Un vasto incendio è scoppiato nella notte tra domenica e lunedì nel piazzale esterno delle Officine Amati a Nettuno, sul litorale laziale, dove diversi autobus sono andati distrutti. È successo verso le 3. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco con due squadre, due autobotti e un carro schiuma. In fiamme anche alcuni autocompattatori per la raccolta di rifiuti, un autocarro e una cisterna di gpl. Le operazioni di spegnimento sono durate tutta la notte. Sul posto anche la polizia e il 118. Nel rogo, come riporta Il Messaggero, in dettaglio sono andati distrutti 19 bus dei quali 16 del Cotral (10 appartenenti alla nuova flotta costruita dalla società Solaris) oltre a due compattatrici dell’Ama, un autocarro e una cisterna Gpl con la capacità di cinquemila litri. Prima delle fiamme è stato udito un boato. Gli inquirenti non escludono il dolo.

I rilievi dei Vigili del fuoco e della polizia Scientifica sono proseguiti per diverse ore. Sono state acquisite anche le immagini registrate dalle telecamere della sicurezza interna, puntate anche sul piazzale esterno. Le fiamme si sarebbero propagate con una certa velocità. Al Messaggero il direttore Gianluca Amati ha spiegato spiega che “l’impianto aveva lavorato fino alle 13 di sabato poi era rimasto chiuso per la domenica. Ad accorgersi dell’incendio è stato il vigilante durante la ricognizione esterna, intorno alle 2,45. Sono sconvolto per quel che è accaduto ma escludo categoricamente che l’azienda possa essere nel mirino di un attentato. Non c’è stato un precedente, mai una avvisaglia, abbiamo verificato che non ci sono stati manomissioni o sabotaggi e la nostra realtà non ha alcunché a che fare, né punti di contatto, con le inchieste giudiziarie sul territorio. L’officina e i 150 dipendenti restano operativi”.

L’ipotesi di un segnale dalla criminalità organizzata non è escluso. Qualche giorno fa i pm della Dda di Roma hanno chiuso le indagini del procedimento che nel febbraio scorso portò all’arresto di 65 persone e relativo ad una locale struttura ‘ndranghetista attiva ad Anzio e Nettuno. I magistrati hanno chiuso le indagini a carico di 66 persone che ora rischiano di finire sotto processo anche per l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Secondo l’impianto della Procura di Roma due distinti gruppi criminali, distaccamenti delle ‘ndrine di Santa Cristina d’Aspromonte in provincia di Reggio Calabria e di Guardavalle in provincia di Catanzaro, da anni erano attive sul territorio laziale tentando anche di infiltrarsi nelle amministrazioni comunali per mettere le mani sul business dello smaltimento dei rifiuti.

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