È provato dalla prassi medica che l’agopuntura riduce gli effetti collaterali delle cure chemioterapiche ed ormonali, alle quali si devono sottoporre le pazienti nei casi di tumore a seno, ovaie e utero. In particolare, i farmaci previsti dai protocolli di cura che modificano l’equilibrio ormonale inducono nelle pazienti una menopausa precoce, con tutte le conseguenze per il corpo che ciò comporta. Nel caso delle terapie sia oncologiche sia ormonali, l’applicazione dell’agopuntura è risultata efficace per contrastare vampate di calore, dolori articolari o neuropatici, insonnia, stipsi, nausea: studi scientifici hanno evidenziato come questo trattamento possa ridurre di almeno il 50% questi disturbi.

Dei benefici dell’agopuntura mi sono occupata a seguito di una raccolta firme (oltre 2.000) di donne malate di tumori femminili che protestavano contro la chiusura dell’ambulatorio di medicina integrata dell’Ospedale Bellaria di Bologna in cui veniva effettuata l’agopuntura all’interno di un programma di assistenza medica integrata. Una chiusura incomprensibile, soprattutto alla luce dei risultati ottenuti in Emilia-Romagna nell’ambito di due progetti che hanno dimostrato l’efficacia dell’agopuntura nel ridurre in modo significativo gli effetti avversi delle terapie oncologiche ed ormonali: lo studio AcCliMaT (190 donne coinvolte) finanziato dall’Osservatorio delle Medicine Non Convenzionali dell’Emilia-Romagna e coordinato dall’Ausl di Bologna e il progetto sperimentale Med.IO.RER, Medicina integrata in Oncologia nella Regione Emilia-Romagna.

I risultati di questo progetto, attivato in diverse città della regione, hanno confermato il miglioramento della qualità di vita delle pazienti grazie all’associazione del trattamento di agopuntura con una sana alimentazione e un corretto stile di vita indicati alle pazienti dal team dei diversi specialisti responsabili del progetto. Purtroppo, questa esperienza positiva si è interrotta con il pensionamento della coordinatrice del progetto, per cui oggi tutti gli ambulatori hanno chiuso, tranne quello di Ferrara, che resta attivo ma con orari ridotti. Per cui alle pazienti non resta che ricorrere, a proprie spese, ad ambulatori privati non convenzionati con le Asl. Alla retromarcia sul servizio reso fino a qualche mese fa, si aggiunge poi lo stop all’apertura di un ambulatorio per agopuntura per i pazienti affetti da tumori ossei presso l’Irccs Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna.

Alla luce dei risultati positivi ottenuti e dell’esperienza della Regione Toscana, che nel 2007 ha riconosciuto omeopatia, agopuntura e fitoterapia come prestazioni erogate dal Servizio sanitario regionale ho depositato una risoluzione in Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna per impegnare la Giunta regionale a valutare l’inserimento dell’agopuntura nei livelli essenziali di assistenza garantiti dal Servizio sanitario regionale nonché a riattivare in tempi brevi gli ambulatori pubblici che offrivano il trattamento di agopuntura integrato con sostegno psicologico (per affrontare, ad esempio, l’impatto della menopausa precoce che comporta la perdita della possibilità di fare figli), meditazione, consulenze nutrizionali specifiche per ridurre gli effetti collaterali delle cure, attività fisica.

L’assessore alla Sanità della Regione Emilia-Romagna Raffaele Donini, rispondendo ad una mia precedente interrogazione, ha aperto uno spiraglio a favore del dialogo della Giunta con le aziende sanitarie per la prosecuzione delle attività ambulatoriali. Vedremo che esito ci sarà. Come consigliera di Europa Verde continuerò a battermi per la riapertura del servizio in Emilia-Romagna, al fine di garantire una migliore qualità di vita a migliaia di donne che devono affrontare un impegnativo percorso di cura, anche dal punto di vista psicologico. Ritengo però che non sia un problema che riguarda solo la mia regione: questa prestazione dovrebbe essere garantita in tutto il Paese. Per questo solleciterò la Regione Emilia-Romagna affinché avvii un confronto all’interno della Conferenza Stato-Regioni.

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