da combattimento più avanzato al mondo, l’F-35A Lightning II, estendendo potenzialmente la gamma delle missioni della Nato. La mossa, secondo Washington, dimostra “la capacità del comando europeo degli Stati Uniti di dispiegare rapidamente grandi forze e attrezzature credibili in combattimento in tutta Europa”. In parole povere, ora l’Alleanza atlantica può “coprire” le forze aeree dei Paesi membri su tutto il fianco orientale, che così diventa meno indifeso.

Vale la pena di notare che i voli delle “petroliere dell’aria” da Powidz sono cominciati all’inizio di marzo: il fatto che, come già accennato, tra i primi “clienti” ci siano stati degli aerei da combattimento della Finlandia, Paese da poco divenuto membro della Nato, è un messaggio chiaro e forte a Mosca. Possiamo dire che è stato ricevuto, dato che il vicepresidente del Consiglio superiore di sicurezza, Dimitry Medvedev, è arrivato a sostenere che da sempre e per sempre la Polonia è una “entità ostile alla Russia” con ambizioni imperiali uguali e contrarie a Mosca. Insomma, un nemico da trattare come tale, a costo anche di respingere il più possibile i suoi stessi confini che, se troppo vicini e in assenza di un patto di sicurezza europeo, rappresentano una minaccia alla Russia.

Certamente, Mosca non gradisce il dispiegamento di mezzi americani, in aggiunta alle missioni dei caccia olandesi e francesi a protezione del Baltico, che contribuiranno a una maggiore integrazione e a una crescente efficienza dello strumento aereo degli stati membri della Nato. I Paesi nordici – Finlandia, Svezia, Danimarca e Norvegia – di loro iniziativa hanno già cominciato a costruire una forza aerea unificata: ora appare evidente come Washington stia offrendo il suo supporto a iniziative come questa per restare protagonista e continuare a dettare la linea nel confronto con la Russia.

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