“Non ho mai detto né sostenuto, internamente o pubblicamente che senza la redistribuzione dei migranti non si potesse concedere il Pos (Place of Safety, ovvero dell’indicazione del porto sicuro, ndr), che era una responsabilità amministrativa del ministero degli Interni”, è questo il cuore dell’udienza dell’ex presidente del consiglio Giuseppe Conte, oggi nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, al processo per rifiuto d’atti d’ufficio e sequestro di persona a carico di Matteo Salvini: il leader della Lega è accusato di sequestro di persona, per il mancato sbarco dei 147 migranti a bordo della nave e di rifiuto d’atti d’ufficio, perché si rifiutò di concedere il Pos, nonostante la pronuncia del Tar che aveva bocciato il decreto di divieto di accesso nella acque italiane. Il caso è quello della Open Arms, l’Ong spagnola che nell’agosto del 2019 restò per venti giorni – dal primo agosto al 20 – senza poter sbarcare, soggetta a un decreto di divieto di sbarco da parte del ministro dell’Interno, all’epoca Matteo Salvini.

In aula anche Di Maio e Lamorgese – Il processo a carico dell’attuale ministro alle Infrastrutture è entrato oggi nel vivo con la deposizione di Conte ma anche dell’ex ministra degli Interni Luciana Lamorgese e dell’ex vicepremier Luigi Di Maio. Tutte e tre i testimoni hanno ribadito che non ci fosse nesso tra la redistribuzione e la concessione del Pos. Anche Lamorgese, infatti, ha dichiarato in aula che durante il suo periodo da ministra degli Interni, nel governo Conte 2, sebbene potesse passare una media di 4-5 giorni per la concessione del Pos, questa non era mai dipendente dagli accordi con gli altri paesi europei: “Attivare procedure europee di redistribuzione non era legato alle procedure di concessione del Pos. Da un lato partiva la richiesta di redistribuzione, dall’altro la pratica per concedere il porto sicuro. Solo nella prima parte del governo 2 il Pos veniva concesso dopo l’ok alla redistribuzione, poi si proseguì diversamente e in seguito le condizioni dettate dalla pandemia furono alla base delle nostre decisioni”, così ha dichiarato la ex ministra dell’Interno. Mentre è emerso che nella lettera del 16 agosto 2019 indirizzata da Conte a Salvini, il primo chiese lo sbarco dei migranti e contestualmente lo rassicurò sulla redistribuzione dei migranti: “Però in questa lettera rassicuro il ministro dell’Interno – ha dichiarato sotto giuramento Conte, di fronte al tribunale di Palermo, ripercorrendo i fatti dell’agosto 2019 – guarda che la distribuzione c’è. Conoscendo la sua nota posizione sul fatto che se non c’è la redistribuzione è restio al concedere il Pos, io lo rassicuro sul fatto che ci sono già sei-sette paesi disponibili ad accoglierli”. Un punto focale in merito alle accuse mosse dalla procura di Palermo nei confronti del leader del Carroccio che non concesse mai il Pos alla Open Arms che riuscì a sbarcare solo dopo un provvedimento di sequestro della procura di Agrigento, nonostante il 14 agosto il tar del Lazio avesse bocciato il decreto in cui Salvini aveva vietato l’ingresso in acque italiane alla Ong spagnola.

“Clima incandescente” – Il tutto avveniva in un “clima incandescente – ha detto Conte – rispetto a una competizione elettorale che poteva essere imminente, con un’opinione pubblica particolarmente attenta, sensibile sull’argomento migranti”, in questo contesto, il presidente del M5s ricorda come Salvini lo facesse apparire debole pubblicamente: “Il fatto di dire – ha continuato Conte – il presidente ha una posizione vasta, debole, io invece ho una posizione rigida per lui era motivo di vanto, per me era strumentalizzazione politica”. “Non si capiva più perché si dovesse agire in quel modo perché ormai era prassi che gli altri paesi Ue prendessero una quota dei migranti sbarcati”, questo ha invece dichiarato Di Maio. L’allora vicepremier ha ripercorso anche la vicenda della Diciotti, avvenuta l’anno precedente, quando pubblicamente aveva condiviso l’azione di Salvini: “Erano due fasi differenti, in una fase (all’epoca dello sbarco della Diciotti, ndr) non c’era ascolto da parte europea, in una seconda fase (all’epoca dello sbarco della Open Arms, ndr) invece c’era”. Per questo motivo per Di Maio il divieto di ingresso per la Open Arms in acque italiane sottoscritto da Salvini avveniva “in campagna elettorale, così sembrava allora, anche se poi non si sarebbe concretizzata. Sì, credo che tutto quello che veniva fatto aveva come fine il consenso”.

“Mai sentito di terroristi a bordo” – Non era, invece, nota la presenza a bordo di terroristi, questo è quanto ha riferito ancora Conte, durante la sua deposizione, e non era a conoscenza dell’informativa sul video del sommergibile che ha ripreso le attività del primo sbarco della Open Arms, dell’1 agosto: “Io non ricordo di questa informativa, non posso dubitare che mi sia arrivata, ma non ho una copia personale dell’informativa, sicuramente non c’è stata a mia memoria una discussione verbale su questo argomento. Confesso di avere letto di un video adesso dai giornali”, ha risposto Conte alle domande della difesa. A margine del processo, Giulia Bongiorno, legale di Salvini, ha sottolineato, invece, come la deposizione della ex ministra dell’Interno sia stata decisiva per ritenere il ritardo nello sbarco della Open Arms legittimo: “Credo che la deposizione della Lamorgese sia stata particolarmente significativa – ha detto Bongiorno -. Dalla sua ricostruzione credo sia risultato evidente che è veramente erroneo e fuorviante pensare che il ritardo nello sbarco sia un fatto doloso visto che si è parlato di una tempistica che è collegata sistematicamente alle interlocuzioni con l’Europa. Credo che il meccanismo della redistribuzione sia fondamentale per comprendere che non si tratta di ritardi nello sbarco ma solo di momenti diretti a individuare quale può esser una redistribuzione”. Lamorgese durante il processo ha riferito le decisioni prese in merito al caso della Ocean Vicking che attese l’indicazione di un porto dal 18 ottobre al 29 ottobre 2019, il tempo necessario “per comprendere se l’accordo di Malta – ha detto Lamorgese – fosse scritto sulla base di intenti concreti”. La Ocean Vicking però era una “nave di 70 metri di lunghezza, che poteva attendere si concludesse una procedura che era alla base dell’accordo che avevamo appena sottoscritto”. La Libia “non era nella lista dei porti sicuri”, ha dichiarato durante la sua deposizione, infine, Lamorgese. Una giornata determinante quella di oggi per il processo all’attuale vicepremier, iniziato nel settembre del 2021. La prossima udienza si terrà il 24 marzo e Bongiorno ha annunciato che Salvini rilascerà dichiarazioni spontanee.

SALVIMAIO

di Andrea Scanzi 12€ Acquista
Articolo Precedente

Questionario sulla crisi del Pd: “manca una linea chiara” per il 40% dei militanti. Il leader? Conta solo per il 9%

next
Articolo Successivo

Regionali Lazio, Peter Gomez intervista Alessio D’Amato: quali prospettive senza il campo largo? Rivedi la diretta

next