Tutto era cominciato dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne curda arrestata dalla polizia morale perché portava in velo in modo scorretto e morta mentre era in custodia delle forze di polizia. Proteste, a partire dal 16 settembre, che sono rapidamente dilagate prima nelle città, poi in tutto il Paese. Nelle scuole, nelle università, nelle strade. Ma il regime di Teheran ha risposto – come sempre – col pugno di ferro, con una repressione feroce e capillare: l’Onu ha riferito che sono 14mila le persone finora arrestate e ha avvertito che l’uso “non necessario e sproporzionato” della forza in Iran deve cessare. Quanto alle vittime, l’ong Iran Human Rights (Ihr) con sede a Oslo il 22 novembre ha parlato di oltre 416 persone uccise, tra cui anche 51 bambini e 21 donne. Nel giro di una settimana la ong Hengaw ha confermato invece la morte di 42 persone nelle regioni curde in una settimana, quasi tutte uccise con arma da fuoco. Negli ultimi sette giorni, la maggior parte delle vittime si è proprio verificata in queste regioni dell’Iran occidentale, dove Teheran ha inviato rinforzi armati mentre le proteste aumentavano.

Onu: “Stop all’uso della forza” – “Siamo di fronte a una vera e propria crisi dei diritti umani” in Iran e l’attuale situazione nel Paese “è insostenibile”, ha affermato oggi a Ginevra l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani Volker Türk. Secondo le informazioni raccolte dall’Onu, “circa 14.000 persone, compresi i bambini, sono state arrestate nel contesto delle proteste. Un numero impressionante“, ha aggiunto l’Alto commissario Onu. Dall’inizio delle proteste, “le forze di sicurezza hanno risposto usando la forza letale contro manifestanti disarmati e passanti che non rappresentavano alcuna minaccia per la vita. In palese disprezzo delle regole internazionali sull’uso della forza”, ha detto Türk intervenuto alla sessione speciale del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. “Esorto il governo e chi detiene il potere ad ascoltare” i manifestanti e riconoscere le profonde lamentele sociali, economiche e politiche che si sono accumulate. Volker Türk ha chiesto alle autorità iraniane di avviare processi investigativi indipendenti, imparziali e trasparenti sulle presunte violazioni dei diritti umani, in linea con gli standard internazionali, di cessare immediatamente “di usare la violenza e le molestie contro i manifestanti pacifici” e “rilasciare tutti gli arrestati per aver protestato pacificamente”, nonché a imporre una moratoria sulla pena di morte.

Nuove sanzioni degli Stati Uniti – Intanto aumenta la pressione degli Stati Uniti nei confronti dell’Iran, sia a causa dei sospetti sui progressi nucleari che sulla sua partecipazione al conflitto ucraino, con la fornitura di droni alla Russia. A questo si aggiungono le ripetute condanne sulla repressione delle proteste. Per questo il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha annunciato nuove sanzioni del dipartimento del Tesoro contro tre funzionari dell’Iran, tutti coinvolti nel controllo militare nel Kurdistan iraniano e nelle province dell’Azerbaigian occidentale, dove la repressione da parte delle forze di sicurezza è stata “particolarmente dura”: Hassan Asgari, Alireza Moradi e Mohammad Taghi Osanloo. “Gli Stati Uniti sono seriamente preoccupati dalle notizie secondo le quali le autorità iraniane stanno intensificando la violenza contro manifestanti pacifici”, si legge nella nota di Blinken che sottolinea il continuo sostegno di Washington al popolo iraniano. Gli Stati Uniti hanno già imposto una serie di sanzioni contro diversi membri dei Guardiani della Rivoluzione, vari responsabili del sistema carcerario e altri funzionari iraniani. Per tutta risposta Gholam-Hossein Esmaeili, capo dell’ufficio del presidente iraniano Ebrahim Raisi, ha fatto sapere il governo di Teheran, ha dichiarato che le accuse degli Usa e dei Paesi occidentali rispetto a violazioni dei diritti umani durante la repressione delle proteste in corso in Iran sono “assurde e illusorie”, aggiungendo che “gli Stati Uniti e i Paesi occidentali sanno di essere loro i primi a violare i diritti umani”.

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