Mia moglie ha sempre avuto poco latte. Allattavo io, latte in polvere, tutte le notti e nessun senso di colpa. Mai!

L’ostetrica del corso preparto insisteva con le future madri di attaccare il figlio al seno, insistere, che il latte sarebbe arrivato. Insistere. Insisteva col parto naturale, insisteva. Il nostro primo figlio è rimasto immobile nella pancia per nove mesi, troppo comodo per girarsi. Cesareo. In ospedale insistevano per attaccarlo al seno, il latte sarebbe arrivato, insistevano. Mia moglie era esausta, ma c’ero io, padre e marito (come dovrebbero esserci tutti i padri o partner) pronto a proteggerla. Dimessi, tre notti dopo ero un mago del latte in polvere e il “piccolo” gradiva.

L’ostetrica del corso è venuta a verificare le condizioni del neonato, era distaccata, non approvava né il cesareo né il latte artificiale, ci siamo sentiti discriminati, ma eravamo forti e uniti. Dopo 14 mesi è nato il secondo, niente parto naturale, ancora cesareo, troppo poco era passato dal primo. Eravamo genitori da un anno e ancora più uniti, non ho mai dormito così poco e allattato così tanto e il secondo era in arrivo.

Mia moglie ha sempre avuto poco latte, chiediamo all’infermiera di turno la famosa “aggiunta”, l’aiutino, pochi grammi di latte artificiale per compensare quello naturale. Chiedo all’infermiera, mi guarda come avessi bestemmiato, esita e la precedo “Dove devo firmare?”. Torniamo a casa e mi rifaccio le notti con latte in polvere, la cucina un pub del biberon, ero un babbo alla mescita. E non mi sono mai sentito in colpa e non ho mai pensato che una madre dovesse fare più di quanto non sia chiesto a un padre.

Si può nascere e morire dopo tre giorni, come è successo in corsia a Roma, e se sei madre morire per sempre afflitta dal senso di colpa, mentre chi ti ha lasciata sola al “dovere” di essere adeguata, senza proteggerti dal diritto di sfinimento, avrà un alibi nei libri che insegnano a far fare la nanna ai figli. C’è tempo per essere genitori, oltre la nascita, a volerlo c’è tutta la vita e ci dev’essere tempo per concedere tregua a una madre. Non posso attaccarmi i figli al seno, ma come padre posso esserci e devo proteggere mia moglie.

Tornati a casa avevo la fissa di tenere in ordine, accudire i figli e permettere a mia moglie di riposare. Mi accanivo inesauribile a riordinare. Ho resistito tre giorni, finché mi son steso esausto sul divano, con mio figlio meravigliosamente addormentato che mi sprofondava sul torace. Ho guardato il disordine e ho pensato, per me e per mia moglie: “Ci vadano loro all’inferno!”.

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