Ha passato la vita sul ring, con i colori gialloblu del suo Paese, ed è morto in trincea per difenderli. Il quattro volte campione del mondo di kick-boxing, l’ucraino Vitaly Merinov, è deceduto nella notte tra il 31 marzo e il 1° aprile per le ferite riportate sul fronte di guerra. A dare la notizia è stato Ruslan Martsinkiv, sindaco di Ivano-Frankivsk, la sua città d’origine. “Una perdita irreparabile per la comunità”, lo ha ricordato sui social. “Vitaly Merinov è partito per la guerra il primo giorno dell’invasione. Durante uno dei combattimenti, è rimasto ferito da un colpo di arma da fuoco alla gamba. È guarito ed è tornato sul fronte, difendendo l’Ucraina fino al suo ultimo respiro. Lascia la moglie e la figlioletta di due anni”, ha scritto su Facebook.

In seguito all’invasione russa, numerosi sportivi ucraini si sono arruolati volontariamente per difendere il proprio Paese. Da allora la guerra ha causato finora la morte di 262 atleti e la distruzione di 363 strutture sportive, secondo quanto ha dichiarato il ministro per lo Sport, Vadym Huttsait, chiedendo che nessun atleta russo venga ammesso a partecipare alle Olimpiadi o altre competizioni sportive. “Appoggiano tutti questa guerra e partecipano ad eventi organizzati in suo sostegno”, ha affermato. Solo quest’anno sono stati uccisi il pattinatore artistico Dmytro Sharpar, morto in combattimento nei pressi di Bakhmut, e Volodymyr Androshchuk, 22enne campione di decathlon e futura speranza olimpica. Nel marzo dello scorso anno ha perso la vita una ginnasta di appena 11 anni, Kateryna Dyachenko, rimasta sepolta nel crollo della sua casa a Mariupol in seguito a un bombardamento russo.

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