Perché pochi comuni realizzano la rivoluzione delle ecotecnologie? Ne ho parlato con Cristiano Bottone del Movimento delle Città di Transizione, che ha grande esperienza nella consulenza ad amministrazioni locali.

In Italia ci sono centinaia di comuni che hanno adottato scelte vincenti. Tanto per fare qualche esempio: illuminazione a led, pompe di calore, isolamento termico, orti popolari a disposizione delle famiglie a basso reddito, strategie per la mobilità sostenibile, impianti di biogas, impianti fotovoltaici comunali, supporto a gruppi di acquisto, banche del tempo, rapaire café, mercatini liberi dell’usato, comunità energetiche…

E non sono solo le amministrazioni progressiste a seguire questa via, anche alcune amministrazioni di destra hanno ottenuto risultati ottimi; esempio luminoso Sondrio. Il che prova che non si tratta di scelte ideologiche ma di buon senso.

Ma perché, nonostante i successi, queste buone pratiche non vengono adottate da migliaia di comuni?

Cristiano si scontra da anni con le resistenze che impediscono ai sindaci di realizzare la svolta ecologica. Fu lui a organizzare alla Libera Università di Alcatraz, 17 anni fa, il primo convegno del Movimento. Restai affascinato quando scoprii che per entrare in questa organizzazione dovevi prima aver realizzato un progetto sul tuo territorio. Se il progetto veniva giudicato positivo diventava programma del Movimento.

Altra regola: vietato organizzare un incontro politico senza che ci sia anche una festa. Meraviglia! Ho chiesto a Cristiano di fornirmi una lista delle loro esperienze positive. Mi ha risposto che il problema non è cosa fai, ma come ci arrivi. Quindi chiedo a lui. Perché non riusciamo a convincere la maggioranza dei comuni a cambiare?

Cristiano Bottone afferma che la cosa che lo attrasse maggiormente quando scoprì l’approccio transizionista era la domanda: “perché fino ad oggi abbiamo fallito nel cambiare strada?”. Dagli anni ’70 in avanti innumerevoli tentativi sono stati fatti dai movimenti ambientalisti e di giustizia sociale per correggere la rotta di un sistema che si sarebbe incamminato su un sentiero di autodistruzione, ma niente! Fino ad oggi non si è prodotto alcun risultato davvero significativo.

È anche vero che in questi ultimi 15 anni però sono stati realizzati in giro per il mondo moltissimi esperimenti di transizione che, pur non conducendo a cambiamenti significativi su grande scala, hanno permesso di capire molte delle ragioni profonde del nostro non cambiare. Si è scoperto che gli ingredienti fondamentali per produrre cambiamenti sostanziali sono tre: la riconnessione con la realtà, la gestione degli aspetti emotivo/irrazionali e relazionali, la messa a terra pratica e pragmatica delle azioni giuste.

Il Movimento di Transizione ha fatto un grande sforzo per tradurre esperienze pratiche e concetti molto complessi e teorici in qualcosa che sia realmente applicabile in modo ripetibile nella vita quotidiana di un Comune di piccole o medie dimensioni (per le metropoli la faccenda cambia un po’). Quindi non basta avere buone idee, è necessario trovare il modo di coinvolgere i cittadini e l’amministrazione in un processo di discussione e presa di coscienza che poi porti alla realizzazione delle innovazioni. Il che spiegherebbe perché dei più di 100 sindaci che ho incontrato personalmente solo 5 hanno poi realizzato le proposte che avevo portato… parlare con i sindaci non basta.

Proprio per questo Cristiano Bottone e il Movimento di Transizione propone una metodologia di processo, che si occupa del come e non del cosa. Il cosa è una conseguenza di come si è arrivati a decidere un certo intervento, a scrivere una certa legge, ecc. Le metodologie di questo tipo si comprendono principalmente attraverso l’esperienza diretta. Certo è possibile studiare le documentazioni del Movimento che sono libere e spiegano tutto per filo e per segno, ma sarebbe un po’ come pensare di imparare a guidare l’auto leggendo i manuali per la patente di guida: fino a che non guidi davvero farai una gran fatica a capire veramente cosa si deve fare, come e quando.

Se comunque la cosa vi incuriosisce trovate la storia di queste sperimentazioni sul sito https://municipalitiesintransition.org e qualche informazione su LTT su https://www.transformation-toolkit.org. Perché il cambiamento di concretizzi servono figure professionali per assistere le comunità nelle fasi iniziali. Non è difficile, ma è diverso da quello a cui siamo abituati. Questo vale ovviamente per mille discipline, dal tennis alla chirurgia, ma stranamente, quando si tratta di cambiare i sistemi umani, si continua a immaginare che questo avverrà attraverso la buona volontà.

Il maggior problema è formare figure in grado di aiutare le comunità a sperimentare questo approccio. Servirebbe un percorso universitario che nessun ateneo è attualmente in grado di fornire, esiste solo un master in Spagna, ma su questo fronte siamo in difficoltà nonostante le molte collaborazioni che il Movimento per la Transizione ha con università. Speriamo che l’attuale aggravarsi delle molte crisi stimoli l’emergere di nuove possibilità.

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