Per proteggere i cittadini e le piccole e medie imprese dal caro energia la Commissione europea propone anche di utilizzare fino a 40 miliardi di euro dai fondi di coesione. Aprendo alla possibilità per i governi di impiegare i fondi non impegnati dalla programmazione 2014-2020 e riprogrammarli per quello scopo. C’è anche questo nel pacchetto di misure in campo energetico che il collegio dei commissari ha approvato martedì in vista del Consiglio europeo che inizierà il 20 ottobre. Il documento comprende tra l’altro un tetto dinamico al prezzo del gas sul mercato Ttf da applicare subito, la creazione entro marzo 2023 di un nuovo parametro di riferimento per i prezzi del Gnl, acquisti congiunti e norme di solidarietà predefinite tra gli Stati membri in caso di carenza di approvvigionamento. “Perché queste misure ora e non in primavera? In primavera non eravamo pronti, c’era reticenza tra gli Stati, avevamo gli stoccaggi vuoti“, ha ammesso la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, visto che di “tetto” si parla da almeno otto mesi. “Non avevamo piattaforme per acquisti comuni o riduzioni coordinate dei consumi. Non avevamo gli elementi per la tassazione degli extra-profitti. Non siamo riusciti a trovare le maggioranze. Ora c’è una base importante per cominciare con il tetto al prezzo del gas”.

Il Title Transfer Facility “non riflette più realmente la vera situazione del mercato, quindi svilupperemo un indice complementare” e, nel frattempo, “proponiamo un meccanismo” di cap “per limitare i prezzi eccessivi del gas, se necessario”. Come è noto si tratta dell’ennesimo tentativo, dopo diverse fumate nere. “Abbiamo avuto molte discussioni su questo nell’ultimo mese. Quindi ora c’è una maggiore comprensione tra gli Stati membri e il nostro approccio è molto più ampiamente condiviso, sono quindi fiduciosa che possiamo progredire. Non appena il Consiglio concorderà sui principi, presenteremo la misura dettagliata per renderlo operativo”. Il price cap dinamico e temporaneo secondo fonti Ue “risponde molto da vicino a ciò che è stato richiesto e discusso” con l’Italia e gli altri quattordici Paesi membri che aveva chiesto l’introduzione di un price cap fisso a tutte le importazioni di gas. Le anticipazioni sulle misure un primo effetto l’hanno avuto: hanno fatto calare notevolmente negli ultimi giorni le quotazioni del gas ad Amsterdam. Martedì sono scese sotto i 114 euro al Megawattora, -22% rispetto a una settimana fa.

Oltre al tetto mobile e temporaneo da introdurre subito, nella comunicazione si parla anche di una stretta ulteriore sul risparmio energetico. La Commissione osserva che i consumi di gas russo sono calati al 9% delle forniture via tubo in settembre e al 14% se si include il Gnl, rispetto al 41% via tubo e al 45% includendo il Gnl nel 2021. Le scorte sono piene al 91%, ma la situazione resta “estremamente impegnativa“.

Tra le altre proposte è confermata l’intenzione di sviluppare “modalità per limitare l’impatto dei prezzi elevati del gas su quelli dell’elettricità” sul modello della Spagna e del Portogallo. L’idea non convince tutti (l’Italia è contraria, perché peserebbe sui conti pubblici) e la Commissione avverte che la proposta comporta “alcuni rischi” se estesa a tutta l’Ue e che gli Stati membri sono “diversi” tra loro. La Commissione emenderà poi il quadro temporaneo degli aiuti di Stato. Verranno “estesi” i limiti di tempo per il sostegno pubblico alle imprese e verranno offerte “nuove opzioni” per sostenere le imprese, che riducano la domanda di energia.

L’esecutivo introduce anche, tramite due regolamenti delegati, misure per allentare la pressione generata sulle utilities, a corto di liquidità per le crescenti margin call (richiami di margine) sui derivati: la soglia di clearing per le controparti non finanziarie viene innalzata a 4 miliardi di euro e viene ampliata la lista di asset che le controparti centrali possono accettare a copertura del rischio, cosa che consentirà alle utility di usare anche altri tipi di garanzia per onorare i richiami di margine (la notifica che un trader, o un’azienda, riceve quando il saldo del conto scende al di sotto del requisito necessario a mantenere aperta una posizione).

La Commissione vuole poi, come annunciato da Simson, rendere più flessibile la politica di coesione, consentendo di usare alcuni fondi per sostenere le pmi, combattere la povertà energetica, sostenere l’accesso al lavoro. Le spese per queste misure eccezionali potranno raggiungere il 10% dei fondi nazionali di coesione 2014-20: per il 2023 i pagamenti a questo fine dal bilancio Ue potranno ammontare a 5 miliardi (escludendo ReactEu). Oltre a misure per proteggere meglio le infrastrutture critiche, sono proposte anche norme per assicurarsi che nessuna società possa prenotare capacità nelle infrastrutture per il trasporto del gas e lasciarla inutilizzata.

Infine, la Commissione ricorda che le procedure amministrative e autorizzative per realizzare nuovi impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili sono “troppo lunghe”. Con ReactEu, la Commissione ha già fatto proposte per accelerare le procedure, ma non sono state ancora approvate: vista l’urgenza della materia, l’esecutivo Ue esorta i colegislatori a raggiungere “rapidamente” un accordo sulle proposte.

Nel pacchetto manca qualsiasi riferimento a un finanziamento comune delle misure necessarie a combattere il caro energia. L’esecutivo comunitario si limita a ricordare che è “cruciale che siano perseguite soluzioni condivise a livello Ue, per evitare soluzioni nazionali, dipendenti dal differente spazio fiscale nei diversi Stati membri”. Non viene spiegato come questo si possa ottenere senza un meccanismo di finanziamento comune.

“Dobbiamo tutelare le famiglie più vulnerabili e le aziende”, ha ribadito martedì il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis alla Plenaria dell’Eurocamera. “Non sarà possibile proteggere tutti dalle conseguenze economiche della guerra in Ucraina, però il settore pubblico deve proteggere quelli più esposti all’innalzamento dei prezzi. Il nostro sostegno deve essere mirato: dal ridurre ai consumi a pensare a un tetto ai prezzi fino alla tassa sugli extra-profitti. Dare sostegni a pioggia a tutti non sarebbe una buona idea perché farebbe aumentare i prezzi ulteriormente e indebolirebbe l’economia”.

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