Per molti siciliani il 2022 è stato un anno importante: in una delle regioni con le maggiori criticità sul fronte occupazionale, si sono riaperte le porte della Regione. Una possibilità, quella di trovare lavoro all’interno degli uffici pubblici regionali, che per una trentina d’anni era stata preclusa e che invece ha preso forma grazie a una serie di concorsi. Tra cui alcuni dedicati al potenziamento dei Centri per l’impiego. In ballo, nell’ambito del piano di potenziamento nazionale previsto fin dal 2019, ci sono 487 posti per profili diversi, alcuni dei quali riservati ai laureati, altri aperti anche a quanti in possesso di un diploma. Il bando del dicembre 2021 ha dunque alimentato le speranze di decine di migliaia giovani e meno giovani che in estate hanno affrontato le prove organizzate da Formez, l’associazione in house dal dipartimento della Funzione pubblica della Presidenza del Consiglio a cui aderiscono tante associazioni, tra cui la Regione Siciliana.

Ma come spesso accade in Sicilia, le ciambelle non è detto che riescano col buco. “Il giorno in cui è stata pubblicata la graduatoria, in tanti ci siamo resi conto che c’era qualcosa che non andava”. A parlare è Giovanna (nome di fantasia, ndr). È soltanto una dei tanti che ritengono di avere subito un’ingiustizia che, se non rettificata, rischia di compromettere le speranze di assunzione. All’origine della contestazione ci sono diversi aspetti, ma quello più eclatante è senz’altro la disparità con cui la commissione giudicatrice ha valutato il possesso dei titoli dei candidati. “Ho fatto accesso agli atti e ho avuto conferma dei miei sospetti: hanno valutato in maniera differente le lauree 3+2 e quelle a ciclo unico. Qualcosa di incredibile, ma che ha condizionato la stesura della graduatoria”.

Nel mirino è finito il passaggio del bando in cui viene esplicitato che sarebbe stato assegnato “1 punto ogni laurea” e “1,50 punti per ogni diploma di laurea, laurea specialistica o magistrale”. Ciò di fatto ha consentito ai possessori delle lauree 3+2 di ottenere 2,5 punti, mentre a quanti hanno conseguito il titolo in epoca precedente alla riforma che introdusse la ripartizione fra triennali e specialistica o comunque in una fase in cui l’offerta prevedeva il ciclo quinquennale è stato dato soltanto 1,50.

“Una ingiustizia mai vista che rischia di macchiare l’operato della Regione e di mortificare le speranze di tantissimi candidati”, continua Giovanna. La giovane, che ha partecipato al concorso per operatore del mercato del lavoro, profilo aperto anche ai diplomati, nei giorni scorsi ha impugnato la graduatoria pubblicata a novembre, presentando ricorso al Tar. Nel ricorso si fa riferimento ai numerosi decreti ministeriali che nel corso degli anni hanno certificato l’equipollenza tra le lauree del Vecchio Ordinamento, le 3+2 e le Magistrali. In effetti a sollevare alcune perplessità sulla chiarezza con cui il bando è stato scritto era stata la stessa commissione giudicatrice. “Si rileva – si legge in un verbale di fine ottobre visionato dal fattoquoditiano.it – come preveda la valutazione senza nulla disporre in ordine ai corsi di laurea triennali che si pongono in propedeuticità con il corso di laurea magistrale o specialistica. Nemmeno la banca dati fornita da Formez – hanno sottolineato i commissari – consente di dedurre quale laurea magistrale o specialistica sia da considerare come diretta prosecuzione degli studi, dopo il conseguimento della laurea di primo livello”. Osservazione che, tuttavia, ha portato la commissione a interpretare in maniera letterale le regole del gioco, assegnando 2,5 punti a chi ha presentato una laurea 3+2.

“Non è accettabile che la Regione Siciliana contravvenga a tutti le norme che riconoscono l’equipollenza. Dovrebbe immediatamente correggere in autotutela la graduatoria, senza aspettare l’intervento del Tar”, sottolinea Giovanna. Di avviso diverso, però, è il governo regionale guidato da Renato Schifani. “La sensazione che il bando sia stato scritto in maniera non chiara c’è, è vero, ma per adesso attenderemo le determinazioni della giustizia amministrativa e poi capiremo il da farsi”, dichiara l’assessore alla Funzione pubblica Andrea Messina. I motivi su cui si poggia la volontà di aspettare le evoluzione dei ricorsi sono molteplici, tra cui anche alcuni pronunciamenti proprio della giustizia amministrativa che, al momento, ha rigettato le istanze di sospensiva presentate da alcuni candidati: “A un primo sommario esame proprio della fase cautelare e impregiudicata ogni valutazione in rito, (si ritiene) che il ricorso non sia sorretto da sufficienti profili di fondatezza tali da farne ragionevolmente ipotizzare un esito favorevole”, è il passaggio delle ordinanze emesse dal Tar. Con i giudizi che hanno affermato che “le regole di distribuzione dei punteggi per i titoli di studio stabilite dalla lex specialis della procedura non sembrano violare lo schema del corretto esercizio della discrezionalità”.

“Noi ci limiteremo a rispettare le decisioni che saranno prese dai giudici amministrativi, qualsiasi altra scelta rischierebbe soltanto di complicare il quadro, portando ad altri ricorsi da parte degli attuali vincitori. Inoltre – continua l’assessore Messina – bisognerà capire se un aggiornamento delle valutazioni realmente comporterebbe un cambio della graduatoria nell’ottica dell’aggiudicazione dei posti utili all’assunzione, considerato anche che dagli uffici mi dicono che molti dei ricorrenti risultano ad aver partecipato anche al concorso riservato ai laureati dove i posti a disposizione sono risultati essere maggiori del numero degli idonei. Insomma – conclude l’esponente della giunta guidata da Renato Schifani – per il momento è giusto attendere”.

A pensarla diversamente è Giovanna. E con lei quanti da mesi vivono temendo di restare esclusi soltanto per avere conseguito la laurea nel momento sbagliato. “La graduatoria è cortissima, avere un punto e mezzo in più significa riuscire a scalare decine e decine di posti. Nessuno – conclude – può accettare che questa storia si concluda così”.

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