“Vi dico dove iscrivere i figli”. I consigli del ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, fatti avere a tutte le famiglie che scelgono una nuova scuola, attraverso una lettera indirizzata ai genitori con tanto di tre pagine di grafici che illustrano la stima delle categorie professionali più richieste e la descrizione del percorso degli studenti delle superiori, ha nettamente diviso il mondo della scuola.

Da una parte ci sono dirigenti scolastici e famiglie che sono dell’idea che Valditara l’abbia fatta fuori dal vaso dall’altro presidi e genitori che plaudono all’iniziativa del professore mai vista prima d’ora. C’è poi chi, come la capo d’istituto del “Giovanni Falcone” allo Zen di Palermo, che ha altro a cui pensare e sa benissimo che quella missiva del ministro non servirà assolutamente a nulla. Nello scritto il ministro dice: “Sono convinto che sia fondamentale, tutti insieme, sostenere le nostre ragazze e i nostri ragazzi in questa decisione, consapevoli dell’impatto del percorso scolastico e formativo sul loro progetto di vita personale e professionale. In tal senso, occorre prima di tutto riconoscere e valorizzare le loro passioni, le loro predisposizioni e i loro desideri, sicuri che ogni giovane porti in sé abilità e attitudini”.

Poi negli allegati trasmette schede con i dati di cosa studiano i ragazzi delle superiori quando vanno all’Università e una pagina in cui definisce le filiere professionali più richieste dal 2022 al 2026: commercio e turismo primo in classifica; seguono “altri servizi pubblici e privati”; “Finanza e consulenza”; “Salute”; “Formazione e cultura” fino agli ultimi tre posti riservati a “Informatica e telecomunicazioni”; “Moda” e “Legno”. Un metodo che non è piaciuto a molti.

La più accanita è Angela Nava, mamma a capo dell’associazione “Genitori Democratici”: “E’ tutto e solo orientato ad un mercato del lavoro territoriale, quando gli scenari che si apriranno nei prossimi anni sono diversi e non sappiamo nemmeno come saranno. L’unico servizio che può fare la scuola con i nostri figli è educarli a risolvere i problemi”. Nava parlando con IlFattoQuotidiano.it ricorda la questione del merito: “Nelle parole del ministro c’è un gettare la spugna al portare tutti ad un livello di cittadinanza accettando il vecchio agio che non tutti possono arrivare allo stesso punto. In un momento in cui ci stiamo aprendoci al mondo e all’Europa, questa del ministro, è una visione riduttiva, poco ambiziosa”.

Sulla sua stessa lunghezza d’onda tanti presidi. Uno per tutti, Alfonso D’Ambrosio, dirigente a Vo Euganeo: “Questa lettera non me l’aspetterei da un ministro dell’Istruzione. I dati sono oggettivi ma a scuola i nostri ragazzi vanno per fiorire e rifiorire. Uno non sceglie le medie pensando al lavoro. Valditara punta ad un approccio aziendalista, sembra che la scuola debba inseguire il lavoro quando poi le grandi aziende cercano non persone con un certa mentalità non l’ingegnere. La scuola deve restare un luogo dove non dobbiamo ingabbiare il pensiero dei ragazzi a 13 14 anni. Avrei concluso la lettera dicendo: ‘ciò nonostante ragazzi scegliete col cuore’”.

Dalla parte di Valditara, invece, si schiara Antonio Affinita, direttore del MoiGe, Movimento italiano genitori: “Il tema dell’orientamento scolastico è molto sentito dai genitori, merita sempre maggiore collaborazione tra noi, i figli e la scuola. Occorre aggiornare e rafforzare il patto di corresponsabilità educativa, fermo al lontano 2007 promosso dall’allora ministro Fioroni. Siamo lieti dell’attenzione espressa dal ministro verso i genitori che sono i primi educatori dei loro figli. Questa lettera ci auguriamo sia segno di una ritrovata intesa con il variegato mondo delle famiglie, che devono sempre più essere coinvolte nell’orientamento scolastico, che rimane una scelta fondamentale per il futuro di un figlio”.

Ma non ci sono solo mamme e papà a promuovere il professore milanese. Vania Lato è una preside di frontiera, al “Vico de Caroli” di Taranto dirige proprio un istituto comprensivo e per lei il messaggio arrivato da Roma è positivo: “E’ la prima volta che un ministro prende una simile iniziativa. Può essere utile. Da un lato la scuola deve essere attenta al mondo del lavoro dall’altra i ragazzi devono scegliere in base alle loro inclinazioni. E’ utile vedere i dati forniti da Valditara, soprattutto al Sud; è essenziale conoscere queste informazioni anche per noi dirigenti scolastici”. Lato racconta un esempio personale: “Ho scoperto che nel nostro territorio c’è una vocazione turistica legata alla Germania e sto cercando di introdurre a scuola un corso in questa lingua”.

A restare titubante è, invece, Daniela Lo Verde, che dirige il comprensivo “Falcone” nel quartiere “Zen” di Palermo. Lei che da stamattina sta facendo fronte ad un’emergenza non ha ancora avuto tempo di diffondere la lettera ma sa che servirà a poco. Nella sua scuola per l’orientamento devono combattere altri due fenomeni. Il primo: la tendenza a scegliere l’istituto più vicino al quartiere. “I ragazzi – spiega la preside – hanno seri problemi a spostarsi nel resto della città e tendono a scegliere una scuola che possono raggiungere a piedi. In questo modo si precludono molte possibilità”. Il secondo: l’autostima. “Spesso – aggiunge la dirigente – pensano di non poter far nulla di là del mestiere dei loro genitori ma non è così. La lettera del ministro difficilmente influenzerà le loro scelte. Bisogna essere sul campo per capire”.

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