Come dice la canzone scritta da Jovanotti per Gianni Morandi dal titolo L’allegria, “serve una botta di vita” a questo futuro partito unico del cosiddetto “Terzo Polo”. Lo spazio socio-culturale è ampio e sempre più delineato dopo l’elezione del nuovo segretario del Pd. Basta vedere i nomi della “nuova” Direzione nazionale del Partito democratico per capire che di riformista e liberale all’interno del Pd poco è rimasto.

Ci sono le sardine, i soliti capibastone, il thailandese Bettini, i dalemiani, l’ex vice presidente del Csm, Ermini. Insomma, una sorta di rimpatriata dei Ds. Detto ciò, anche dopo i fatti accaduti qualche giorno fa nella Assemblea regionale del Lazio, dove il Pd ha rotto l’alleanza elettorale con il Terzo Polo a favore dei grillini, è sempre più evidente che Conte e la Schlein faranno a gara a chi è più di sinistra. Certo, fa ridere che Conte abbia questo ruolo, dopo i trascorsi leghisti e populisti ma la “ditta” Pd questo ha creato.
Ora li vedremo all’opera sui temi concreti.

Ma veniamo al futuro del cosiddetto Terzo Polo.

Diciamo la verità, manca qualcosa, manca un po’ di simpatica energia o forse manca semplicemente un leader che apra la partita, proprio come dice la canzone di Jovanotti. Matteo Renzi ha fatto due passi indietro durante la fase elettorale delle Politiche per consentire a Carlo Calenda di ravvedersi su molte posizioni e dare finalmente vita a quello che già nel paese esiste, ossia un elettorato moderato, con valori cristiani, liberale e riformista.

Ma vorrei dirlo a voce alta. Un Partito unico, che partecipava senza le casacche dei vecchi partiti, era già presente alle riunioni della Leopolda. Esisteva già ed esiste già. E sì proprio alla Leopolda, ideata da Matteo Renzi, già un decennio fa, hanno sempre partecipato cittadini che si riconoscevano in un qualcosa che formalmente mancava ma era presente nella nostra società. Le tantissime persone che ogni anno si radunano alle giornate della Leopolda a Firenze si riuniscono perché spinte da idee, passioni e speranze comuni. Non hanno mai avuto una casacca unica di Partito esistente ma si sono sempre riconosciute intorno a Matteo Renzi e alla sua leadership naturale.

Poi abbiamo visto cosa si è scagliato contro la Leopolda e Matteo Renzi. Indagini che io ritengo farlocche e senza alcun fondamento giuridico. Ma senza entrare in questo argomento, seppur molto importante per la storia politica giudiziaria italiana e per i gravi danni creati, quello che qui occorre analizzare è la ripresa di quel percorso politico.

La nostra società è stanca di contrapposizioni preconcettuali e anacronistiche: abbiamo visto che lo schema centrodestra contro centrosinistra è ormai forviante e non utile al Paese, che spesso le coalizioni sono soffocate da personalismi e idee contrastanti, che si sceglie una coalizione solo per arrivare al potere ma poi non si governa.

L’ultimo esempio lo stiamo vivendo ora con il governo Meloni: un esecutivo formato da partiti e persone che hanno grossi contrasti anche ideologici, oltre ad non essere preparati, altro che pronti. Infatti, spesso il consenso non vuol dire essere i migliori e in politica accade sovente. Bene, l’esperienza Draghi ha fatto capire e dovrebbe far riflettere su cosa sia la politica moderna, ossia praticità ed efficienza scevra dai vecchi schemi politici.

Detto ciò ora bisogna capire come fare. Il famigerato “Terzo Polo”, nato velocemente qualche settimana prima delle elezioni politiche, ora ha bisogna di una vera struttura e di aprirsi alla società. Per fare questo occorre capire ed ascoltare le esigenze del Paese e soprattutto evitare personalismi che possano dare idea ad un partito chiuso e autoreferenziale.

A questo punto se Matteo Renzi ha fatto due passi indietro per favorire la federazione fra Italia Viva e Azione a questo punto logica vorrebbe che anche Carlo Calenda facesse la stessa cosa. Ciò aiuterebbe il percorso definitivo per la nascita del partito unico e la reale apertura alla società civile. Perché è difficile pensare che un fondatore possa avviare un reale percorso oggettivo se è lui a volersi proporre in prima persona come Segretario nazionale o come si voglia chiamare.

Occorre novità e soprattutto lungimiranza. Occorre buon senso e spirito di leale collaborazione. Solo così si può realmente accelerare e dare al percorso reale attrattiva. Una bella festa di nascita di un partito che è già presente ma aspetta un nome e un simbolo comune. Una fase politica importante per l’Italia e per la sua innovazione. Ognuno faccia il suo con spirito di servizio nell’interesse della collettività.

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