Dopo oltre quattro mesi, anche l’ultima degli indagati eccellenti del Qatargate può uscire dal carcere. Il Tribunale di Bruxelles ha concesso gli arresti domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico a Eva Kaili, l’ex vicepresidente greca del Parlamento europeo arrestata il 9 dicembre scorso con le accuse di associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio. “Una decisione logica che abbiamo atteso per fin troppo tempo”, ha commentato Sven Mary, uno dei suoi avvocati. Per l’altro, Michalis Dimitrakopoulos, Kaili “esce di prigione a testa alta e con dignità, non ha confessato reati che non ha commesso, lotterà per la sua innocenza fino alla fine”. La parlamentare socialista era stata sottoposta a custodia cautelare nonostante l’immunità parlamentare perché nella sua abitazione erano stati trovati sacchi di banconote, che secondo gli inquirenti belgi costituivano prova della flagranza nel reato di corruzione da parte dell’emirato.

Nelle scorse settimane hanno già lasciato il carcere di Saint-Gilles tutti gli altri politici e assistenti parlamentari coinvolti, anch’essi sottoposti a sorveglianza elettronica nelle rispettive abitazioni. Il primo, a febbraio, era stato Francesco Giorgi, ex assistente di Antonio Panzeri, l’ex eurodeputato di Articolo 1 considerato il dominus del presunto sistema corruttivo. Lo stesso Panzeri, dopo aver accettato di collaborare con il giudice istruttore Michel Claise patteggiando un anno di carcere (da cui scomputare i quattro mesi già scontati), ha ottenuto i domiciliari il 6 aprile. Nelle scorse ore è stato infine il turno dell’eurodeputato socialista Marc Tarabella, arrestato il 10 febbraio dopo la revoca dell’immunità da parte dell’assemblea di Bruxelles insieme al compagno di gruppo Andrea Cozzolino, a cui però erano stati concessi da subito i domiciliari.

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