Televisione

Pino Insegno: “Torno in Rai perché sono bravo. Niente raccomandazioni da parte di Giorgia Meloni, non sono una velina”

Intervistato da Repubblica, l’attore e doppiatore romano però non vuole sentir parlare di spinte politiche, pur non nascondendo la vicinanza con Fratelli d’Italia che l’ha visto speaker a Piazza del Popolo nella chiusura di campagna elettorale di Giorgia Meloni

di F. Q.

“Torno in Rai perché sono bravo. Niente raccomandazioni, non sono una velina”. Il ritorno di Pino Insegno sulla tv pubblica sembra oramai certo. Intervistato da Repubblica, l’attore e doppiatore romano però non vuole sentir parlare di spinte politiche, pur non nascondendo la vicinanza con Fratelli d’Italia che l’ha visto speaker a Piazza del Popolo nella chiusura di campagna elettorale di Giorgia Meloni, e presente nel sostegno al candidato di centrodestra alle regionali del Lazio, Francesco Rocca. Insegno spiega che con il Pd al governo è stato penalizzato. “Secondo voi perché sono sparito dalla tv, perché non sono bravo? Vai a vedere chi ha preso le mie trasmissioni, non faccio nomi perché non voglio querele, ma queste sono le indagini che un giornalista serio dovrebbe fare. Ho doppiato 400 professionisti, ho fatto 600 puntate in tv. Poi non c’era più posto per me”.

Insegno rivendica comunque un’indipendenza di pensiero, e voto politico, nonostante si definisca di “centrodestra”, sostenendo che Rocca “è una persona fantastica che conosco da 25 anni, so quanto vale. Ma se ci fosse stato un Nicolini, che era di sinistra, avrei votato per lui”. L’attore ricorda poi un’iniziativa in cui venne coinvolto quando a governare il Lazio c’era Storace. “Mettemmo su un progetto sui teatri in periferia, i cosiddetti ‘teatri di cintura’. Fondai un’associazione, Teater, che avrebbe gestito questi centri culturali senza soldi pubblici, ma con i fondi europei. Era un progetto talmente bello che Storace mi disse: vedrai, pure se perdo ti aiuteranno. Invece tornai dopo le elezioni in Regione, mi risposero: con i fascisti non ci parliamo. E avevo aperto un teatro mica un campo di concentramento”. Infine prima di affermare che “la cultura non ha colore” e chi i “giocatori bravi si trovano sia nella mia Lazio che nella Roma”, ecco la stoccata ai colleghi che si professano di sinistra, ma che poi “hanno i miliardi”: “A volte c’è anche l’ideologia, ma viene messa in pratica poco. Io invece amo stare fra la gente”.

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