Il 16 gennaio è stata lanciata la campagna nazionale “Basta Vaschette” dall’Associazione Mare Vivo e da Zero Waste Italy.

Sono più di un miliardo e duecento milioni le vaschette di plastica smaltite in Italia, soprattutto adoperate nell’imballaggio della frutta e verdura venduta nei supermercati. Queste vaschette sono soprattutto – anche se non solo – costituite da polistirolo (o polistirene con simbolo PS) e seppure differenziabili finiscono negli inceneritori, non essendo facilmente riciclabili. Mentre nonostante l’approvazione della SUP in sede europea a partire dal 2021 continua a crescere il flusso di imballaggi plastici e/o poliaccopiati (vedi tetrapack e/o carta mista a plastiche nel confezionamento di biscotti, pasta, merendine ecc) che oltre all’impatto diretto finiscono anche per creare confusione e difficoltà tra i cittadini impegnati nelle raccolte differenziate.

Il senso della Campagna nazionale è duplice: sensibilizzare i cittadini e l’opinione pubblica alla riduzione della plastica, orientando le scelte di acquisto verso prodotti non confezionati in imballaggi usa e getta; e coinvolgere i decisori politici nazionali ad intervenire come, per esempio, ha fatto la Francia che nel 2021 ha approvato una Legge (Loi anti-gaspillage) che prevede, tra l’altro, il divieto per vaschette che contengono meno di un kg e mezzo di frutta, verdura o altro cibo. Ma questa normativa prevede anche entro il 2025 di ridurre di almeno il 20% della plastica in imballaggi monouso, obbligando al 100% l’uso di imballaggi monouso a patto che siano riciclabili. Con tale provvedimento viene messo al bando qualsiasi imballaggio in polistirene (polistirolo).

Inoltre, proprio all’inizio del 2023 tutto il settore del fast food (McDonald’s compreso) è obbligato ad usare un kit riusabile (non monouso nemmeno se riciclabile) lavabile. E in Italia? Niente si muove e tutto è lasciato all’iniziativa privata che, senza incontrare sostanziale supporto pubblico ma per mere opportunità di marketing, mentre lancia tentativi di uscita dalla plastica si sposta su tipologie di imballaggio a prevalenza cartacea, ma contenente anche film plastici che creano confusione non solo per la loro differenzazione (a volte diventa difficoltoso capire dove tale imballaggio debba essere conferito, come nel caso di molte marche di biscotti, pasta, alimenti ecc), ma anche problemi alla industria della carta che si trova a fare i conti con l’aumento di impurità nei maceri che provengono dalla raccolte differenziate e vanno a costituire un flusso crescente di “scarto di pulper” o “pulper waste”.

E’ la solita storia: in Italia il Legislatore e la politica per non contrariare le lobby non prendono mai una posizione chiara e cogente, scaricando la patata bollente letteralmente nelle mani dei cittadini chiamati a differenziare in assenza di informazioni chiare, univoche e di semplice accesso. Così, mentre le raccolte differenziate continuano a crescere (nel 2021 la differenziata ha raggiunto il 64,2% sfiorando quel 65% che doveva essere raggiunto già dal 2012), grazie alla grande disponibilità dei cittadini alle “buone pratiche”, a “monte” e cioè dalla politica ci si scaglia contro la stessa Ue, che ha detto chiaro e tondo che ridurre i rifiuti è certo da preferire allo stesso riciclo.

Per questo Zero Waste Italy e Mare Vivo con questa campagna chiedono che si faccia come in Francia (ma la stessa Inghilterra si sta muovendo nella stessa direzione insieme a molti altri Paesi europei) stabilendo per legge obiettivi di riduzione dei rifiuti a partire da quelli plastici. Per questo chiediamo urgentemente un incontro con il ministro dell’Ambiente, nel quale avanzare la richiesta di mettersi al passo con le normative europee su questo versante. Anche se la politica nazionale sembra come al solito impegnata in baruffe più o meno elettorali la crisi ambientale globale non va in vacanza. Quindi, non solo “riscaldamento globale” e crisi energetica, ma anche la drammaticità delle plastiche sversate nei mari – che secondo l’accreditata fondazione Ellen Mc Arthur cresce al ritmo attuale di 10 milioni di tonnellate all’anno (un camion carico di rifiuti plastici al minuto! nel 2050 conterranno più plastica che pesci e biomassa marina) deve trovare il massimo impegno dei Governi nazionali e del contesto mondiale. Altro che mettere in galera gli attivisti del clima che fanno qualche scritta sui palazzi di un “potere indifferente” alla ecologia per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica…

Tante ragioni per sostenere, allora, la Campagna Basta Vaschette!

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