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Romina Power e il figlio Yari Carrisi raccontano il loro ‘yoga nel bosco’: “Osservo la società dei consumi sempre con distacco”. “Dobbiamo stare attenti alle scelte che facciamo”

L’artista statunitense naturalizzata italiana e suo figlio raccontano del raduno organizzato nel bosco pugliese dedicato interamente alla pratica dello yoga 

di Domenico Marcella

Siamo nella Puglia dei muretti a secco, degli ulivi secolari, delle tradizioni tramandate, delle campagne a perdita d’occhio e dei cieli immensi. È in questa oasi di paradisiaco impatto che Romina Power e suo figlio Yari Carrisi hanno scelto di vivere e di creare un’affascinante commistione fra Salento e India. Li incontriamo a una manciata di giorni dall’avvio della sessione autunnale di “Yoga nel Bosco” (in calendario dal 4 al 6 novembre), un raduno a tema che fluttuerà in un’area delle tenute di Al Bano Carrisi a Cellino San Marco, e si concluderà nel Museo Castromediano di Lecce con un live musicale interamente dedicato ai Mantra. La narrazione di quel che sarà parte dall’illuminante e sapiente presenza di Swami Sachidanand, il maestro che guiderà l’evento.

Romina, Swami Sachidanand torna in Puglia dopo l’esperienza estiva.
Sì, il raduno di agosto è stato straordinario, emozionante e ricco di magia. Le giornate iniziavano con la meditazione nel bosco e la pratica del Pranayama (l’antica tradizione di respirazione yogica), seguita dalle posizioni fisiche chiamate Asana, e da un meravigliosa colazione ayurvedica-mediterranea. Ascoltare le parole di Swami, immersi nella natura, ci ha fatto sentire tutt’uno con il creato. La sera, dopo una conviviale cena vegana, ci riunivamo per intonare Mantra e Kirtan, amalgamando il gruppo con questi coinvolgenti canti millenari. Abbiamo così deciso di replicare l’esperienza per contribuire alla conoscenza del più antico metodo di benessere fisico, mentale e spirituale.

Yari, com’è nata l’idea di questo raduno?
Mi sono fatto semplicemente ispirare dal tempo trascorso a frequentare corsi, seminari e scuole di Yoga. È sempre stato importante per me staccare la spina dalla società, mettermi con un gruppo di persone – tutte provenienti da situazioni diverse, allineate nel desiderio di entrare in una bolla spirituale – e vivere un momento magico, lontani dal materialismo e dai condizionamenti sociali, per apprendere nuove filosofie di benessere psicofisico. Spinto dalla voglia di creare una commistione fra Occidente e Oriente, ho deciso così di spargere in Italia qualche seme.

Sempre più persone fuggono anche dal concetto di weekend che spinge le persone a spendere per sentirsi integrate allo stile di vita altrui. Una dinamica che crea vuoto e insoddisfazione. Il vostro concetto di weekend è decisamente diverso.
Y: Abbiamo la fortuna di poter accedere a infinite informazioni che ci mettono in guardia dalla società che sfrutta e strumentalizza. Dovremmo fare attenzione alle scelte che facciamo, perché è un peccato sfruttare i giorni che si hanno a disposizione fuori dal lavoro per esperienze inutili, senza contenuti, che effettivamente amplificano il vuoto interiore. È estremamente bello poter utilizzare il proprio tempo per migliorare se stessi. Ti confesso che mi piacerebbe poter continuare a organizzare questi raduni per dare la possibilità a chi è in cerca di altro di godersi delle vacanze alternative anche in Puglia.

Tutto quello che ci circonda ci sazia. Siamo sazi di impulsi, immagini, frastuono, inquinamento e cibo dozzinale. Il nostro Essere e la nostra Anima, però anelano nel nutrimento, non nella sazietà.
Y: Lo yoga è il nutrimento più antico nel mondo. Oltre ad agire sul benessere psicofisico – come già detto – riguarda anche l’assunzione di cibo nutriente, fedele al binomio indissolubile cruelty free-veganesimo, e il respiro, che cambia ogni volta che ci emozioniamo o facciamo delle scelte che possono essere giuste o sbagliate. Il Pranayama ci permette di controllare le onde cerebrali proprio attraverso una corretta respirazione. Possiamo tranquillamente definire lo Yoga una disciplina nutriente.

Romina, poco fa facevi riferimento ai canti corali.
Sì, perché oltre a infondere gioia e benessere, e a creare meraviglia, i Mantra emettono delle vibrazioni che hanno conseguenze pragmatiche sull’anatomia del nostro cervello e di tutti i nostri organi e sistemi interni. Credo che in questo momento di grande incertezza e confusione sia necessario innalzare lo spirito con questi canti.

Oggi più che mai abbiamo bisogno di modelli che vivono la loro vita con assertività. Swami Sachidanand, per esempio…
R: Si dice che quando l’allievo è pronto il maestro si presenti. Avere un modello di riferimento saggio e positivo che indirizzi verso scelte più consapevoli – anche riguardanti i libri da leggere in un determinato momento – ci permetta di vivere meglio, con maggior coscienza.

Yari, dove hai conosciuto Swami?
Nell’ashram – ormai abbandonato – di Rishikesh, in cui i Beatles si rifugiarono nel 1968. Sono sempre stato alla larga dalle situazioni ambigue. Swami non si considera un guru, e questo me lo ha fatto stimare immediatamente. Occorre fare estrema attenzione a chi si auto-professa tale per abbindolare. Il maestro non cerca mai la venerazione e non ha bisogno di celebrare cerimonie. Swami Sachidanand è uno dei più autorevoli depositari della cultura vedica dal quale proviene lo Yoga e trasmette la propria conoscenza con assoluta semplicità, permettendo a chiunque di approcciarsi al suo insegnamento per scoprire il maestro che ognuno ha dentro di sé. Nel gruppo si crea così un’atmosfera speciale che innalza ogni singola coscienza.

La passione per l’India, per te, Romina, ha radici profonde.
Sì, l’interesse per l’India è nato in me già negli anni Sessanta, quando ero adolescente; si è poi sviluppato attraverso i viaggi e lo studio della loro filosofia, delle loro tradizioni, del loro modo di pensare e di valorizzare lo spirito. Credo che soprattutto oggi, nella delicata fase che stiamo vivendo, sia fondamentale approcciarsi di più alla conoscenza della filosofia orientale.

Fai parte di quel gruppo di giovani che ha scompaginato lo status quo, cercando di vedere la realtà da un altro punto di vista.
R: Ascoltavo con attenzione la profondità dei Beatles, di Bob Dylan e di Simon&Garfunkel. Quella musica ha permesso alla mia generazione di ampliare i propri orizzonti, di guardare oltre, di prendere le distanze da tutti gli ingranaggi nocivi. Abbiamo osservato la società dei consumi sempre con rifiuto, sospetto e distacco. Ancora oggi per me è così.

Qualcosa, però, non ha funzionato. Non occorre una lunga osservazione per accorgessi che il vigore di quella energia in tanti si è un po’ disperso.
R: È vero… Per me è stato triste vedere gli hippie trasformarsi in yuppie. Non so cosa sia successo a quello spirito, a quella voglia di libertà e di individualità. Si è un po’ tutto piegato e arreso alle regole della società contemporanea.

Torniamo al potere vibrazionale dei Mantra. Avete concluso il raduno estivo cantandoli in piazza, nel bel mezzo di una festa di paese.
R: Sì (ride)… È stata una grande sorpresa per il pubblico. Durante una serata dedicata alla musica bandistica, tipica della tradizione salentina, fra il soundcheck e l’esibizione siamo piombati sulla scena, all’interno di una cassa armonica, e abbiamo iniziato a cantare una serie di mantra dedicati a Ganesh e a Shiva, invitando così il pubblico a intorniare per ben tre volte l’OM.

Sarà stato un successo…
R: Assolutamente, sì! Il pubblico si è dimostrato molto ricettivo. Non siamo stati fischiati, non ci hanno lanciato pomodori, e nessuno è scappato via. Probabilmente qualcuno si sarà chiesto come mai Romina Power stesse cantando quella cosa lì e non “Felicità” con Al Bano… Ma è stato molto divertente, a tratti surreale. Sembrava di stare in un film di Federico Fellini.

La leggerezza vince sulla radicalità?
R: Sempre, sì! Sono diventata buddista seguendo la tradizione del Nuovo Kadampa, in cui sono tutti gioiosi, allegri e leggeri. Non soltanto i monaci, ma anche le persone che frequentano i corsi. È stata una scelta per me fondamentale.

Dieci anni fa hai donato la tua casa nel cuore di Trastevere, al centro Kadampa di Roma.
R: Sono felice perché grazie a quello spazio molte persone hanno beneficiato degli insegnamenti di Buddha Shakiamuni, tramite il mio maestro spirituale, il monaco tibetano Geshe Kelsang Gyatso della tradizione Mahayana. I monaci, però, oggi sono alla ricerca di un posto più tranquillo, lontano dal frastuono della movida serale. La posizione della casa – purtroppo – non favoriva il silenzio e la tranquillità.

Romina, la tua grinta è contagiosa. Ennesima dimostrazione di quanto la ricerca spirituale possa disegnare in ognuno di noi qualcosa di nuovo.
Mi ha permesso di concentrarmi sul valore e sulla preziosità della nostra vita umana. Grazie alla meditazione ho imparato a tenere la mente sotto controllo e non il contrario, come avviene quando non usiamo la consapevolezza. La ricerca spirituale mi è stata d’aiuto soprattutto durante il lockdown del Covid, fase in cui molte persone purtroppo hanno avuto ripercussioni anche piuttosto gravi. Sono stata fortunata, ho trascorso quel tempo in una casa nel bosco, davanti a un camino accesso, traducendo due libri del mio maestro spirituale Geshe Kelsang Gyatso, e mi svegliavo ogni mattina con il rinnovato interesse per il lavoro che stavo svolgendo.

Esplorare altri canali non è mai stato per te un passo difficile, ma disinvolto.
R: Sì, mi piace essere in costante attività. Adesso sto pensando di organizzare delle mostre itineranti dei miei quadri, in giro per l’Italia. Partendo dalla mia amata Puglia. Vedremo…

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