Non bisogna limitare la responsabilità per danno erariale, perché un suo “indebolimento” potrebbe creare “situazioni propizie alla dispersione delle risorse pubbliche, specialmente di quelle legate al Pnrr, così determinando un clima favorevole per l’infiltrazione della criminalità organizzata“. L’avvertimento arriva dal presidente della Corte dei conti, Guido Carlino, durante il suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario. Il suo giudizio è netto: “Alla luce dei risultati sinora conseguiti” nel monitoraggio dei fondi europei tra cui quelli del Pnrr, “permangono perplessità sulle norme che hanno previsto limitazioni alla perseguibilità delle condotte gravemente colpose, ancorché produttive di danno”.

Il riferimento è alla norma introdotta dal governo Conte nel luglio 2020 e poi rafforzata dal governo Draghi che l’ha prorogata fino appunto al 2023. Prevede la limitazione della responsabilità per danno erariale ai soli casi di dolo, con l’eccezione dei casi in cui il funzionario omette di firmare un atto: novità che puntava nelle intenzioni del governo a rendere più rischioso il “non fare” che il “fare male”, ma che aveva ricevute già allora alcune critiche da parte della Corte dei conti. Nel suo intervento il presidente Carlino evidenzia però che la cosiddetta “paura della firma“, che “viene talvolta evocata per limitare la responsabilità erariale, deve imputarsi all’incertezza e alla complessità della normativa nei diversi settori amministrativi” e “non alla giurisprudenza della Corte dei conti”, che “fa uso di tutti gli strumenti normativi che consentono di coniugare l’effettività della tutela con un’equa valutazione del caso concreto”. Un concetto che ha voluto sottolineare anche il procuratore generale della Corte dei conti, Angelo Canale: “Nell’attuale congiuntura economica, nella quale è avvertita la necessità di porre la massima attenzione nell’impiego delle risorse pubbliche”, per il pg “stride non poco sentire nuovamente parlare di ‘paura della firma’ e della necessità di tenere amministratori e funzionari pubblici, come pure è stato detto, ‘nelle condizioni che se firmano un atto non vengono poi perseguiti‘”. Per Canale è piuttosto una “fuga” dalla firma, “cioè timore o più spesso incapacità di assumersi responsabilità“.

“Anche la grave negligenza venga punita” – “La limitazione della perseguibilità di tali illeciti non tocca soltanto gli amministratori e i dipendenti pubblici, ma anche i privati sottoposti alla giurisdizione contabile, che sono a vario titolo coinvolti nella realizzazione di programmi di spesa finanziati con pubbliche risorse“, spiega Carlino. Il Pnrr, dice il presidente della Corte dei conti, “deve essere una grande occasione di rilancio e di rinnovamento del Paese e nessuno spazio di azione deve essere lasciato al malaffare, e a maggior ragione in ambito finanziario”, perciò è necessario che “non solo la mala gestio connotata da dolo, ma anche la grave negligenza trovino puntuale sanzione nell’ambito della giurisdizione della Corte dei conti. L’esenzione dalla responsabilità per coloro che hanno cagionato danni all’erario, violando palesemente norme di diritto e auto-vincoli amministrativi nonché regole di prudenza, perizia e diligenza, accresce l’onere finanziario che ricade sullo Stato, sulle Autonomie territoriali, sugli enti pubblici e, in ultima istanza, sui cittadini”, spiega il presidente.

“La paura della firma? È una fuga” – Nell’intervento del procuratore Canale ritorna il tema della “paura della firma”, che definisce una “fuga” per “timore o incapacità di assumersi responsabilità”. E spiega: “Si fa riferimento alla burocrazia difensiva o alla ‘paura della firma’ soprattutto con riguardo agli effetti inibenti dell’attività contrattuale delle pubbliche amministrazioni: il vero è che un’attenta analisi svolta sul numero e la tipologia delle fattispecie dannose collegate alla materia degli appalti pubblici dimostra inequivocabilmente che l’ambito di intervento delle procure erariali si è limitato a singole, specifiche e circoscritte ipotesi di mala gestio causative di pregiudizio erariale” come illegittime proroghe, disservizi gestionali e operativi, lesione alla concorrenza, “generalmente successive all’aggiudicazione e spesso alla stessa fase dell’esecuzione”. Per ovviare a questa paura, prosegue il procuratore, “la soluzione non può essere quella di abbassare” lo standard “di diligenza che si deve comunque esigere dal pubblico funzionario”. È “invece da apprezzare” il nuovo Codice dei contratti pubblici, che “introduce una definizione speciale di ‘colpa grave‘ in ambito negoziale, allineandone i contenuti e l’ambito di operatività a quelle delle altre figure di responsabilità professionali, già previste dall’Ordinamento”, sottolinea il procuratore Canale.

Le criticità nell’attuazione del Pnrr – Dal monitoraggio della Corte dei conti sull’attuazione del Pnrr nel primo semestre 2022, è emersa una “condotta favorevole” delle amministrazioni centrali, che infatti hanno conseguito tutti gli obiettivi, ma anche “alcune criticità“, tra cui: “Maggiore onerosità degli investimenti programmati, dovuta al sopravvenuto rincaro dei costi riguardanti materie prime e fonti energetiche; minore capacità di spesa rispetto all’afflusso di nuove e consistenti risorse provenienti dall’Unione europea; necessità di rafforzare le strutture amministrative deputate all’attuazione del Pnrr, mediante il reclutamento di esperti”: è quanto sottolinea la Corte dei conti nella relazione sull’attività 2022.

Reddito, “carenze nei controlli” – “Le domande di reddito di cittadinanza bloccate, respinte, fatte decadere o revocate sono state, nel triennio 20192022, numerosissime, nell’ordine di oltre due milioni“. Così il procuratore generale della Corte dei Conti Angelo Canale nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. “Le ipotesi delittuose già portate all’attenzione del giudice penale, con il coinvolgimento non solo dei singoli percettori, ma anche di organizzazioni malavitose e di funzionari pubblici preposti ai controlli, hanno determinato l’intervento delle procure contabili e si registrano le prime condanne. Un ‘focus’ particolare dovrà essere rivolto, in questo quadro, non tanto verso i singoli percettori, quanto verso le carenze e le gravi negligenze nei controlli“, aggiunge.

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