Tre giorni per discutere di precarietà e salari, sviluppo e scenari internazionali. Ruoterà attorno a questi quattro temi il congresso della Fiom-Cgil che inizia giovedì 16 a Padova con la partecipazione dei 645 delegate e delegati dei metalmeccanici. Tappa finale del percorso congressuale della Fiom, iniziato lo scorso ottobre con le assemblee, che hanno coinvolto oltre 150mila iscritti, alla tre giorni padovana sono attesi decine di ospiti, dai candidati alla segreteria del Pd Stefano Bonaccini ed Elly Schlein al presidente del M5s Giuseppe Conte passando per Liliana Segre e i rappresentanti delle associazioni studentesche fino ai Fridays for Future e altre decine di docenti universitari, rappresentanti del mondo della cultura, associazioni e movimenti sociali.

Punto centrale la relazione introduttiva, prevista giovedì alle 14.30, e le conclusioni in scaletta sabato alle 12 del segretario generale Michele De Palma. “Il ruolo principale del sindacato è unire le persone per organizzare e contrattare il futuro”, ha spiegato a Collettiva il numero uno dei metalmeccanici Cgil analizzando i temi che saranno gli assi portanti dei lavori congressuali. Riguardo i salari, De Palma ricorda che “nell’ultimo contratto nazionale siamo andati oltre l’Indice dei prezzi al consumo (Ipca), innovando l’inquadramento” e la clausola “per cui, se l’andamento dell’Ipca fosse stato superiore all’aumento previsto sui minimi tabellari, ci sarebbe stato un adeguamento”. Quindi se a giugno il tasso d’inflazione verrà confermato “avremo un incremento dei salari superiore a quello previsto”. Chiedendo “progressività e proporzionalità” del sistema fiscale e sottolineando che la flat tax “vessa” pensionati e dipendenti, il segretario generale sottolinea che “come la destra ha avuto il coraggio di fare la flat tax, noi dobbiamo avere il coraggio di proporre la patrimoniale”.

Sul tema della precarietà De Palma illustra due vie da seguire: una riguarda una contrattazione che “impedisca l’implementazione delle causali dentro i contratti di lavoro” e l’altra “la promozione di una legislazione che, come in Spagna, favorisca la stabilizzazione dei rapporti di lavoro” perché per “dare stabilità all’industria bisogna dare stabilità al lavoro, e per dare stabilità al lavoro bisogna avere lavoratrici e lavoratori con contratti a tempo indeterminato”. Dopo un 2022 che ha rappresentato l’ennesima annata da ‘strage’ per i morti sul lavoro, il tema della sicurezza resta centrale e De Palma sottolinea che “gli ispettori del lavoro sono pochi e spesso non in grado di poter affrontare la mole delle illegalità” e ricorda che “la medicina del lavoro è scomparsa”. La Fiom torna inoltre a chiedere una posizione “centrale” nel dibattito della transizione industriale dopo anni di “dismissione”: “Moltissime vertenze aperte, infatti, vedono da un lato l’arretramento dello Stato, dall’altro la decisione dei padroni d’investire nella roulette russa della finanza più che nei capitali pazienti di carattere industriale”, sottolinea il leader della Fiom.

Temi che il sindacato dovrà affrontare avendo di fronte un nuovo governo che, secondo De Palma, “sta lavorando a dividere e a mettere in contrapposizione, contemporaneamente alla verticalizzazione delle istituzioni, al disequilibrio tra i poteri dello Stato, al disconoscimento del ruolo democratico che, ad esempio, il sindacato ha”. La “disintermediazione – accusa De Palma – continua a essere il più grande tentativo di riduzione degli spazi democratici, proprio per la libertà dei lavoratori di potersi organizzare in sindacato per poi contrattare le proprie condizioni di vita e di lavoro”. In questo solco si inserita la “soluzione presidenzialista” caldeggiata da tempo. Senza contare l’autonomia differenziata, che ha iniziato il proprio percorso in Consiglio dei ministri: “Il punto è la relazione tra le risorse a disposizione e la garanzia di diritti che già oggi non sono uguali da una punta all’altra del Paese. C’è il pericolo della frammentazione, di creare cittadini di serie A e cittadini di serie B nell’accesso alla sanità, alla scuola, all’università. Un progetto che va fermato, perché rischiamo di distruggere il senso di appartenenza alla nostra Repubblica democratica”.

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