In una giornata in cui manca il macro-episodio, per fortuna, ci sono almeno tre casi molto interessanti. La partita che offre più spunti è il posticipo Roma-Lecce, soprattutto a causa dell’espulsione di Hjulmand che lascia i salentini in dieci dal 20esimo del primo tempo. Non conta il minuto in cui viene commesso il fallo, se è grave o se viene commesso con vigoria sproporzionata, il provvedimenti disciplinare da prendere è quello dell’espulsione. E il cartellino arancione non esiste. quindi non ha senso parlare di un fallo che si trova in una zona grigia tra l’ammonizione e l’espulsione. C’è semplicemente da prendere una decisione. L’arbitro valuta il contatto al Var, dopo essere stato richiamato. La premessa è che non è stato nemmeno fischiato fallo, da qui si configura “l’evidente errore”.

Ma una volta chiamato al monitor Prontera avrebbe potuto optare per l’intervento imprudente, e quindi per l’ammonizione. Hjulmand paga la posizione del piede, definito a martello, ma sembra ritrarlo nel momento del contrasto. A mio parere sarebbe stato più corretto il giallo, sebbene siamo davvero al limite. Discorso molto simile per il calcio di rigore assegnato alla Roma. Contatto piuttosto lieve, la decisione di assegnare il penalty sembra molto generosa.

In Udinese-Atalanta c’è una curiosità regolamentare: Lookman viene ammonito dopo aver segnato e aver mimato il gesto degli occhiali. Si tratta di una interpretazione (sbagliata) di Doveri. Abbiamo visto giocatori non ammoniti dopo aver chiaramente “risposto” al pubblico con gesti come il dito sul naso a indicare “silenzio” – il più famoso di sempre è Batistuta al Camp Nou, ma da lì ce ne sono stati tantissimi – o il classico gesto del “non vi sento” reso famosissimo da Ronaldo in un derby contro l’Inter. Qui saremmo (usiamo il condizionale) al “non vi vedo”, ma in realtà il gesto di Lookman viene dal suo nome. Lookman vuol dire infatti “L’uomo che guarda”.

Si tende ad ammonire giocatori che provocano la curva avversaria, ma ci sono casi e casi. Nell’ultima partita della scorsa stagione, proprio un giocatore dell’Udinese pagò con il giallo l’esultanza sotto la curva della Salernitana. Si trattava però di un caso molto differente – di qui l’importanza di contestualizzare – con Pereira che mostra una maglia con una dedica sotto la curva inferocita di una squadra che in quel momento sta rischiando di retrocedere. Famose le parole di Orsato prima di ammonirlo: “Capisco la dedica, l’esultanza è tutto, ma la tua curva è dall’altra parte. Giallo”.

Chiudiamo con un caso molto curioso che non ha lasciato strascichi dal momento che la Salernitana ha battuto il Verona. Dopo la rete del 2 a 1 un invasore va sotto la curva del Verona scatenando un parapiglia tra le panchine che genera diversi provvedimenti disciplinari. Sull’azione successiva, con la Salernitana in contropiede, Dia viene ripetutamente trattenuto per il pantaloncino e poi atterrato con veemenza in area. Sarebbe rigore, ma l’arbitro non fischia e il Var non interviene. A mio parere è un errore perché il Verona usufruisce di un altro possesso – usando il gergo del basket – per pareggiare la partita. Sarebbe curioso capire se sarebbe stato applicato lo stesso metro sull’1 a 1. A mio parere no.

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