Televisione

Morto Maurizio Costanzo, dai consigli per gli acquisti alla passerella e lo sgabello mobile: la rivoluzione del talk al “Maurizio Costanzo Show”

“Il talk è la vita, non la promozione”. A guardare indietro nei quasi sessant’anni di carriera di Maurizio Costanzo, nato a Roma nel 1938, subito catapultato nel mondo del giornalismo tra il 1956 e il 1966 - Paese Sera, Tv Sorrisi e Canzoni, Grazia -, poi radio Rai, e infine il primo canale Rai e l’apoteosi su Canale 5, si scorge il fiuto dello scopritore di personaggi, nonché dell’intervista in presenza che mira all’anima dell’intervistato

di Davide Turrini

Maurizio Costanzo è morto. Aveva 84 anni. Indiscusso protagonista della storia della tv italiana, Costanzo è stato giornalista, autore radiofonico, teatrale e musicale, sceneggiatore cinematografico, infine sul finire degli anni settanta ideatore, conduttore del genere allora nascente del talk show. Da Bontà Loro su Rai1 nel 1976 fino al Maurizio Costanzo Show nel 1982 su Canale 5, Costanzo crea una sorta di spazio colloquiale, salottiero dove mescola la presenza di personaggi del mondo dello spettacolo a quelli della politica, infine della tv, con un linguaggio confidenziale ma mai scontato. Negli anni Novanta, quando il Costanzo Show si infila nel contesto politico tra Prima e Seconda Repubblica, è vittima di un attentato mafioso a Roma ma fortunatamente senza conseguenze. Nel 1980 il nome di Costanzo apparve nella lista della loggia massonica P2 di Licio Gelli pubblicata dal Corriere della Sera. Costanzo è stato sposato quattro volte con Lori Sammartino; Flaminia Morandi (il regista Saverio è suo figlio), Marta Flavi e Maria De Filippi (con lui dal 1995); e ha avuto una importante relazione sentimentale con Simona Izzo.

“Il talk è la vita, non la promozione”. A guardare indietro nei quasi sessant’anni di carriera di Maurizio Costanzo, nato a Roma nel 1938, subito catapultato nel mondo del giornalismo tra il 1956 e il 1966 – Paese Sera, Tv Sorrisi e Canzoni, Grazia -, poi radio Rai, e infine il primo canale Rai e l’apoteosi su Canale 5, si scorge il fiuto dello scopritore di personaggi, nonché dell’intervista in presenza che mira all’anima dell’intervistato. Non c’è nulla da fare, se Mike è stato il re del quiz, Pippo l’intrattenitore per antonomasia degli spettacoli da sabato sera, Costanzo ha incarnato nella tv italiana il bonario talent scout che si fa amico e confessore, comune passante in strada e finissimo conoscitore di temi culturali e politici. È proprio nel calderone fumante del suo peregrinare creativo tra gli anni sessanta e settanta (l’autore di Se telefonando di Mina è lui, ma è anche sceneggiatore di decine di film tra cui Una giornata particolare di Scola e Tutti defunti tranne i morti di Avati, nonché regista del suo Melodrammore) Costanzo affina la capacità di scovare prima di tutto comici (Paolo Villaggio), cabarettisti (Enzo Iachetti, Dario Vergassola, Giobbe Covatta, Giole Dix, Marco Carena, tra i numerosi altri), ma inaugura soprattutto la figura dell’intellettuale, o presunto tale, incaricato di occupare il posto della divulgazione televisiva spettacolare e spesso provocatoria. Si leggano l’invenzione assoluta di Vittorio Sgarbi che esordisce sul palco del Teatro Parioli con i quadri di Van Gogh alle spalle o personaggi come Roberto D’Agostino, più legati all’analisi del costume, o ancora apre il pertugio probitissimo dell’identità di genere con Aldo Busi, Eva Robin’s, ecc… Costanzo, tra l’altro, imposta spazialmente il talk fin dagli esordi di Bontà loro, poi con Acquario, stando seduto in mezzo agli ospiti e non nella tradizionale posizione laterale dietro la scrivania dei più importanti talk statunitensi.

Nel Costanzo Show su Canale 5 utilizzerà una sorta di sgabello mobile che sposterà tra i divanetti dove sono seduti gli ospiti disposti a semicerchio. Sembra nulla, ma significa una confidenzialità che abbatterà molte traiettorie formali e imbalsamate che lo schema televisivo pubblico imponeva fino all’avvento delle tv private. Il Maurizio Costanzo Show nasce abbastanza in sordina su Rete 4 in prima serata con un appuntamento settimanale, solo qualche anno più tardi, su Canale 5 di Berlusconi inizierà a stazionare nella cosiddetta fascia della seconda serata quotidianamente per la sua perfetta consacrazione popolare. Al pianoforte il fido Franco Bracardi, la celebre “passerella” sul finale, l’altrettanto celebre lancio degli spot con il “consigli per gli acquisti”, la vicinanza tra sconosciuti (ricordate Valerio Mastandrea?) e star dello showbiz (memorabile la serata Vitti-Sordi-Gassman) Costanzo letteralmente disegna una matrice comunicativa e culturale ideale del talk italiano finanche a sorpresa (non c’era il web ad annunciare gli ospiti e quindi dalle quinte ogni sera sbucava una possibile sorpresa) che subirà modifiche su modifiche fino al definitivo dissolversi in mille ripetitivi rivoli di salottini dove, appunto, non è più la presenza casuale, amicale, vicina al conduttore a fornire senso di eccezionalità alla puntata, ma il più banale e scontato giro promozionale del disco, libro, film a chiudere definitivamente la confessionalità purissima e originaria del talk.

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