Un elettore del candidato alla presidenza del Brasile, Luiz Inacio ‘Lula’ da Silva, è stato arrestato per l’omicidio del coinquilino, avvenuto al termine di una lite per motivi politici. È accaduto nel municipio di Itanhaem, sul litorale dello stato di San Paolo. L’elettricista 42enne Luiz Antonio Ferreira da Silva si è costituito alla polizia raccontando di aver ucciso l’amico José Roberto Gomes Mendes, di 51 anni, per legittima difesa. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, “a causa delle critiche politiche della vittima, il sospetto si è sentito offeso. I due hanno iniziato a litigare e il battibecco è evoluto in aggressione. La vittima si sarebbe armata di coltello e, nella colluttazione, l’autore del crimine è riuscito ad afferrare l’arma della vittima, accoltellandola”.

L’omicidio di matrice politica è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi violenti che hanno caratterizzato la campagna elettorale estremamente polarizzata per le presidenziali in Brasile. L’assassinio è tuttavia il primo di una nuova fase, quella per il ballottaggio previsto il 30 ottobre, che secondo analisti e politologi conoscerà ancor più alti livelli di conflitto sociale, aumentando il rischio di violenze. “Quello a cui assistiamo è una personalizzazione delle differenze politiche per spostare il normale dibattito politico verso il fondamentalismo”, spiega il sociologo e docente di scienze sociali all’Università di stato di Rio de Janeiro (Uerj), Dario Sousa e Silva. “Normalmente l’orientamento delle persone e degli elettori verso posizioni di sinistra, centro o destra avviene sulla base della ragione e di una base logica che parte da un terreno comune di dialogo. Quello che soprattutto la destra brasiliana sta facendo è sottrarre questa base di dialogo e creare uno scontro tra il bene e il male, discorso questo costantemente ripetuto dal presidente Bolsonaro. Questa visione conferisce un carattere dogmatico, inflessibile e senza possibili negoziati alle posizioni politiche altrui, trasferendo nelle relazioni personali l’idea della squalifica dell’altro come cittadino, titolare di diritto ed essere umano. Questa narrativa porta all’identificazione di un gruppo diametralmente differente dal proprio che non merita rispetto perché sostiene opinioni opposte e così il clima di violenza cresce” su entrambi i versanti.

Nei mesi che hanno preceduto il primo turno delle elezioni Presidenziali in Brasile, sono stati cinque gli omicidi a sfondo politico registrati nel Paese. Il primo caso è quello del tesoriere del Partito dei lavoratori Marcelo Arruda, ucciso il 9 luglio a Foz de Iguaçu (Paranà) a colpi di pistola dall’agente della polizia penitenziaria simpatizzante del presidente Bolsonaro, Jorge Guaranho. Il 7 settembre a morire è stato Benedito Cardoso dos Santos, ucciso a colpi di accetta nel municipio di Confresa (Mato Grosso) dal bolsonarista Rafael Silva de Oliveira. Il 24 settembre a Cascavel (Cearà) un sostenitore del presidente Bolsonaro ha ucciso un elettore del Partito dei lavoratori in un bar. Lo stesso giorno a Rio do Sul (Santa Catarina) un uomo che indossava una maglietta con l’immagine di Bolsonaro è stato ucciso a coltellate in un locale. In ultimo il 26 settembre, l’autista di una candidata dello Stato di Cearà è stato ucciso a colpi di arma da fuoco in un attentato nel corso di un comizio.

L’Osservatorio sulla violenza politica ed elettorale dell’Università Federale di Rio de Janeiro (Unirio) ha raccolto in tutto 326 casi di minacce e violenze contro individui impegnati in politica o loro parenti da gennaio a settembre del 2022. In particolare è stata registrata una recrudescenza dei casi a ridosso del primo turno delle elezioni, nel terzo trimestre dell’anno, periodo in cui si sono registrati 212 casi, con un picco nel mese di settembre che ha concentrato 11 casi. In un sondaggio pubblicato il 15 settembre, quasi il 70% dei brasiliani intervistati ha affermato di temere di subire violenze a causa delle proprie opinioni politiche.

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