Cultura

La Gioia, uno spettacolo sul sentimento più bello: è opera di Pippo Delbono, il Fellini del teatro, che può permettersi ogni tipo di trasgressioni

di Januaria Piromallo

Teatro Stabile Mercadante. La platea è gremitissima spaccata in due, da un lato i pippodelbonologi (quelli che non se ne perdono una del Pippo fantasticatore, dall’altro i curiosi/agnostici (aridi da non potere esprimere un giudizio). Nessun autore/attore/regista divide come lui. Si parla di Gioia, o meglio del cammino verso la Gioia. E’ un omaggio a Bobo’, metà della sua vita l’ha vissuta in manicomio, l’altra metà sul palcoscenico, sordomuto e microcefalo, è diventato l’anima, tenera e beffarda, della compagnia di teatro di Pippo Delbono. Bobo’ è morto a 82 anni per complicazioni di una broncopolmonite Bobò, è stato il protagonista di spettacoli come Barboni, Guerra, Urlo, Dopo la battaglia, Orchidee, Vangelo… fino all’ultimo: La Gioia.

Bobò, in fondo a tutto, è La possibilità della gioia, dal titolo del bel libro che Gianni Manzella ha dedicato alla compagnia fuori schema di Pippo Delbono.
Lo aveva incontrato durante un laboratorio nel manicomio di Aversa e se l’era portato con sé a recitare, fino al Festival di Avignone. Bobo’ nominato cavaliere delle arti a Parigi. Non parlava ma dal palco comunicava la profonda ferita degli emarginati. Questa premessa è fondamentale: sogno e follia sono i codici d’accesso per sintonizzarsi sul La Gioia.

Il resto lo fanno le visioni oniriche: sacchi di panni colorati sembra comporre il Mediterraneo, quel “mare nostro che non sei nei cieli” come recita la poesia laica di Erri De Luca, barchette di carta, sbarre di fiori e attori, un po’ circensi, un po’ ballerini, comunque straordinari che si muovono sul sound performer di Giulio Antognini. E la commovente Preghiera del clown di Totò: “Tu che ogni sera presti agli acrobati le ali degli angeli, fa’ che sulla nostra mensa non venga mai a mancare pane ed applausi…Più ho voglia di piangere e più gli uomini si divertono… C’è tanta gente che si diverte a far piangere l’umanità, noi dobbiamo soffrire per divertirla; manda, se puoi, qualcuno su questo mondo capace di far ridere me come io faccio ridere gli altri…”, chiude lo spettacolo. Da vedere e sognare, repliche fino al 2 aprile. Poi in tournée per il mondo.

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