Un comportamento “1. supponente, 2. prepotente, 3.arrogante, 4.offensivo“. Con un numero 5 (“ridicolo”) visibile, ma cancellato. I giudizi impietosi riferiti a Giorgia Meloni, immortalati sui fogli di appunti che Silvio Berlusconi aveva con sé giovedì in Senato, sono una bomba a mano sui già fragili equilibri dell’alleanza di centrodestra. Le foto delle parole scritte a mano in elenco numerato, palesemente attribuibili alla grafia dell’ex premier, iniziano a circolare dalla mattina, ma per qualche ora si cerca di sminuirne la portata. Il neo-presidente del Senato, Ignazio La Russa, si spende in prima persona: “Io credo che il presidente Berlusconi dovrebbe dichiarare quello di cui io sono quasi certo, che quella foto è fake, però deve dichiararlo lui, non lo posso dire io”, dice ai cronisti senza crederci troppo. Ma non è un fake e da Berlusconi non arrivano marce indietro: così, in serata, alla domanda inevitabile del Tg La7, la premier (forse) in pectore non può che dare fuoco alle polveri: “A quell’elenco mancava un punto, che non sono ricattabile”.

Parole pesantissime che si prestano a più di un’interpretazione. Quella più ovvia ha a che fare con Licia Ronzulli, la fedelissima che Berlusconi vuole a tutti i costi nella squadra del futuro governo: già giovedì sera era spuntata una prima foto “clandestina” di appunti in cui l’ex premier indicava per lei il ministero del Turismo, degli affari Ue o a uno dedicato agli “Anziani”. E aggiungeva altre considerazioni poco lusinghiere sull’alleata: “Non ha disponibilità ai cambiamenti, è una con cui non si può andare d’accordo“. In quel “non ricattabile”, però, si può leggere anche qualcos’altro: un’affermazione di estraneità rispetto alla rete di rapporti, fedeltà e clientele su cui l’uomo di Arcore ha costruito la propria carriera politica. In ogni caso, lo sfogo di Meloni arriva dopo giorni di dichiarazioni centellinate e dà il senso di un’insofferenza che a questo punto potrebbe essere fatale al progetto della futura maggioranza. Già dopo l’incidente di giovedì a palazzo Madama, dove La Russa è salito alla presidenza senza i voti di Forza Italia, si era avanzata l’ipotesi che gli azzurri andassero da soli alle consultazioni per il nuovo governo al Quirinale. “Ne parleremo“, aveva detto la presidente di FdI, lasciando trapelare una sopportazione già arrivata al limite. Meno di 24 ore dopo, il vaso è traboccato.

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