Inizia una settimana di scioperi in tutta Italia, indetti da Cgil e Uil, organizzati su base regionale e provinciale per protestare contro la manovra del governo Meloni. La prima regione a mobilitarsi è la Calabria, con la manifestazione di oggi, 12 dicembre, a Catanzaro, dove si sono riunite centinaia di persone: “Un migliaio i manifestanti che si sono radunati in Piazza Prefettura per mobilitarsi contro una manovra – dicono Cgil e Uil in un documento – antimeridionalista e regressiva che ci allontana dall’Europa”. Domani, martedì 13 dicembre, sarà la volta della Sicilia e dell’Umbria. A Perugia, interverrà anche il segretario generale della Cgil Maurizio Landini.

La Lombardia è una delle regioni che chiuderà le giornate di mobilitazione convocate dai sindacati: disagi e disservizi sono previsti venerdì 16 dicembre. Lo sciopero potrebbe avere conseguenze sul servizio dei trasporti dalle 18.00 alle 22.00, come riportato dall’Azienda trasporti milanesi. Ci potrebbero essere problemi anche per chi utilizza il servizio della funicolare Como-Brunate dalle 8.30 alle 12.30. I bus delle linee di Autoguidovie, invece, che servono l’area metropolitana di Milano, potrebbero fermarsi tra le 18.00 e le 21.59.

Le manifestazioni sparse su tutto il territorio nazionale sono state convocate dai sindacati per chiedere al governo di cambiare la legge di bilancio, con la prospettiva di aumentare i salari, eliminare le forme di lavoro precario, dar vita ad una riforma fiscale, tassare gli extraprofitti, aumentare le risorse per scuola e sanità e cancellare la legge Fornero.

Maurizio Landini ha spiegato che “insieme alla Uil abbiamo ritenuto che era necessario, visto che non siamo stati ascoltati dal governo, scendere in piazza per chiedere che il Parlamento e il governo cambino la loro politica, non abbiamo altri strumenti o ci ascoltano e dimostriamo di avere consenso o non cambia nulla”. I sindacati spingono anche sul reddito di cittadinanza: Cgil e Uil Sicilia, in vista della manifestazione che si terrà a Palermo, si chiedono se “effettivamente il governo abbia contezza della situazione economica e sociale della Sicilia”. “Eliminare il reddito di cittadinanza – hanno spiegato i sindacati – farebbe precipitare nel baratro migliaia di famiglie”.

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