Da qualche giorno è online la piattaforma pubblica per la raccolta di firme digitali su referendum e proposte di legge d’iniziativa popolare. Disponibile al link https://www.firmereferendum.gov.it/referendum/open in una versione beta ancora in corso di perfezionamento, la piattaforma era stata istituita dalla legge di bilancio del dicembre 2020 e a norma di legge avrebbe dovuto essere online già a gennaio 2022. Il nuovo strumento, pubblico e gratuito, supera dunque la normativa transitoria fino ad oggi in vigore, che consentiva la raccolta delle firme attraverso piattaforme private, con costi a carico dei comitati promotori pari a circa un euro a firma: in questo modo, ad esempio, sono arrivate le centinaia di migliaia di sottoscrizioni alle proposte di referendum su eutanasia e cannabis, poi giudicati inammissibili dalla Corte costituzionale.

Il risultato arriva grazie alle azioni giudiziarie promosse all’Onu da Mario Staderini (avvocato ed ex segretario dei Radicali), che hanno portato nel 2019 alla condanna dell’Italia per violazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici, costringendo il Paese ad aggiornare la normativa e rimuovere gli ostacoli all’esercizio del diritto al referendum. Determinante anche il ruolo di stimolo dell’Associazione Luca Coscioni e di Eumans (il movimento di cittadini eurupeo promosso da Marco Cappato) durante i quasi due anni di lavoro del ministro per la Transizione Digitale Vittorio Colao, attraverso gli appelli pubblici lanciati dal presidente dell’associazione Coscioni Marco Gentili e – da ultimo – il digiuno di Lorenzo Mineo, coordinatore di Eumans in Italia, per chiedere il rispetto dei tempi di legge per la messa in rete.

“Questa nuova possibilità di attivazione dell’articolo 75 della nostra Costituzione risponde alla messa in mora dell’Onu che ritiene che in Italia esistano “irragionevoli ostacoli” al godimento dei diritti civili e politici”, commenta Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e co-presidente di Eumans, movimento di iniziativa popolare da lui fondato. “La piattaforma però risponde solo in parte alle violazioni degli obblighi internazionali e deve essere considerata quindi come “un primo passo” nella direzione giusta. In parte perché non ha accolto tutti i suggerimenti che da mesi avevamo condiviso con il ministero per la transizione digitale e perché si limita alla proposta di referendum e proposte di legge. Auspico che quanto prima il sottosegretario Butti lanci una consultazione pubblica che consenta a chi da anni segue la questione di avanzare proposte tecniche che rafforzino il meccanismo“.

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