È deceduto per morte naturale, probabilmente un infarto, l’ex pentito Armando Palmeri, trovato senza vita nella sua villetta di Partinico, nel Palermitano, lo scorso 17 marzo. Sono queste le prime conclusioni dell’autopsia ancora non depositata. Palmeri avrebbe dovuto prendere parte a un confronto davanti all’autorità giudiziaria di Caltanissetta con Baldassare Lauria, primario in pensione del reparto di Chirurgia dell’ospedale di Alcamo, accusato dal collaboratore di giustizia (e in seguito uscito dal programma di protezione) di aver organizzato, nella primavera del 1992, pochi mesi prima delle stragi mafiose di Capaci e via D’Amelio, tre incontri tra uomini dei servizi deviati e il capomafia di Alcamo Vincenzo Milazzo.

Intanto i carabinieri del Ros e agenti della Direzione investigativa antimafia hanno perquisito le abitazioni di alcuni familiari dell’uomo, 62 anni, alla ricerca di un memoriale che, però, non è stato trovato. Dopo il decesso, infatti, la procura di Caltanissetta ha aperto un’inchiesta per fugare ogni dubbio riguardo alla morte di Palmeri. La perquisizione ha riguardate la casa di due figli e della compagna.

Deponendo nel 2018 a Reggio Calabria, nell’ambito del processo ‘Ndrangheta stragista, Palmeri disse che Milazzo era sconvolto dal piano stragista proposto dai Servizi: “Questi sono pazzi”, avrebbe riferito a Palmeri. Milazzo e la compagna, Antonella Bonomo, vennero assassinati nel luglio del 1992. “Nulla di occulto si nascondeva e si nasconde tra le mura dei familiari, estranei alle vicende giudiziarie del prossimo congiunto – dice l’avvocato Alessandra Delrio, legale dei familiari di Palmeri – Ci si augura che le procure vogliano fare luce sugli anni bui delle stragi, come auspicava Palmeri”.

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