Un supereroe deve avere per forza una caratteristica fisica che lo contraddistingue dagli altri. La supervista, la velocità nelle gambe, la capacità di respirare sott’acqua. Anche un eroe messicano ne ha una, perfetta per il lavoro che fa. A Francisco Guillermo Ochoa Magaña, detto Memo, portiere e supereroe dell’América e della Nazionale messicana, servono le mani e per questo motivo ha sei dita che lo aiutano nei suoi compiti quotidiani, che non sono quelli di salvare il mondo (per il momento), ma di far raggiungere alla sua squadra gli ottavi ai Mondiali di calcio.

Ochoa gioca in Qatar il suo quinto Mondiale, anche se i primi due sono stati una falsa partenza. Nel 2006 aveva solo 20 anni e su quella faccia i ricci che ne contornano il viso sembravano quelli di un putto michelangiolesco. Deve assistere all’uscita di scena del suo Messico agli ottavi contro l’Argentina per un gol nei supplementari di Maxi Rodriguez. Quattro anni dopo scala di una posizione, è il secondo e deve ancora una volta stare a guardare mentre El Tri perde di nuovo contro l’Argentina allenata da Maradona.

Nel 2014 però non ci sono più ostacoli, si prende la porta del Messico per non lasciarla mai più. Il 13 giugno gioca la sua prima partita mondiale contro il Camerun e nulla sarà più come prima. Il Messico quella partita la vince e va a sfidare i padroni di casa del Brasile all’Estádio Castelão di Fortaleza. Il Brasile è molto più forte del Messico e gioca in casa, ci si aspetta un massacro. In effetti La Verde gioca in 30 metri di campo, schiacciata dagli assalti verdeoro. Ochoa para anche l’imparabile su Paulinho, Neymar, Thiago Silva. Lo fa d’istinto, in slancio, di classe. La partita termina 0-0 e tutti il giorno dopo parlano di quel portiere del Messico, quello con i ricci che ha davvero qualcosa di speciale. E cosa può avere di speciale un portiere se non un dito in più per parare? Ecco perché il Brasile non è riuscito a segnare. Così però non vale.

Passano quattro anni, le mani di Ochoa sono sempre le stesse e il Brasile lo incontra di nuovo, questa volta agli ottavi di finale. Neymar e compagni hanno paura del supereroe messicano perché nella prima partita di quel Mondiale, contro la Germania campione in carica, aveva rifatto il fenomeno, togliendo dall’incrocio una punizione di Kroos che ancora oggi deve essere rivista per essere compresa. Inizia la partita e c’è il solito assalto giallo. Ochoa con tutta la sua serenità inizia a parare prima su Neymar, poi su Gabriel Jesus, poi su Willian e così via, fino a quando capitola per un gol a porta vuota del Ney, raddoppiato da un gol di Firmino a tempo quasi scaduto.

Altro Mondiale, altro giro, sotto a chi tocca. Questa volta è toccato a Robert Lewandovski, centravanti del Barcellona con oltre 550 gol all’attivo. Rigore per la Polonia durante la prima partita del girone, tiro, parata di Ochoa. Beh certo, con un dito in più!

La leggenda delle sei dita è una favola, un modo per sottolineare la bravura di “Memo” Ochoa. Una bravura intermittente, perché con i club non ha sempre queste performance. Anche se ha il nostro stesso numero di dita, ai Mondiali con la maglietta del Messico si trasforma davvero e diventa quasi insuperabile. Quest’anno ha però, insieme ai compagni, un altro grande obiettivo: passare il girone e poi superare lo scoglio ottavi. Solo così potrebbe dire addio ai Mondiali, la manifestazione a cui tutti lo aspettano ogni quattro anni. Anche se nel 2026 avrà 41 anni, non tutto potrebbe finire quando sarà finito.

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