C’è una squadra che da due anni a questa parte, da quando cioè è ricominciato il campionato dopo il lockdown del Covid, vince e non si è mai fermata. All’inizio era fortuna, poi il talento di Leao, alla fine della scorsa stagione gli avversari che si facevano gol praticamente da soli. Più di tutto ciò, il segreto del Milan di Pioli è la sua leggerezza. Insostenibile, perché per le rivali è quasi fastidiosa.

La Serie A ha una capolista in solitaria, il nuovo Napoli di Kvaratshkelia e Raspadori che in questo inizio di stagione è semplicemente ingiocabile, continua a macinare vittorie e goleade in maniera forse persino eccessiva. In attesa di capire la reale consistenza degli azzurri (la prova del nove sarà il solito girone di ritorno di Spalletti), alle rivali non resta che constatare con un filo di rassegnazione l’eccezionale solidità del Milan. La squadra più squadra che ci sia nel campionato italiano: per questo, non per altro, la più forte e probabilmente la favorita per la vittoria finale.

In questo strano torneo che verrà ancora più rivoluzionato dal mondiale d’inverno, dove la Juve affonda, l’Inter arranca, un po’ tutte le favorite stentano (a parte appunto lo strabiliante Napoli), le provinciali sognano, l’unica costante sembrano proprio essere i rossoneri. Non dovrebbe più nemmeno far notizia. Sono mesi che ce lo ripetiamo: nonostante gli evidenti limiti della rosa e la mediocrità generale dei calciatori, il Milan continua a vincere e non può essere solo un caso. Il successo, netto, nello scontro diretto contro la Juventus, che avrebbe potuto riservare delle sorprese e indirizzare diversamente il campionato, è solo l’ennesima conferma.

Pare di ripetere la solita solfa dello scorso anno, e dell’altro ancora, ma in realtà un elemento di novità c’è. Questa annata è diversa dalle altre per il Milan. Non è più l’outsider che non ha nulla da perdere. In Italia gioca col tricolore sul petto, in Europa parte dalla prima fascia e non può permettersi di uscire al girone. Infatti non tutto sta filando liscio come in passato: alcuni giocatori si infortunano (Maignan, Calabria), altri tornano ad essere umani (Kjaer, Tomori, Tonali). La squadra a volte incespica, rimedia anche sonore sconfitte. Cade. Ma si rialza sempre.

La vittoria con la Juventus (non che la Juve abbia opposto particolare resistenza) ha valore soprattutto perché arrivata all’indomani del tonfo europeo in casa del Chelsea. Alle prime vere difficoltà e pressioni da quando è tornata grande, il Milan avrebbe anche potuto vacillare. Non l’aveva fatto l’anno scorso nello sprint scudetto, non lo fa neanche adesso. È questa la vera differenza rispetto alle avversarie. La Juventus di Allegri si è persa nei suoi equivoci, o forse non si è mai ritrovata. L’Inter di Inzaghi ha paura di se stessa, domina per larghi tratti della gara e poi va in barca al primo gol subito. Il Milan di Pioli no: negli ultimi due anni ha costruito certezze che evidentemente vanno ben oltre il risultato e anche ai detrattori tocca riconoscerlo. Si chiama serenità: se la testa è sgombra, anche le gambe girano leggere. Un’autentica ovvietà. Ma, in fondo, anche nel calcio non c’è molto da inventare.

Twitter: @lVendemiale

Articolo Precedente

Franck Ribery si ritira: imminente l’annuncio dell’addio al calcio, ma non alla Salernitana

next
Articolo Successivo

L’ammonizione dell’uomo che guarda: perché Doveri (sbagliando) ha sventolato il giallo dopo l’esultanza di Lookman

next