Non ci può essere leader se non c’è almeno un follower, è ovvio. Ma studi, seminari e libri hanno si sono concentrati prevalentemente i leader, da quelli più carismatici a quelli sulla via del tramonto. Non esiste praticamente alcuna letteratura (o poca) che abbia trattato dei collaboratori. E quel poco che c’è tende a descriverli come un gruppo amorfo o a spiegarne il comportamento nel contesto dello sviluppo dei leader anziché con quello dei collaboratori stessi. Qualche studio non distingue neppure tra i vari tipi di follower, registrando a malapena il fatto che quelli che si trascinano dietro il leader in modo inconsapevole costituiscono una varietà ben distinta rispetto a coloro che sono fortemente devoti al loro capo e si fanno coinvolgere in modo cosciente e attivo.

Queste distinzioni hanno un’importanza cruciale per come i leader devono comandare e per come i manager devono gestire.

Per di più, oggi i subordinati subiscono l’influenza di una vasta gamma di cambiamenti culturali e tecnologici che modificano i loro desideri e il loro modo di vedere e di comunicare con i loro leader. Per esperienza diretta, il periodo natalizio, carico di emozioni e sentimenti, rappresenta sempre un momento cruciale per la costruzione di rapporti solidi tra l’imprenditore-manager ed i suoi collaboratori.

Per Natale, cari imprenditori, fatevi un regalo: fermatevi poche ore e, esplorando la dinamica evolutiva tra voi ed i vostri collaboratori, cercate di valutare in che modo i vostri dipendenti differiscano tra loro.

Utilizzando il grado di coinvolgimento rispetto a un leader come criterio di definizione, provate a suddividere i vostri collaboratori in cinque categorie: gli isolati, e cioè coloro che si sentono completamente distaccati e che supportano passivamente lo status quo con il solo restare inattivi; gli attendisti, quelli che vogliono navigare sott’acqua e che restano almeno in parte distaccati, se questo favorisce i loro interessi; i partecipativi, che si danno abbastanza da fare per investire un po’ del proprio tempo e denaro per determinare un qualche tipo di impatto; gli attivisti, molto impegnati, fortemente dedicati a sviluppare persone e processi e desiderosi di dimostrare fattivamente il loro supporto, o opposizione; e i duri-a-morire, talmente coinvolti da essere disposti ad affondare con la nave – o a buttare il capitano fuori bordo.

Mi raccomando, non fate gli auguri solo a questi ultimi!

È, infatti, ben noto che una categoria elevata di dipendenti lavora “perché bisogna”, per vivere e per guadagnare, e si accontenta, dunque, di un lavoro non gratificante, che “di giorno fa dire sempre sì, ma la notte no”, come cantava Renzo Arbore. Che cosa fare per cambiare gli equilibri, per gestire la pigrizia, l’assenza mentale degli isolati oppure di quelli (gli attendisti) che fanno il possibile per essere aziendalmente invisibili e che puntano solo a conservare posto e stipendio ogni fine mese e pensione a fine carriera?

Approfittate del Natale per farli sentire parte del vostro progetto.

Buon Natale a tutti voi!

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