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E se il metaverso fosse un flop? “Ancora poco popolato e molti più bambini del previsto, dubbi sulla loro sicurezza”

Come riporta Il post, di recente la giornalista Kashmir Hill del New York Times ha scritto un lungo articolo in cui racconta la sua esperienza personale, dopo aver frequentato per un mese il metaverso di Meta

di Francesco Canino

E se il metaverso fosse un flop? È questa la domanda che circola tra gli addetti ai lavori in questi giorni analizzando le strategie di Mark Zuckerberg, che solo nell’ultimo anno ha investito circa dieci miliardi di dollari per sviluppare le tecnologie legate alla realtà virtuale, creare software, ambienti virtuali e strumenti, come i visori, grazie ai quali entrare mondo virtuale. Il quale, almeno fino ad oggi, è poco “popolato” tanto che Horizon Worlds cresce ad un ritmo molto più basso delle previsioni con circa 300mila nuovi utenti al mese. Cifre più basse delle stime iniziali, che hanno innescato polemiche e perplessità. Che le cose non stiano andando per il (meta)verso giusto ora lo raccontano giornalisti e anche insider, dando un giudizio a tratti impietoso sulle scelte di Zuckerberg, che ha accelerato gli investimenti nonostante le tecnologie e i processi di sviluppo non abbiano raggiunto gli standard immaginati.

Come riporta Il post, di recente la giornalista Kashmir Hill del New York Times ha scritto un lungo articolo in cui racconta la sua esperienza personale: dopo aver frequentato per un mese il metaverso di Meta lo ha giudicato “un luogo ancora poco popolato ma frequentato da utenti d’ogni tipo: appassionati di videogiochi, genitori con bambini piccoli che non possono più uscire di casa, persone sole e molti più bambini del previsto, particolare che ha già provocato molti dubbi sulla loro sicurezza in questi ambienti virtuali”. Ma non è tutto, perché sempre il New York Times ha pubblicato un reportage con più di dieci interviste a dipendenti (o ex) di Meta, che hanno chiesto di restare anonimi, i quali hanno rivelato “quanto questa transizione verso il metaverso abbia generato rabbia e confusione tra molti”. Una versione confermata anche dai documenti interni di cui sono entrati in possesso alcuni giornali e siti, tra cui un’analisi impietosa firmata da Vishal Shah: il responsabile per il metaverso del gruppo si lamenta del fatto che gli stessi dipendenti che ci lavorano non usano la piattaforma mentre “tutti in questa organizzazione dovrebbero avere l’obiettivo di innamorarsi di Horizon Worlds”, scrive Shah, scuotendo i dipendenti ad organizzare esperienze virtuali con colleghi e amici. Poi l’ammissione, riportata da Il post: “Il processo di inserimento per i nuovi utenti rimane confuso e frustrante”.

Ma Mark Zuckerberg in tutto questo che fa? Tira dritto e pochi giorni fa all’annuale conferenza aziendale di Meta ha presentato alcune novità, tra cui un nuovo visore per la realtà virtuale, mentre sono state annunciate le modifiche agli avatar (che fino ad oggi erano dei mezzibusti senza gambe) e ancora una nuova collaborazione con Microsoft. L’obiettivo? Avvicinarsi all’obiettivo pronosticato dal fondatore e amministratore delegato del gruppo, che puntava al miliardo di utenti. “C’è il rischio che quasi tutto quello che Mark ha delineato del metaverso sia giusto, solo che i tempi sono molto più lunghi di quanto immaginato”, dice però Matthew Ball, uno dei primi investitori a credere nel metaverso. Un altro intoppo per Zuckerberg dopo la crisi di Facebook e il rallentamento di Instagram.

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