Non mi è mai piaciuto passare per vittima, ma questa volta lo faccio perché credo di non essere solo. Sono in compagnia di quanti sostengono l’associazione di volontariato L’Arte del Vivere con Lentezza Onlus e di tutte le migliaia di associazioni, organizzazioni di volontariato, onlus e Ong che si impegnano ogni giorno in Italia e nel mondo per mandare avanti progetti umanitari, culturali, sociali, sportivi, ambientali, contro la criminalità organizzata, autofinanziandosi o raccogliendo tra amici, soci e malcapitati poche migliaia di euro, per finalizzare al meglio il loro operare.

Arrivo al punto: penso che di fronte alla vicenda del cosiddetto Qatargate, e dell’uso di una Ong per smistare, lavare o riciclare i fondi accaparrati per favorire lo svolgimento dei mondiali di calcio in Qatar dovremmo reagire e se fosse possibile fare un’azione legale e costituirci parte civile per il danno che questa vergogna porta a tutti quelli che in modo onesto si danno da fare nel volontariato. Addirittura l’Ong in questione, nata per la bisogna si chiama, con un cinico senso dell’ironia: Fight the impunity.

Tentare inoltre di far dimenticare le migliaia (6000) di lavoratori morti durante la costruzione degli impianti per lo svolgimento delle manifestazioni è forse un crimine ancora più vergognoso dell’appropriazione illecita di denaro che offende e dileggia le vittime e le loro famiglie, oltre quanti si battono perché anche nel nostro Paese (tre morti al giorno) questo fenomeno quantomeno si riduca.

Mi fermo qui. Non va mai bene scrivere sull’onda dell’arrabbiatura. Non possiamo, però, accettare che il lavoro di tanti cittadini venga macchiato e indebolito. Cercherò davvero di capire se è possibile fare un’azione per portare di fronte alla giustizia quanti danneggiano il lavoro di chi crede che si possa migliorare la situazione che viviamo, anche attraverso un’azione volontaria, piccola o grande che sia, organizzata o individuale.

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