“Perché ho deciso di tornare? Perché, per quanto venissi pagato tanto, non mi sentivo valorizzato all’estero. Avevo studiato molto, avevo messo anima e corpo negli anni dell’università: e poi mi ritrovavo in una multinazionale a compilare fogli excel dalla mattina alla sera. Mi sentivo un numero: la valorizzazione non passa solo per lo stipendio”. Vincenzo Morelli ha 27 anni ed è originario di Putignano, Bari. Nel 2020 ha lasciato il lavoro a tempo indeterminato nell’Innovation lab di una grande società di consulenza informatica in Francia, a Nizza, per aprire la sua startup, nella sua terra.

Diploma al liceo scientifico di Putignano, Vincenzo si trasferisce a Bologna per la laurea in informatica e management. Poi, la magistrale all’Università di Pisa in data science. “Sono partito nel 2019 per la Francia con grandi speranze. Avevo ricevuto un’offerta di lavoro in una multinazionale nel mio settore”.

La vita a Nizza è scandita da un ritmo di lavoro lento, “molto lento” in ufficio. “C’erano tante persone che facevano poche cose: capitava di passare ore senza far niente”, racconta Vincenzo al fatto.it. Il costo della vita era leggermente più basso rispetto a Milano: la differenza principale stava negli stipendi, “molto più alti rispetto a quelli italiani. Vivevo in un monolocale in centro, facevo la bella vita, non mi preoccupavo di dover arrivare a fine mese e mettevo da parte parecchi soldi”, ricorda.

Ma nello stesso anno Vincenzo matura la decisione di tornare in Italia. “Il giorno in cui sono tornato è stato il giorno in cui ho deciso di licenziarmi e di partire col nuovo progetto”. La sensazione al primo impatto è stata quella di “terrore”. La principale difficoltà è stata rientrare a casa a vivere con i propri genitori dopo 7 anni di indipendenza: “Tutti i miei amici non c’erano, si erano trasferiti nel Nord Italia. Ripartivo da zero e avevo paura di rimanere solo”.

La startup di Vincenzo, Tuidi, sfrutta algoritmi specializzati che, grazie all’intelligenza artificiale, ottimizzano i processi di riordino dei supermercati, evitando gli sprechi alimentari. “Avviare una startup al Sud è un’impresa molto particolare: qui spesso le persone non riescono a distinguere bene il concetto di startup da quello di Pmi – continua –. La Pmi ha dei ritmi, noi altri: molti non capiscono e pensano che avere una startup sia un gioco. E invece noi andiamo veloce e non giochiamo, anche in un borgo da 30mila persone come Putignano”.

Il team è oggi composto da 10 persone, tra matematici, machine learning ingegner, venditori. L’obiettivo è continuare a crescere, investire sul territorio, invertire la rotta e portare i giovani dal Nord al Sud, “non lasciare che i talenti di questa terra vadano via”, continua Vincenzo. Nonostante qualche scontro “con i meccanismi della burocrazia italiana”, la piccola impresa è cresciuta, riuscendo a ricevere un finanziamento a fondo perduto di 110mila euro dalla Regione Puglia, premiata come uno dei progetti più innovativi e raccogliendo oltre 240mila euro da investitori privati.

Per fortuna le difficoltà energetiche per ora non incidono sulla sostenibilità dell’impresa: “La mia architettura è totalmente in cloud, l’ufficio nuovo ha pannelli fotovoltaici per abbattere i costi”. Lavorare al Sud è un valore in più? Sì, spiega l’ingegnere pugliese, perché lo fanno in pochi. “In Puglia l’idea di startup non esiste. Qui fanno startup le persone di 40 o 50 anni che tornano dal Nord o che decidono di mettersi in proprio. I ragazzi che fanno startup al Sud sono pochissimi, e questo è triste. Quando vado alle riunioni in Regione spesso sono il più giovane. E invece ci sono tantissimi incentivi e possibilità di crescita: solo che questo non viene visto come il luogo dove le cose funzionano”.

Un consiglio ai ragazzi che decidono di andare via? “Non li biasimo: anche io ho lasciato l’Italia. Li capisco. Ma spero chi ci sia chi rimane per provare a cambiare le cose”. I giovani talenti oggi vengono “abbagliati dalle multinazionali”, continua Vincenzo: “Anche io ci sono cascato, prima di capire che ero una piccolissima parte nel loro enorme sistema”. Con il nuovo anno Vincenzo e il suo socio, Giulio Martinacci, mirano ad assumere altri dieci ragazzi, magari pugliesi. “Lo Stato dovrebbe far capire ai giovani del Sud che non è solo emigrando che si risolve il problema. Se tutti vanno via – conclude – che ne sarà di noi? Abbiamo i metodi, i mezzi e le capacità per far crescere anche l’altra metà del Paese”.

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