Contro ogni pronostico, la 19esima legislatura si apre con un giallo della stanza chiusa. E gli “assassini” sono almeno 17: è il numero di voti estranei al centrodestra decisivi per far eleggere Ignazio La Russa alla presidenza del Senato, nonostante il forfait quasi completo di Forza Italia. I numeri da cui partire sono quelli dell’alleanza che ha vinto le elezioni: Fratelli d’Italia ha 66 senatori, la Lega 29, Noi Moderati 2, il partito di Silvio Berlusconi 18. Degli azzurri, però, hanno partecipato al voto soltanto in due (Berlusconi e Maria Elisabetta Alberti Casellati) a causa dello stallo sulla formazione della squadra di governo, dovuto al rifiuto di Giorgia Meloni di concedere un posto da ministro a Licia Ronzulli. La maggioranza, così, si sarebbe dovuta fermare a 99 voti. La Russa però ne ha raccolti 116, 17 in più, senza contare i due voti – quasi sicuramente leghisti – andati a Roberto Calderoli, che fanno salire il numero dei potenziali franchi tiratori a 19. Da dove arrivano? I principali indiziati sono i nove senatori di Azione-Italia viva, che però da soli non bastano. E dal minuto dopo il voto è partito lo scambio di accuse reciproche tra Matteo Renzi, Carlo Calenda, l’ala del Pd che fa riferimento a Dario Franceschini (la corrente AreaDem) e il Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte. Sullo sfondo la partita dei vicepresidenti (quattro per ogni Camera, di cui due spettanti alle opposizioni) che saranno eletti la settimana prossima: dall’esito si potrà capire qualcosa di più della dinamica andata in scena oggi a palazzo Madama.

Azione-Italia viva – Che i voti di Renzi e Calenda siano andati a La Russa lo dà per scontato in primis Silvio Berlusconi. “Sapevamo che La Russa lo avrebbero votato Renzi, Azione e i senatori a vita. Avevamo fatto i calcoli che sarebbe passato lo stesso”, ha detto alle telecamere. Riferimento piuttosto chiaro anche da parte del segretario dem Enrico Letta: “Irresponsabile oltre ogni limite il comportamento di quei senatori che hanno scelto di aiutare dall’esterno una maggioranza già divisa e in difficoltà. Il voto di oggi al Senato certifica tristemente che una parte dell’opposizione non aspetta altro che entrare in maggioranza“, scrive su Twitter. Dopo pochi minuti – come sempre – gli risponde con lo stesso mezzo l’ex alleato Calenda: “Sì Enrico. La tua. Noi 19 voti non li abbiamo. E siccome queste cose si vengono sempre a sapere alla fine, ti consiglio di cancellare questo tweet. Invecchierà male”. Sicuri anche Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, leader dell’Alleanza Verdi e Sinistra: “L’impressione è che il cosiddetto terzo polo si sia messo a disposizione dei vincitori, permettendo che un collezionista del Ventennio assumesse la seconda carica dello Stato. Nessuno stupore tuttavia: non è che l’inizio della loro marcia di avvicinamento al potere“. A rafforzare i sospetti sui centristi ci sono le innumerevoli dichiarazioni degli ultimi giorni in cui esponenti di Azione e Italia viva assicuravano un’opposizione “costruttiva” e “senza pregiudizi”, nonché la circostanza che pochi giorni fa Matteo Renzi e Daniela Santanché siano stati avvistati a cena insieme al ristorante Casa Cipriani a Milano. Alla vigilia del voto, poi, il leader di Iv denunciava un “accordo tra Pd e M5s per lasciare fuori il terzo polo dalle cariche che spettano alle opposizioni”, in particolare dalle vicepresidenze: il soccorso alla maggioranza potrebbe essere stato un modo per assicurarsi almeno una casella.

Pd e “franceschiniani” – Renzi però non ci sta. E butta la palla nel campo del proprio ex partito, accusando in particolare il potente ministro della Cultura e leader della corrente AreaDem. “Oggi noi in Senato abbiamo votato scheda bianca. L’elezione di La Russa nasce da un regolamento di conti interno alla destra e prima ancora dalla folle strategia delle alleanze del Pd e di Enrico Letta”, twitta. E poi ai cronisti afferma: “Non è che ogni volta che succede qualcosa sono stato io, purtroppo. Chi mi conosce lo sa, se fossi stato io l’avrei rivendicato e soprattutto avrei portato a casa qualcosa. Chi dice che siamo stati noi a votare La Russa per avere la vicepresidenza non capisce che per averla dovrebbero dire di sì anche il Pd e il M5s, e non ce lo diranno mai”, sostiene, senza precisare però che potrebbe essere la maggioranza a rinunciare a uno dei suoi quattro vicepresidenti in segno di “gratitudine” per il voto di oggi. Poi racconta di averne parlato a lungo in aula con Dario Franceschini: “Diciamo che Dario è un ragazzo intelligente“, ammicca. Il diretto interessato nega risolutamente: “Chi ha votato La Russa? Le persone che non sanno bene cosa è la politica. Oggi avevamo l’occasione di mettere in difficoltà la maggioranza”, dice ai cronisti. “Ho un’opinione su chi sia stato, ma me la tengo. Non devo giustificarmi io, ho una storia politica che parla da sola”. E respinge la voce secondo cui il suo “movente” sarebbe proprio andare a fare il vicepresidente di Palazzo Madama: “Nessuna intenzione né disponibilità. Chi fa circolare queste voci lo fa solo per seminare sospetti e zizzania“. Che nemmeno i dirigenti dem si fidino troppo dei loro eletti, però, lo dimostra l’ipotesi di indicare un nome di bandiera per le prossime votazioni del presidente della Camera – come sempre accaduto nelle legislature in cui il centrosinistra è stato minoranza – mentre alle prime chiame i deputati Pd hanno votato scheda bianca (un inedito).

M5s – Dal canto loro, i pentastellati – secondo maggior gruppo dell’opposizione – negano qualsiasi aiuto al centrodestra e sospettano sia dei renziani sia dei dem. Ma nello stesso tempo rimpiangono anche loro di non aver votato un nome di bandiera, che avrebbe consentito di escludere alla radice ogni sospetto di “aiutini” a La Russa. “Primo giorno di legislatura e per qualcuno è già cominciata la finta opposizione fatta dei soliti giochini di palazzo“, rimarcano dubito dopo il voto dal Movimento di Giuseppe Conte. E il vicepresidente Riccardo Ricciardi poi afferma in chiaro: “Voti a La Russa dal M5s? Assolutamente no. È un insulto anche solo dirlo, il M5S è una forza seria. Il maestro di questi giochini è Renzi, a casa mia il primo che parla è colpevole, e poi probabilmente parte del Pd. Il centrodestra è già spaccato: dimostrano di essere un cartello elettorale. Parte del Pd e il Terzo polo sono venuti in soccorso della maggioranza”. Dopo qualche ora, intercettato dai cronisti in Transatlantico, parla anche Conte: “Guardate chi ha lanciato il primo sasso e si capirà chi è stato…”, dice, in un chiaro riferimento a Renzi e alle sue polemiche preventive. E a chi gli chiede se i voti a La Russa siano stati dati contro il M5s risponde: “Non mi sorprenderebbe. C’è una spinta a coalizzarsi contro di noi, ma non ci spaventiamo”.

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