Poco dopo le 13.00 di oggi, 31 dicembre, le agenzie hanno battuto l’arrivo nel porto di Ravenna della Ocean Viking, la nave battente bandiera norvegese della ong francese SOS Méditerranée. 113 i migranti che scenderanno a terra, di cui 35 minori con tre neonati, il più piccolo dei quali non ha che pochi giorni di vita, e alcune donne incinte. L’attracco segue di cinque giorni il loro salvataggio, avvenuto a nord delle coste africane nella notte tra il 26 e 27 dicembre. Dopo Genova, Livorno e la Sardegna, la Viking è l’ennesima nave indirizzata verso approdi nel centro nord. Decisioni che hanno scatenato polemiche, come ricordano anche gli attivisti di Mediterranea Saving Humans che da stamattina si sono riuniti in presidio all’esterno del porto di Ravenna con cartelli e striscioni per accogliere i migranti. “Siamo qui per dare il benvenuto in Europa a queste persone e manifestare il nostro dissenso verso queste politiche, messe in atto nelle ultime settimane dal governo con il solo scopo di ostacolare il lavoro delle ong che operano nel Mediterraneo”, hanno detto, riferendosi anche al decreto Sicurezza approvato nel consiglio dei ministri del 28 dicembre e del quale si attende il testo definitivo. Ma il tema è stato toccato anche dal sindaco dem di Ravenna, Michele De Pascale, che chiede chiarimenti al governo dopo aver criticato nei giorni scorsi la scelta di mandare la nave nella sua città.

Nell’area portuale la notte scorsa è stato appeso uno striscione con la scritta “porti chiusi per città sicure“, poi rivendicato dal Movimento Nazionale Romagna – La Rete dei Patrioti con un comunicato che accusa il governo di non affrontare seriamente la questione degli sbarchi, comprese le sanzioni previste nel nuovo decreto per le ong che “non servono praticamente a nulla”. Ma l’idea dei porti chiusi al sindaco non è mai piaciuta, tanto che nel 2018 polemizzò con l’allora ministro degli Interni Matteo Salvini dichiarando Ravenna “porto aperto”. Certo non si aspettava che qualche anno dopo il nuovo ministro Matteo Piantedosi iniziasse a spedire le navi delle ong fino alla sua latitudine. “La scelta di far sbarcare i migranti qui è una scelta politica sbagliata che i migranti non possono pagare”, ha detto al Corriere appena appresa l’assegnazione per la Ocean Viking.

Parole rilanciate anche oggi: “Finché io sarò sindaco non potrà mai succedere che Ravenna si opponga al salvataggio e ad essere un porto sicuro. Speriamo che da gennaio il ministro Piantedosi e il ministro Salvini ci convochino e che si possa intavolare una discussione”, ha detto stamattina appena arrivato al terminal crociere di Porto Corsini dove era imminente l’attracco della Viking. E pretende chiarimenti anche in merito alla gestione dell’operazione: “La nave ha ricevuto due ordini dello stato italiano, il primo che indicava di dirigersi a La Spezia e cinque ore dopo un altro ordine di venire a Ravenna, il motivo di questo cambio va chiarito”. E ancora: “Perché non ci è stato detto prima che i porti come Ravenna potevano essere oggetto di accoglienza? Vogliamo sapere cosa intende fare il governo nel 2023 con i porti del centro nord e da gennaio attendiamo delle risposte dal governo”.

I veri problemi, almeno per il primo cittadino, arriveranno dopo lo sbarco. “Abbiamo sempre fatto la nostra parte per quel che riguarda la seconda accoglienza. Offriamo percorsi di inserimento lavorativo e chi opera nel settore lo fa in maniera molto professionale. Ma a Ravenna non ci sono centri di prima accoglienza ed è impensabile trovare 113 posti liberi in pochi giorni. Quindi subito dopo lo sbarco sarà necessario accelerare tutte le procedure sanitarie e di polizia per poi procedere alla ripartizione delle persone in regione”, ha dichiarato sostenendo che se ad assegnare il porto fosse stato un governo di centrosinistra, il centrodestra locale sarebbe sceso in piazza.

In generale, la decisione di utilizzare anche porti più a nord come porti sicuri, dove solo con lo sbarco si conclude il salvataggio SAR (search and rescue), è controversa di per sé. L’intento, accusano le ong, è aumentare i costi a carico delle organizzazioni umanitarie e tenere le navi lontane dalle zone di soccorso il più a lungo possibile. Al contrario, il governo sostiene la necessità della rotazione dei porti per alleggerire alcune città nella gestione degli sbarchi e nella successiva accoglienza. Le novità introdotte nel 2004 alle convenzioni internazionali SOLAS e SAR sulla ricerca e il soccorso marittimo “impongono agli Stati di operare affinché i comandanti delle navi che prestano assistenza imbarcando persone in difficoltà siano sollevati dai propri obblighi con una minima ulteriore deviazione rispetto alla rotta della nave al fine di effettuare lo sbarco al più presto”, ha scritto Gianfranco Schiavone dell’ASGI sul Riformista. E conclude: “Ogni richiesta non adeguatamente motivata di effettuare una deviazione o un allungamento della navigazione che rallenti la conclusione delle operazioni di soccorso si pone quindi in contrasto con tali norme”.

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